«La menopausa è come un viaggio in canoa senza guida, con solo una vaga idea della destinazione, e la prospettiva che comunque vada sarà terribile». È la denuncia della dottoressa Jen Gunther nel suo libro The Menopause Manifesto, per adesso pubblicato solo negli Usa. Gunther si definisce «la ginecologa stabile di Twitter» e di professione demistifica i luoghi comuni sulla salute delle donne. Con un obiettivo: disinnescare la cultura del silenzio che nella società patriarcale circonda la fine dell’attività riproduttiva, considerata non una fase della vita ma sostanzialmente uno stato di pre-morte.

Invece la menopausa rappresenta un vantaggio evolutivo, osserva Gunther, noto in letteratura come “ipotesi della nonna”. Gli umani sono gli unici mammiferi, insieme alle orche assassine, le cui femmine vivono a lungo dopo aver esaurito il patrimonio fertile. E, come per le orche assassine, in passato la presenza di una nonna aumentava significativamente le probabilità di sopravvivenza del nipote, e perciò della specie.

La menopausa è una condizione vitale

Oggi il valore di una 50enne non è più legato al suo essere nonna, ma rimane valido il principio: la menopausa è una condizione vitale. Sul tema c’è un buffo film del 2019, La vita dopo i figli, che in lingua originale si intitola Otherhood: un gioco di parole tra motherhood (maternità) e other (altro). Quando non possiamo più essere madri, dobbiamo reinventarci, diventare “un’altra cosa”. Cosa? Lo spiega Kristin Scott Thomas alla 30enne protagonista della serie tv Fleabag: «Le donne nascono con il dolore incorporato, è il nostro destino fisico: dolori mestruali, mal di seno, il parto… E proprio quando cominciamo a farcene una ragione, arriva la menopausa. Ed è la cosa più bella del mondo. Certo, il pavimento pelvico crolla, hai le maledette vampate e a nessuno importa niente, ma sei libera. Non sei più una schiava, non sei più una macchina composta da tanti pezzi. Sei semplicemente una persona. È orrendo, ma poi è magnifico».


«CERTO, IL PAVIMENTO PELVICO CROLLA E HAI LE MALEDETTE VAMPATE. MA NON SEI PIÙ UNA MACCHINA O UNA SCHIAVA. SEI UNA PERSONA»


Tecnicamente si definisce menopausa l’ultima mestruazione accertata, a 12 mesi dalla sua comparsa. Tutto quello che succede fin lì prende il nome di “perimenopausa”, una condizione ignorata persino dal correttore automatico del pc, che non la considera una parola vera. Invece la transizione menopausale può durare diversi anni, con importanti fluttuazioni ormonali: se non proprio orrendo, certo può essere un periodo difficile, che necessita di interventi personalizzati e fisiologici aggiustamenti.

Una pubertà al contrario

È come fosse una pubertà al contrario, scrive la dottoressa Gunther: tutto quello che allora si era messo in moto ora si ferma. È lo stesso approccio di Michelle Obama, che ha dedicato all’argomento una puntata del suo podcast su Spotify. «L’informazione è potere» sostiene: come alle 12enni si fa tradizionalmente un discorsetto inaugurale per spiegare in che maniera il corpo si trasforma, sarebbe necessario che tutte le donne al compimento dei 45 anni fossero preparate – senza ipocrisie né terrorismi – a quello che sta per accadere. Ci potrebbero essere cicli irregolari, vampate e sudorazioni. L’ex first lady Usa racconta di quando una volta, vestita di tutto punto sull’elicottero presidenziale, ha avuto la sensazione che «qualcuno mi avesse acceso dentro una fornace alla massima potenza e tutto cominciasse a sciogliersi. E lì ho pensato: non ce la posso fare». Barack era sconvolto, ma per molte donne questa è la normalità.

E pone problemi quotidiani, a partire dal più mattutino: come diavolo ci si veste per andare in ufficio? La vita di una signora in menopausa ha una dimensione pubblica che va riconosciuta. Ci potrebbe essere dolore nei rapporti. È una delle conseguenze della sindrome genito-urinaria della menopausa, che un tempo veniva chiamata con minor precisione (e scarsa grazia) “atrofia vulvo-vaginale”. Esistono diversi trattamenti, ormonali e non, ma tutti si fondano sul diritto inalienabile a una soddisfazione sessuale sganciata dalla riproduzione.

Una libertà che merita di essere esplorata

In questo senso è persino una buona notizia che abbiano deciso di rispolverare Sex and the City 20 anni dopo, perché – come dice Cynthia Nixon/ Miranda – «la libertà che deriva dal non essere più fertili è enorme» e merita di essere esplorata. Magari con l’aiuto di un vibratore come quello progettato in Grace & Frankie – Jane Fonda e Lily Tomlin nella serie cult tornata ora su Netflix – con pulsanti abbastanza grandi da poterli manovrare senza occhiali. Ci potrebbe essere un aumento del grasso viscerale (più pericoloso perché vicino agli organi interni) da tenere sotto controllo con dieta ed esercizio. Ma attenzione anche ai modelli di gloriosa mezza età. Così come non pretendiamo di volteggiare con la leggerezza delle ginnaste olimpiche, non dobbiamo dimenticare che lo straordinario stato di forma di Jennifer Lopez a 52 anni è il risultato degli stessi 2 fattori: genetica e allenamento.

L’importante è parlarne

La menopausa è solo una tessera del mosaico. Tutti i cambiamenti fisici, i disturbi del sonno e della memoria, le variazioni di umore e del desiderio possono dipendere sì dagli ormoni, ma anche dall’età, da fattori sociali e ambientali, o da altre patologie. Per questo è importante parlarne. Tra di noi, come da sempre siamo abituate a fare, perché il femminile è un’esperienza collettiva. Con i medici, senza più l’imbarazzo del sentirsi “merce danneggiata”. In famiglia, soprattutto coi maschi di casa: che imparino a prenderci nuove misure. E poi in tv, sui social, al cinema, nei libri, sui giornali. Ovunque ci si ingegni a parlare di vita, ci sono tantissime storie ancora da raccontare.