Premessa: ho poca memoria. Faccio fatica a ricordarmi il nome di una persona che mi si è presentata un attimo prima. Quindi, quando Matteo Salvo, “memory man”, ingegnere, triatleta e campione che memorizza un numero di 1.000 cifre in 60 minuti, mi ha detto che in 60 secondi sarei riuscita a ricordarmi una stringa di 22 numeri, non ci potevo credere.
Da anni Matteo Salvo scrive libri per aiutare le persone ad allenare la mente (l’ultimo, edito da Gribaudo, si intitola Allena la tua mente in 5 minuti). Ha anche vinto il titolo di International Master of Memory ai Campionati Mondiali di memoria di Londra e per vincere un titolo del genere bisogna memorizzare un mazzo di 52 carte in meno di 2 minuti di tempo, altri 10 mazzi in meno di un’ora e un numero lungo 1000 cifre sotto i 60 minuti.
Come si fa a migliorare la memoria?
«Avere una buona memoria non è una questione genetica o di predisposizione. Ma un fatto di tecniche. La mente è come un muscolo e, come nello sport, per ottenere buoni risultati sono fondamentali il metodo e l’allenamento».
Come funzionano le tecniche di potenziamento?
«Le ho imparate ai tempi dell’università. Stavo preparando un esame difficile e in un giorno non ero riuscito a leggere nemmeno una pagina di libro. Sapevo stare seduto tante ore ma non avevo un vero metodo di studio. È stato allora che ho iniziato a documentarmi sulle tecniche di apprendimento e studio». Ci spieghi come funzionano. «Se paragoniamo l’apprendimento al tracciare una strada in mezzo a un prato, con il metodo tradizionale leggo, sottolineo e ripeto, è come se cercassimo di creare quel percorso passandoci continuamente a piedi. In questo caso il prato è la nostra memoria e la strada il nostro ricordo. Immaginiamo invece di guidare una ruspa: basterà un solo passaggio e il cammino resterà tracciato per molto tempo. Bisogna però avere la chiave per mettere in moto la ruspa».
Come si memorizzano i numeri?
«Con la regola del PAV (paradosso, azione e vivido). Ovvero, la tecnica secondo cui per memorizzare i numeri bisogna prima trasformarli in immagini realistiche ma bizzarre e in movimento, perché catturano maggiormente la nostra attenzione. Poi vanno concatenate tra di loro sottoforma di storia. Quanto più paradossali e fantasiosi saranno gli accostamenti, tanto più le cifre resteranno impresse nella memoria».
Vale anche per le parole?
«Sì, la tecnica è la stessa. Per ricordarci ad esempio le cose da fare in una giornata basta trasformare i concetti in immagini e collegarle fra loro con una storia: la prima parola deve richiamare la seconda, la seconda la terza, la terza la quarta e così via. Prima di uscire di casa ripercorriamo mentalmente la lista. Ci renderemo conto che se dimentichiamo una parola o fatichiamo a ricordarla è perché quel punto del racconto che abbiamo inventato è troppo debole. Proviamo quindi a modificarlo con una scena più forte e ricominciamo. Questa volta filerà tutto liscio».
Facciamo un esempio. «Alcuni vocaboli rimandano già a un’immagine concreta, come “limone”, “pasta”, “palestra”, eccetera. Ma con le parole astratte occorre fare uno sforzo in più per trasformarle in figure concrete. Il segreto è scomporle come fossero dei rebus. Prendiamo, per esempio, la parola “amore” può essere divisa in “amo” e “re” e possiamo immaginare un amo da pesca che infilza un sovrano. Oppure il termine “coraggio”. Possiamo immaginare di tenere in mano il cuore di una persona e poi di trapassarlo con un raggio». Per guidare questa ruspa però serve anche molta fantasia. «Sì, noi campioni di memoria creiamo delle favole fantastiche e riusciamo a trasformare ogni dato in un’immagine creativa». Alla fine ci sono riuscita pure io. In poco meno di un minuto ho imparato a memoria (e senza fatica) una stringa di 22 cifre. E anche adesso che è passato del tempo, me la ricordo. A differenza dei nomi delle persone che restano il mio tallone d’Achille. Ma sperimenterò la tecnica anche con questi.