«Vorrei che si parlasse di quello che faccio, non di come mi vesto»: così si è espressa Melania Trump nel corso di una rara intervista al termine della sua visita in Egitto, ultima tappa del suo primo viaggio diplomatico senza il marito Donald. Nel corso di una settimana, dall’1 al 7 ottobre, la First Lady ha infatti visitato Ghana, Malawi, Kenya ed Egitto in veste di portavoce dell’iniziativa Be Best, da lei lanciata lo scorso maggio, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni che riguardano la tutela dei minori. I focus della campagna sono tre: il benessere dei più giovani, l’uso dei social media (e quindi il cyberbullismo) e il consumo di droghe

Nei pochi minuti in cui ha parlato con i giornalisti, la signora Trump ha brevemente accennato ad alcuni temi caldi della politica americana (come il caso della nomina di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema) e a chi le chiedeva quale fosse la sua influenza sul marito, ha risposto che è abituata a discutere con lui e a fargli presente le sue opinioni, di «non condividere sempre quello che scrive su Twitter» ma anche che, in fondo, «il presidente è lui, non io».

Melania Trump in Egitto

Melania Trump in Egitto

Il cappello “colonialista” e le altre gaffe della First Lady

Eppure le domande sui vestiti non sono campate in aria. Nei giorni scorsi, infatti, i media americani hanno particolarmente criticato la scelta della First Lady di indossare, durante la visita al Parco Nazionale di Nairobi, un cappello che ricordava molto il Pith-helmet o elmetto coloniale degli ufficiali dell’Impero Britannico durante le campagne di colonizzazione (nella foto di apertura). Non è certo la prima volta che Melania Trump compie “scivoloni” di costume di questo tipo: ne è un esempio recente l’ormai famigerata giacca di Zara con la scritta “A me non importa di nulla, e a te?” (“I really don’t care. Do you?”), indossata mentre andava a trovare i minori bloccati nei “rifugi” provvisori del Texas dopo essere stati separati dai genitori, arrestati perché tentavano di passare illegalmente il confine tra Stati Uniti e Messico. Non poco tempo prima, aveva indossato un paio di décollété con il tacco alto per visitare le zone devastate dall’uragano in Texas, altra scelta molto criticata sui social.

Melania Trump visita una casa-fortino utilizzata durante la tratta degli schiavi (Ghana)

Melania Trump visita una casa-fortino utilizzata durante la tratta degli schiavi (Ghana)

Uno stile un po’ troppo letterale

Cappellino controverso a parte, sui social il guardaroba di Melania Trump in giro per il continente africano è ben presto diventato un memeVogue America ha raccolto le battute più divertenti e le comparazioni più impietose, con tanto di riferimenti cinematrografici che spaziano dalla saga di Indiana Jones ad Ace Ventura – Missione Africa con Jim Carrey fino a La mia Africa con Meryl Streep. Oltre che i cappelli improbabili, alla signora Trump si rimprovera l’uso scontatissimo di sahariane, pantaloni e abiti color kaki, stivali da cavallerizza, cravattini fuori posto e noiosi ensemble in verde militare. Belli, invece, gli abiti chemisier (come quello a righe bianche e gialle).

Sia chiaro: le sta tutto alla grande, perché è una bellissima donna, ma non sarebbe stato più saggio, anche dal punto di vista diplomatico, indossare magari le creazioni di stilisti autoctoni? D’altronde la moda africana è variegata e in pieno boom economico. Ma il consulente d’immagine di Melania, Hervé Pierre, ha preferito optare per uno stile più “classico”, anche fin troppo letterale nelle sue ispirazioni. Ha scritto su Twitter Robin Givhan, la critica di moda del Washington Post, che il guardaroba ufficiale di FLOTUS (che sta “First Lady of The United States”) tende a rifarsi «a una versione romanzata, cinematografica della realtà». Insomma, quasi una caricatura.


Melania Trump in visita al Nest Childrens Home Orphanage di Nairobi

Melania Trump in visita al Nest Childrens Home Orphanage di Nairobi

Melania Trump, la First Lady del Kenya Margaret Kenyatta e alcuni bambini di fronte al Kenyan Nat

Melania Trump, la First Lady del Kenya Margaret Kenyatta e alcuni bambini di fronte al Kenyan National Theater di Nairobi

Quanto contano i vestiti di una donna di potere?

Ci facciamo le stesse domande quando si tratta dei completi che indossa Angela Merkel? Probabilmente no: le due ricoprono ruoli completamente diversi e sono accumunate solo dall’essere donne in vista. Se è vero infatti che gli uomini di potere raramente vengono giudicati per come appaiono con la stessa crudeltà e perizia che viene invece riservata alle colleghe, è vero anche che l’abbigliamento è pur sempre una prima forma di diplomazia tra l’individuo e la società nel quale è calato. Cosa voleva dirci Melania con quell’elmetto? Davvero i suoi consulenti non si sono resi conto che strideva con l’ambiente circostante e con la lodevole iniziativa della First Lady? Magari si è trattato di una svista, come per la giacca di Zara di qualche mese fa: «non c’è nessun significato nascosto, è solo una giacca» avevano detto i suoi portavoce scioccati da tanto clamore. «Parlate di quello che faccio, non di quello che indosso»: ha ragione Melania, ma finché i suoi vestiti parleranno più delle dichiarazioni ufficiali, sarà difficile dimenticarsene.