«Se i numeri continueranno ad andare nella direzione che hanno preso, si potrà aprire una riflessione». A confermare l’orientamento delle autorità sulla possibilità di togliere progressivamente l’obbligo di mascherina è stato nei giorni scorsi Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di sanità e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico. «Credo che potremo parlarne nella seconda metà di luglio, eliminando l’obbligo solo all’aperto, o anche al chiuso tra persone vaccinate e non soggette a fragilità» ha aggiunto l’esperto. Ma anche da virologi e infettivologi arrivano indicazioni analoghe, con alcune precisazioni.
Crisanti: «Prima aumentiamo i tamponi»
C’è chi vorrebbe seguire l’esempio degli Usa, dove i CDC (Centers for Diseases Control) hanno già dato indicazione per poter circolare senza più l’obbligo di mascherine all’aperto. Lo stesso accade nel Regno Unito, come ci spiega piega Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova. «Attenzione, però: prima occorrono numeri maggiori non solo di vaccinati, ma anche di tamponi. In Inghilterra, dove mi trovo adesso, è caduto l’obbligo di mascherina all’aperto, mentre resta ancora al chiuso, perché esiste ancora il rischio di riammalarsi, anche per gli immunizzati, seppure in forma lieve o asintomatica, quindi è possibile anche infettare chi non fosse vaccinato. Ma qui si parte da numeri ben diversi rispetto a quelli dell’Italia: il 70/75% della popolazione ha ricevuto il vaccino e si fa 1 milione di tamponi al giorno. I dati italiani non sono credibili: 150mila tamponi sono troppo pochi per sapere quanti siano ancora i contagi; non si conosce neppure il numero di tamponi molecolari rispetto agli antigenici». Per l’esperto è comunque troppo presto, perché con poco meno di 30 milioni di immunizzati italiani non si è ancora a metà popolazione.
Pregliasco: «Dobbiamo aspettare che calino i positivi»
«Io sono ottimista e credo che si potrà aprire all’idea di togliere le mascherine, in modo progressivo e in base all’andamento epidemiologico. Certo, è vero che al momento abbiamo una massa di 280mila positivi ufficiali che in realtà saranno il doppio o il triplo, perché alcuni sfuggono in quanto asintomatici e altri evitano di dichiararlo» spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico del Galeazzi di Milano. «Dobbiamo aspettare che questi numeri scendano, perché si tratta di persone che possono ancora infettare, e contemporaneamente aumentare i vaccinati».
Bassetti: «Far uscire i vaccinati con le mascherine è inutile»
Una posizione di maggiore apertura arriva, invece, da Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Da sempre meno rigorista, l’infettivologo spiega così perché non serve più indossare le mascherine se si è vaccinati: «Una volta immunizzati è bene seguire l’esempio degli Usa, dove non è più obbligatorio indossare la mascherina se si è ricevuto il vaccino, perché questo consente, anche in caso di contatto con il virus, di non ammalarsi in forma grave. È lo stesso principio dei vaccini previsti per altre malattie trasmesse sempre per via aerea. Quando io entro in reparto e ci sono persone malate di morbillo, ad esempio, non indosso certo la mascherina. Non vedo perché dovrei farlo con questo virus, a maggior ragione all’aperto» spiega Bassetti.
«Uscire di casa per una passeggiata ed essere obbligati per legge, da vaccinati, a mettere la mascherina non ha un razionale scientifico. Altri paesi più evoluti hanno già abbandonato l’obbligo, da noi è frutto di ideologia» prosegue.
Attenzione alle reinfezioni e agli asintomatici
In molti indicano l’immunità di gregge come il traguardo che permetterà di togliere le mascherine, ma questa potrebbe arrivare solo in autunno e solo se aderirà alla campagna vaccinale almeno il 70% della popolazione. «In realtà penso che non si raggiungerà. Ma sarà sufficiente aumentare l’attuale copertura: con un numero maggiore di immunizzati il rischio di potersi ammalare o riammalare diventerà infinitesimale» spiega Pregliasco, che indica la strada della convivenza con il virus.
Convivere col virus
Se c’è un punto sul quale tutti gli esperti concordano è che il virus diventerà endemico. Come ricorda Crisanti, in alcuni Paesi è già così. In altri, come Australia, Cina, Nuova Zelanda non è così e anzi c’è la volontà di non renderlo tale, impedendone l’ingresso e la proliferazione. «In Italia con questo primo giro di vaccinazioni la presenza del virus diminuirà, così come i suoi effetti anche in termini di pressione ospedaliera. Realisticamente convivremo col virus, la probabilità di ammalarsi scenderà e sicuramente diminuiranno le forme gravi, quindi la malattia diventerà gestibile, come accaduto con altri virus come quello dell’Hiv» conclude il virologo.