Ho 40 anni e la mia è una maternità sempre sentita, sempre cercata ma mai trovata. Sono figlia, sono zia, sono la vicina di casa che tutti chiamano per i loro bambini, sono stata un’educatrice ma non sono mai stata una madre, nel senso puramente genetico e fisico del termine. La mia cagnolona mi ha aiutato a colmare un vuoto, una mancanza enorme dovuta ad una ricerca naturale che si è trasformata nel tempo in conto dei giorni fertili, perdita di spontaneità nell’atto sessuale, visite mediche, punture, pick up, transfer che si intrecciano a speranza, dolore, lacrime. Non citerò qui la parte economica o il poco supporto della società verso le coppie infertili.

Eh sì, l’ho finalmente detto, “coppia infertile”. Non esistono bussole, esiste il vuoto che la coppia sperimenta sulla propria pelle, in mezzo a persone che filiano in maniera facile, che ti chiedono quando farai un figlio e che poi quando non te lo chiedono più, ti accorgi che il tempo sta passando troppo velocemente. E quindi eccomi qui a raccontarvi delle mie 8 Pma, dei miei 18 embrioni trasferiti, di tutte le lacrime versate, di tutti i giorni passati a sperare che quegli embrioncini si potessero attaccare alla loro mamma e di come non l’abbiano fatto per motivi che sono sconosciuti a noi come al nostro destino. Ma in tutto questo percorso, ciò che è rimasta sempre accesa è la speranza di poter vivere un giorno la maternità con la consapevolezza e l’esperienza di essere stata già madre in mille altri modi.

Ho sperimentato miliardi di emozioni, sensazioni, pensieri, di pieno, di vuoto, di ingiustizia, di rabbia, di tristezza. A volte ho anche cercato i lati positivi, in fondo sono una donna che sta per prendere la terza laurea, una donna libera da vincoli, che ha ancora a disposizione il suo tempo per curarsi, vedere gli amici, coltivare i propri hobby. Ma ancora non ho trovato qualcosa di tanto potente da metterlo al pari di una maternità. Quello che so è che l’essere madre si esprime in milioni di forme differenti e che è un aspetto con cui tutte le donne nella loro vita devono prima o poi fare i conti, che cambia la loro psiche, il modo di guardare le cose e di guardare se stesse.

Marilena

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