Mentre i contagi in Italia continuano ad aumentare, e gli esperti avvertono che c’è il rischio concreto che si ritorni alla drammatica situazione della scorsa primavera, ritorna l’obbligo della mascherina nei luoghi aperti, un’abitudine che molti italiani non hanno in realtà abbandonato neanche nelle fasi più “tranquille” della pandemia in corso. Dopo le iniziali indecisioni sull’utilizzo o meno di questo fondamentale dispositivo di protezione, a causa della scarsa reperibilità durante la fase emergenziale e le indicazioni contraddittorie che arrivavano dall’Organizzazione mondiale della sanità – che all’inizio non ha posto la giusta enfasi sulla necessità di indossarle – le mascherine sono entrate definitivamente nella vita di noi occidentali, creando una nuova abitudine che difficilmente scomparirà con il vaccino.
Per alcuni studiosi potrebbero funzionare “come un vaccino”
Recentemente, si è molto discusso dell’ipotesi che le mascherine possano fungere da “surrogato” per il vaccino, favorendo l’immunizzazione e limitando la carica virale, come ha spiegato Giovanni de Simone, ordinario di Medicina interna alla Federico II di Napoli, al quotidiani La Repubblica: «Le mascherine, filtrando le goccioline di coronavirus trasportate dall’aria riducono la quantità che una persona potrebbe inalare, diminuendo anche la probabilità che l’infezione produca sintomi. Un po’ come avviene con i vaccini a virus attenuati con i quali l’infezione si prende, ma non in forma tale da produrre la malattia. A spiegarlo in maniera molto convincente è il lavoro di Monica Gandhi e George W. Rutherford, pubblicato l’8 settembre scorso sul New England Journal of Medicine». Il professore specifica che l’ipotesi è «molto interessante e suggestiva, ancora da verificare, ma meritevole di attenzione», e sottolinea l’importanza di indossarle sempre e con le dovute precauzioni.
«Sars-Cov-2 ha una miriade di manifestazioni cliniche, che vanno dall’assenza totale di sintomi alla polmonite, fino alla sindrome da distress respiratorio acuto e alla morte. Recenti dati epidemiologici elaborati dalla stessa ricercatrice, suggeriscono che il mascheramento di naso e bocca non è solo funzionale a proteggere gli altri, ma possa anche ridurre la gravità della malattia tra le persone che vengono infettate, proprio a causa della ridotta quantità di virus inalata, la cosiddetta “carica virale”», continua de Simone.
Non averle indossate sin da subito è stato un errore
Parallelamente, soprattutto nella prima fase della pandemia molta attenzione è stata riposta sul lavaggio delle mani e sulle superfici “contaminate” invece che sull’importanza delle mascherine, un errore che come ha spiegato al Guardian Julian Tang, professore di Scienze respiratorie presso l’Università di Leicester, ha di molto inficiato la risposta dei Paesi occidentali al virus: «Sono stati spesi molti soldi ed energie per sanificare a fondo le superfici, quando il rischio principale sono le persone che parlano tra loro. Se avessimo insistito fin dall’inizio sull’uso delle mascherine come abbiamo fatto con il lavaggio delle mani e la pulizia profonda, quasi certamente non avremmo un’epidemia così massiccia in Europa e negli Stati Uniti».
La stessa Oms oggi ritiene che le superfici siano una probabile via di trasmissione, sebbene non se ne conosca ancora il grado di “pericolosità”, mentre sulla trasmissione tramite goccioline non esistono dubbi. È questo, d’altronde, uno dei motivi per cui la risposta dei Paesi asiatici, dove la mascherina è da sempre considerata un segno di rispetto e cura verso la comunità, è stata di gran lunga migliore rispetto al resto del mondo, dove questa nuova abitudine si è fatta strada solo dopo la paura da Covid-19. L’Oms ha anche indicato l’uso massiccio delle mascherine in Italia come uno dei fattori che hanno aiutato a tenere la situazione sotto controllo dopo la disastrosa situazione di marzo.
Hanno creato un nuovo galateo
In questi mesi, abbiamo visto moltissimi modelli di mascherine comparire sul mercato, da quelle in tessuto a quelle con i filtri (o respiratori facciali), da quelle “fashion” alle classiche chirurgiche (o mediche), che continuano a essere le più raccomandate. Come hanno più volte sottolineato dall’Istituto superiore di sanità, quando si sceglie una mascherina medica è importante assicurarsi che siano certificate, ovvero conformi alla norma UNI EN 14683 – è questo il numero da ricercare quando le si acquista – e indossarla correttamente per tutto il tempo in cui siamo a contatto con gli altri, che sia in ufficio o sui mezzi pubblici. Le mascherine hanno modificato il modo in cui ci salutiamo e interagiamo con gli altri, avendo solo gli occhi a disposizione per la comunicazione non verbale, persino il modo in cui facciamo acquisti (più mascara e prodotti per la cura della pelle e meno rossetti, ad esempio), ma anche il modo in cui ci vestiamo: da quelle high-tech che molte aziende stanno sperimentando a quelle che si abbinano al look del giorno, una cosa è sicura: non le abbandoneremo tanto facilmente.