L’obbligo di mascherina a scuola per i minori di 12 anni potrebbe cadere. A lasciarlo intendere è un caso che arriva dall’Alto Adige, dove i genitori di una bambina si sono rivolti ai giudici lamentando che la figlia, senza patologie pregresse, ha iniziato a soffrire di difficoltà respiratorie proprio a causa dell’uso prolungato della mascherina in classe.
Certificato medico alla mano, la coppia si è rivolta prima al Tar del Lazio, poi al Consiglio di Stato che ha emesso una sentenza destinata a far discutere: i giudici, infatti, hanno bocciato la norma contenuta nei Dpcm approvati finora che impone il ricorso al dispositivo di protezione delle vie aeree. Non solo: è stato anche chiesto alle autorità di dimostrare scientificamente, nei prossimi decreti, che «i dispositivi di protezione delle vie respiratorie, obbligatori durante le lezioni, non danneggiano bimbi e ragazzini» di età inferiore ai 12 anni. Le mascherine, dunque, potrebbero “fare male” ai più piccoli?
Il caso e la posizione dei giudici
Nella sentenza, emessa il 1° marzo, il Consiglio di Stato scrive che «l’imposizione non giustificata di un dispositivo come il Dpi su scolari giovanissimi presuppone per l’autorità emanante di provare scientificamente che l’utilizzo non abbia impatto nocivo sulla salute psico-fisica dei destinatari». Da qui il monito a dimostrare che l’impiego della mascherina a scuola, per diverse ore, non possa avere conseguenze negative per la salute degli alunni. Dal momento che nel frattempo è stato emesso un nuovo Dpcm (il primo del governo Draghi in vigore dal 6 marzo al 6 aprile), il Consiglio di Stato verificherà entro il 23 marzo se le sue indicazioni sono state rispettate.
Nel frattempo, però, la questione fa discutere.
Cosa dice l’Oms
I genitori di Bolzano sono riusciti a ottenere ragione finora grazie al certificato medico che attribuisce le difficoltà respiratorie della figlia proprio all’uso della mascherina. Sulla questione era già intervenuta anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, spiegando che l’uso dei dispositivi di protezione contro la diffusione del virus, in aula da parte dei bambini, non può essere considerato normale e incondizionato.
Ma la domanda che ora si pongono altri genitori è: le mascherine possono avere effetti negativi?
«Naturalmente la risposta istintiva è “no”. Ma va tenuto conto del motivo per cui i giudici si sono espressi in questa direzione, che è quella del principio di precauzione. Significa che hanno ravvisato la necessità di un accertamento per poter escludere la possibilità, seppure remota, che in talune circostanze o in soggetti sensibili o allergici, ci possano essere reazioni avverse o negative» spiega Valerio Rossi Albertini, fisico e ricercatore del CNR.
Mascherine ed effetti collaterali: cosa sappiamo
«Nella scienza è difficile pronunciarsi in modo drastico e categorico. Non si può escludere che in qualche circostanza l’uso delle mascherine possa avere degli effetti “collaterali”, ma al momento possiamo ritenerli casi estremi. Potrebbe accadere, per esempio, che soggetti allergici avessero reazioni in seguito a un uso prolungato e non corretto delle mascherine: può succedere quando queste si usurano e iniziano a sfibrarsi, rilasciando particelle del materiale di cui sono costituite. In questo caso il soggetto potrebbe inalarle, tanto più che non è così facile assicurarsi che un bambino abbia sempre l’accortezza di maneggiare la mascherina nel modo giusto» spiega l’esperto.
Mascherine e anidride carbonica
Ma potrebbe succedere che il semplice uso prolungato possa far aumentare la quantità di anidride carbonica inalata, con conseguenze ulteriori? «Intanto va premesso che l’anidride carbonica non rimane all’interno della mascherina, perché è traspirante. Casomai favorisce un temporaneo ristagno del gas, ma è escluso che possa causare forme di intossicazione, perché occorrerebbero grandi quantità e per lunghi periodi» chiarisce Rossi Albertini.
E quando si fa sport? «Va ricordato che per l’attività fisica-sportiva c’è un esonero all’uso della mascherina, rispettando ovviamente il distanziamento. In ogni caso la quantità di anidride carbonica che si può emettere non è tale da creare problemi, se non a volte un po’ di mal di testa, sonnolenza o torpore – spiega l’esperto – Mi sento quindi di dire che il pronunciamento dei giudici va nella direzione di escludere tutte le possibili circostanze avverse, seppure apparentemente inverosimili o improbabili».