La salute di tutto l’organismo dipende dal microbiota, l’insieme di microrganismi che vivono nel nostro corpo: se questo esercito non è in equilibrio, sono guai. Non si contano più gli studi sul legame tra l’alterazione di questi batteri (la cosiddetta disbiosi intestinale) e le malattie più disparate. Le ultime ricerche hanno addirittura scoperto che le persone con le forme più gravi di Covid avevano il microbiota in tilt.
Ma il microbiota avrebbe anche altri ruoli. Secondo una ricerca statunitense, il microbiota può far perdere peso anche più della semplice dieta perché i batteri sono in grado di utilizzare le fonti energetiche, quindi il cibo che introduciamo nell’organismo, in modo differente.
E per tenerlo in salute, si è anche scoperto che esistono superfood che aiutano i funghi e i batteri dell’intestino a lavorare meglio.
Non tutti sanno, però, che di microbioti ce n’è più di uno, non esiste solo quello intestinale. Ci sono anche il microbiota orale, quello della pelle e quello vaginale.
Il microbiota intestinale
Quattro famiglie principali di batteri, per un peso totale di circa 800 grammi. Incredibile non trovi? Sono i numeri del microbiota intestinale, un vero e proprio organo, una “centralina” che svolge funzioni fondamentali per la nostra salute:
● difende le cellule del sistema immunitario dall’attacco di virus e batteri e ne stimola il buon funzionamento;
● aiuta a mantenere il peso forma perché interviene nell’attività del metabolismo, sintetizzando sostanze utili per l’organismo;
● regola l’assorbimento delle sostanze nutritive importanti per l’organismo, come vitamine e sali minerali.
«Le ricerche ci stanno dimostrando che esiste un legame molto stretto tra il microbiota e alcune malattie intestinali come la sindrome del colon irritabile e la rettocolite ulcerosa» dice Cristiano Spada, direttore di Endoscopia digestiva e gastroenterologia della Fondazione Poliambulanza di Brescia, che coordina l’ambulatorio per la diagnosi e la cura del microbiota. «Succede quando il microbiota va in tilt e una famiglia di batteri prende il sopravvento sulle altre. In questo caso parliamo di disbiosi intestinale. Si liberano molecole infiammatorie in grande quantità, che possono scatenare diverse patologie». «Il microbioma è un mondo complesso» continua il professor Spada. «Uno stesso batterio può essere responsabile sia di uno stato di salute, sia di una malattia. Ad esempio il batterio Akkermansia munciniphila, quando è presente in quantità ridotte, può essere responsabile dell’obesità e abbiamo visto che si può ottenere un calo del 10% del peso corporeo semplicemente rimodulandone la quantità nel corpo. Ma questo stesso batterio, se è presente in quantità elevatissime, può essere la causa dell’anoressia».
Come si cura la disbiosi?
Le ricerche hanno dimostrato che il microbiota intestinale è diverso da una persona all’altra. Ognuno di noi nasce con un “corredo” di batteri che si stabilizza nei primi anni di vita e che si modifica con l’età, sotto l’influsso di stimoli come lo stress, il fumo, l’abuso di alcol e la dieta. «Gioca un ruolo importante ciò che si mangia» conferma l’esperto. «Se l’alimentazione è sempre ricca di proteine, ad esempio, si sviluppano batteri che si nutrono di questi composti e si riducono invece quelli che per rimanere attivi hanno bisogno di altre sostanze». Per questo anche la terapia è personalizzata, comprende probiotici mirati e indicazioni sullo stile di vita.
«Nel caso della sindrome dell’intestino irritabile, per esempio, spesso i pazienti iniziano a soffrirne dopo una gastroenterite acuta, che probabilmente causa un’alterazione del microbiota intestinale perché riduce la presenza di bifidobatteri» spiega Spada. «Per questo prescriviamo i probiotici che li contengono e che sono efficaci sui sintomi principali, cioè meteorismo, stitichezza e diarrea».
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