C’è solo un evento che mi mette ansia come le verifiche di matematica del liceo, la maturità, l’esame della patente: il ritorno dei miei genitori dal mare. Due ore (che scattano quando sul gruppo famiglia arriva il messaggio «Siamo partiti») in cui – anche se non abbiamo dato nessun party – io e mio fratello (o talvolta i miei amici) setacciamo ogni centimetro della casa. Si attacca la lavastoviglie, si lavano i piatti rimanenti, si tira l’aspirapolvere e si controlla che tutti i letti siano fatti, che la cena (o il pranzo) siano pronti in tempo. Ogni volta arriviamo col fiato corto, posizionati in luoghi strategici in attesa di sentire «Bravi». E puntualmente sentiamo invece: «Ragazzi, le tapparelle!».
Le tapparelle non vanno mai bene: se sono abbassate, dovrebbero essere alzate, e viceversa. In casa mia a Milano le tapparelle non ci sono, ma restano una costante. Eterna liceale insoddisfatta, brava ma mai perfetta, vivo amore, amicizia, lavoro e scuola in attesa dell’ultimo esame, dell’approvazione finale che non arriva mai. Quante come me? A giudicare dall’ultimo successo di TikTok, Messy, moltissime.
Messy o clean? I want to be me!
È il trend del momento e ha preso d’assalto prima la piattaforma e poi le radio di tutto il mondo; il brano di Lola Young – una giovane promessa britannica classe 2001, uscita niente meno che dalla Brit School frequentata da artisti del calibro di Adele – è un concentrato di energia ed esasperazione. Potrebbe sembrare il solito sfogo banale, ma ha una particolarità. Con quel «Who do you want me to be?» (“Chi volete che io sia?”) iniziale, nell’apertura del ritornello, la cantante non si rivolge alla società o a un ipotetico ex fidanzato. Il bersaglio dello sfogo sono proprio i genitori.
I’m too messy, and then I’m too fucking clean. You told me ‘Get a job’, then you asked where the Hell I’ve been. And I’m too perfect, ‘til I open my big mouth
“Sono troppo disordinata, ma anche troppo pulita, mi dite di trovarmi un lavoro poi mi chiedete dove sono finita, sono troppo perfetta, ma solo finché non apro bocca…”.
Letteralmente, il termine messy altro non significa che “disordinata”, contrapposto al clean (“pulita”) che non ha a che fare – soprattutto nell’era social – solo con la cura dell’ambiente e la pulizia, ma con una vera e propria filosofia di vita. È sempre l’eterno dibattito tra Brat e demure, that girl e bedrotter, Beatles e Rolling Stones, gemelle Olsen: una contrapposizione a cui siamo abituate, ma a cui dobbiamo cominciare a sottrarci. Lola, portavoce della Gen Z (che già su TikTok stava affrontando il tema con il trend in cui si dà vita agli audio delle mamme), lo canta senza paura: «Io voglio essere me stessa, andrà mai bene?».
A thousand people I could be for you and you hate the fucking lot
Quella di Lola è una riflessione già apparsa in letteratura, tanto da dare vita a un vero e proprio topos, quello della figlia prodigio agli occhi di tutti, tranne che dei genitori. A realizzare il ritratto più rappresentativo è stata Elena Ferrante che alla dinamica tra Elena Greco e la madre Nunzia ha dedicato alcune delle pagine più intense della tetralogia. Zoppa, ignorante, che ha condotto una vita piena di limiti (tante volte autoimposti), Nunzia è una madre dura, che pretende sempre di più, rinnega la figlia con facilità, baratta l’amore ad ogni suo errore.
E non dobbiamo sorprenderci se in così tante ci rivediamo in Elena, magari anche senza accorgerci di stare attuando invece (in contemporanea) i comportamenti di Nunzia. Non si tratta di una sensazione adolescenziale, di una fase immaginaria. Lo confermano gli studi: nell’educazione delle donne molto spesso c’è un pattern che va eliminato.
Ordine e ubbidienza, le conseguenze (anche) sul lavoro
Lo ha scoperto una ricercatrice dell’Harvard Business Review, Tara Sophia Mohr (nel 2014), intenta ad analizzare il fenomeno del gap tra donne qualificate in università e tasso di occupazione. Lo studio di Mohr è stato reso noto in Italia lo scorso 2021 quando Michela Murgia, in occasione di un incontro all’Università di Padova, lo ha illustrato alle studentesse. «Le regole sono uguali per i bambini e le bambine» ha spiegato la scrittrice, «ma la penalità all’infrazione non lo è. Se una bambina infrange le regole, l’impianto punitivo è di tipo emotivo, mentre per i maschi il superare i limiti viene accolto con un certo grado di soddisfazione».
Nel momento in cui capiamo che l’obbedienza e l’amore sono in un diretto rapporto di corrispondenza, diventiamo ubbidientissime, perché la paura di mettere in discussione l’amore innesca un meccanismo psicologico che perdura.
È questa dinamica – che secondo la ricercatrice determinerebbe le nostre strutture identitarie nei primi 5 anni di età – a rendere noi donne studentesse più diligenti (dati ISTAT 2023), lavoratrici più affidabili, figlie più rispettose delle regole. Ma che poi limita la nostra ambizione, ci rende più insicure e più fragili. Soprattutto nei contesti in cui a emergere sono le menti in grado di portare nuove prospettive, rischiare, essere creative.
Messy e brave
«Non insegnate alle ragazze a essere troppo ubbidienti» era il consiglio – divenuto poi il lascito – di Murgia. E con Messy, Lola Young non solo concorda, ma aggiunge: «Lasciateci essere chi vogliamo». A volte clean, con una beauty routine in dieci fasi e ore di TikTok passate a vedere influencer riempire il frigo di avocado e ghiaccetti aromatizzati. E a volte messy, con la camera sottosopra e il desktop del pc pieno di cartelle dai nomi improponibili.
Ubbidienti e rispettose quando serve saper osservare e imparare, ma ribelli quando il sistema ci relega a spettatrici. Creative quando serve portare un vento di novità, disordinate per poter rimischiare le carte e cambiare tutto, portare una rivoluzione. Che il disordine abbia aiutato alcuni dei più grandi geni (uomini) a cambiare il mondo è un fatto assodato, ma ora – come ci insegna Lola – è il momento di insegnare anche alle donne come esercitare al meglio la ribellione. A partire dal diritto al disordine: a piccole dosi, ma decise da noi.