Mascherine in tutti i luoghi pubblici, senza eccezione per grandi piazze o isole pedonali: l’unica deroga ammessa è per le aree isolate. L’obbligo è scattato su tutto il territorio nazionale l’8 ottobre e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è spinto più in là, raccomandando “fortemente” di usare le protezioni anche in casa, quando riceviamo amici e familiari che non vivono con noi.
Una stretta per molti inevitabile di fronte all’andamento preoccupante della curva dei contagi, ma che ha sollevato molte polemiche. «L’obbligo della mascherina in strada è una misura estrema ma necessaria, decisa perché le regole fino a oggi sono state poco osservate» dice Pierluigi Viale, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive al policlinico Sant’Orsola di Bologna, punto di riferimento nella lotta al coronavirus.
Per superficialità o per partito preso, sono ancora in tanti a provare insofferenza per i dispositivi di protezione. Ma secondo l’infettivologo restano la nostra migliore arma collettiva. «Se tutti i sintomatici fossero isolati e gli asintomatici girassero con la mascherina, saremmo in grado di tenere sotto controllo l’epidemia» afferma. «La febbre è il sintomo più riconoscibile del virus. Misurando all’ingresso dei luoghi pubblici la temperatura e “bloccando” chi ha più di 37,5° si può interrompere la circolazione dei diffusori più efficaci, i sintomatici, che possiedono generalmente una maggiore carica virale e la veicolano all’esterno con tosse e starnuti».
Per tutti gli altri basterebbe coprire naso e bocca. «Una chirurgica è in grado di fermare circa il 70% del virus in uscita. Le evidenze scientifiche dicono oggi che gli asintomatici hanno un potere infettante più basso e sono dispersori meno efficienti, anche se non nulli. Con la protezione il rischio si minimizza ulteriormente». Può valere anche per le mascherine “di comunità”: «Quelle di stoffa sono certamente meno efficaci delle chirurgiche ma alcuni tipi, a 2-3 strati, hanno un potere filtrante che supera il 60%» dice Viale.
La mascherina abbatte di 10 volte la carica virale
Anche quando non impedisce l’infezione, la mascherina abbatte comunque di 10 volte la carica virale e così restringe le possibilità che chi ne è esposto sviluppi la malattia in forma grave. «Meno goccioline infette sono nell’aria, meno virus viene introdotto nell’organismo» sintetizza Viale, che precisa: «La mascherina non protegge noi, ma gli altri. Se la indossiamo ma siamo vicini a una persona positiva che non fa altrettanto rischiamo di infettarci. Per questo dobbiamo considerare il suo uso come una forma di prevenzione collettiva e metterla ovunque, anche a casa con gli amici».
Promosse anche le mascherine di stoffa
Le mascherine di stoffa lavabili, se ben fatte, possono proteggere. Ad affermarlo è l’associazione Altroconsumo, che ha testato 19 modelli: diversi campioni hanno mostrato una capacità filtrante superiore al 70%, alcuni superando il 90%. Dalle prove non emerge che esistano materiali più o meno efficaci: a fare la differenza è la compattezza del tessuto e si è notato che quelle con cucitura centrale in genere filtrano meno.