Secondo un’indagine di Altroconsumo le mascherine chirurgiche possono mantenere invariata l’efficacia anche se lavate in lavatrice, fino a 5 volte. Analoghe prove condotte in Francia hanno portato il numero di lavaggi delle mascherine a 10 volte (in lavatrice a 60°, passandole poi in asciugatrice), garantendo la funzione di protezione dal virus. Il fatto di poterle riutilizzare più volte permetterebbe non solo di risparmiare sui costi, ma anche di ridurre l’impatto ambientale. Qualche perplessità, però, viene dagli esperti: «Chiaramente un lavaggio, in immersione e per di più in lavatrice pregiudica l’integrità della mascherina. Tutto dipende, quindi, dall’uso che se ne deve fare: se è per andare a fare una passeggiata da soli all’aperto, dove il rischio di incontrare qualcuno a distanza è minimo, può andare bene. Diverso il discorso se si ci reca in un luogo chiuso, per un lasso di tempo maggiore e dove potenzialmente potrebbe esserci qualcuno di infetto» osserva Valerio Rossi Albertini, fisico chimico del CNR e docente di Divulgazione della Scienza all’Università di Tor Vergata».
Quante mascherine consumiamo?
L’utilità di lavare le mascherine chirurgiche potrebbe derivare dall’esigenza di risparmiare. Secondo un calcolo di Altroconsumo, che ha preso in considerazione il numero di studenti italiani (6.763.544) e le ore di lezione, ne vengono utilizzate oltre 33 milioni in una settimana, pari a 135 tonnellate di rifiuti e 118 tonnellate di CO2. Secondo i dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a inizio anno erano state distribuite oltre 135mila mascherine, ma oggi siamo a 1.112.020.480 (dati del 14 gennaio), delle quali la maggior parte distribuite in Lombardia (196.749.640), seguita da Lazio e Sicilia, mentre fanalino di coda è la Valle d’Aosta (2.621.330).
Ai dispositivi utilizzati nelle scuole si aggiungono quelli degli altri cittadini: la sola Fca, che ha siglato un accordo con il Governo, ne aveva prodotte a fine settembre 100 milioni, ma con l’obiettivo di arrivare a 27 milioni al giorno a pieno regime. Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology e citato da Reuters, dall’inizio della pandemia sono state usate nel mondo ogni mese almeno 129 miliardi di maschere monouso, alle quali vanno poi aggiunte mascherine di altro tipo.
Una volta gettate nell’indifferenziata, le mascherine finiscono negli inceneritori, termovalorizzatori oppure in discarica. Motivo per cui, se possibile, sarebbe bene riutilizzarle, almeno finché ne è garantita l’efficacia, permettendo anche un risparmio economico per i cittadini. Ma è davvero utile? E soprattutto, quanto viene meno l’efficacia delle mascherine col lavaggio? Ecco i chiarimenti dell’esperto, Valerio Rossi Albertini, fisico e ricercatore del CNR.
Devo buttare la mascherina chirurgica dopo ogni uso?
«Dipende dalle condizioni in cui mi trovo. Se la indosso per una passeggiata all’aperto, posso riutilizzarla, anche il giorno dopo. Se invece sto in un luogo chiuso e incontro persone, per un certo lasso di tempo, che sono potenzialmente contagiose o che posso contagiare, allora va buttata dopo l’uso, che non deve superare poche or»e.
Posso lavare le mascherine chirurgiche?
«Sarebbe da evitare perché il lavaggio, specie in immersione, ne pregiudica l’integrità. Se proprio non c’è alternativa e si è in uno stato di necessità per cui serve indossarne una, più che lavarla bisognerebbe igienizzarla con una miscela sanificatrice».
Come si pulisce una mascherina?
«Si deve disinfettarla con una miscela sanificatrice, ossia composta da alcol etilico per 2/3 e da acqua per 1/3, in modo da sterminare ogni eventuale germe o virus. Non bisogna, però strofinare né immergere, ma nebulizzare la soluzione in modo da non pregiudicare le fibre della mascherina».
Come vanno trattate le mascherine lavabili?
«Per le lavabili occorre seguire le indicazioni riportate in etichetta, perché non tutte sono uguali in quanto a resistenza. Generalmente, però, sono adatte anche alla lavatrice».
Quali detergenti o detersivi usare per le mascherine lavabili?
«In genere si possono usare normali detersivi da lavatrice, purché non siano aggressivi. Sono da evitare prodotti aggressivi, come ammoniaca, varichina o candeggina, a meno che l’etichetta non lo consenta, se si tratta di tessuti particolarmente tenaci».
Ogni quanto e fino a quanti lavaggi si può arrivare?
«Di solito è indicato sulla confezione, non c’è una indicazione univoca perché dipende dal tipo di prodotto. Un consiglio è quello di controllare sempre lo stato del tessuto: se si nota, anche a occhio nudo, che inizia a sfibrarsi è ora di cambiarla. Io dico sempre che stiamo parlando della nostra salute: spendere qualche euro in più può fare la differenza tra rimanere sani o ammalarsi».
Le Ffp2 si lavano?
«No, in genere non si lavano, ma si possono igienizzare nello stesso modo di quelle chirurgiche, cioè con una miscela a base di alcol etilico e acqua, nebulizzando. Il lavaggio ne deteriorerebbe le fibre, impedendo loro di trattenere le micro particelle di droplet, le goccioline fisiologiche che tutti noi emettiamo parlando e respirando».