Quante parole il 25 novembre di ogni anno. Un fiume di parole, dibattiti, manifestazioni, slogan contro la violenza sulle donne. Dopo, si ritorna alla normalità. Una normalità fatta di un femminicidio ogni tre giorni, non solo in Italia ma nel mondo. Una normalità alimentata da battute e ammiccamenti, messaggi e toccatine sui mezzi pubblici, tristi statistiche sul gender gap e sugli stipendi delle donne italiane. E così via fino ad arrivare al 25 novembre successivo, in una rassegnata abitudine che, alla fine, rischia l’effetto indifferenza.
La mostra itinerante Scarpe rosse, quando il design diventa simbolo
A tutto questo e al potere anestetizzante della routine, il Centro Antiviolenza Kore di Vigevano (Pavia) e il CAV SVS Donna Aiuta Donna di Milano rispondono con una mostra itinerante che apre il 9 dicembre a Milano: Scarpe rosse, Quando il design diventa simbolo. Le scarpe rosse sono in cammino dal 2021, quando furono esposte durante la prima edizione della mostra, e da 29 sono già diventate 40. Ogni paio di scarpe rappresenta una donna che non c’è più, in ricordo dell’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet che nel 2009 diede vita a Zapatos Rojos, installazione con 33 scarpe rosse, associate ad altrettante donne uccise in quanto donne.
Le scarpe rosse in mostra sono andate anche a Strasburgo
Le scarpe presentate nella mostra sono state realizzate dalla sapienza e dall’esperienza degli artigiani del distretto calzaturiero di Vigevano, da dove sono partite nel 2021, esposte per la prima volta a novembre nel Museo Internazionale della Calzatura della cittadina. La mostra ha poi toccato Parabiago (Mi), Busto Arsizio (Va), Fermo e Porto Sant’Elpidio (FM) fino a giungere a marzo di quest’anno a Strasburgo presso l’Europarlamento, dove è stata inaugurata dalla Presidente Roberta Metsola.
La mostra vuole sensibilizzare a 360 gradi, 365 giorni all’anno
L’obiettivo della mostra è allargare la Rete di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza contro le donne per far sì che tutti noi ce ne occupiamo ogni giorno, come fanno i centri antiviolenza nel loro lavoro capillare di accoglienza e ascolto. Ciò che occorre – raccontano le storie delle donne legate a ogni paio di scarpe – è un radicale cambiamento dell’opinione pubblica che decida finalmente di non voltarsi dall’altra parte, ma eserciti una sorveglianza quotidiana, attenta e sensibile. Ciascuno, finalmente sentinella di segnali, atteggiamenti, battute e comportamenti fondati sulla denigrazione, che porta alla violenza. Occorre comprendere che oggi tutti noi ci nutriamo ancora di stereotipi atavici e che la violenza è un fenomeno molte volte più vicino di quanto si possa immaginare.
Le scarpe rosse della mostra sono vive
Non basta aumentare le pene per gli autori di femminicidio, per contrastare questo fenomeno. Il lavoro che dobbiamo fare tutti insieme è culturale. «Le scarpe stesse ci indicano il movimento e ci pare molto importante non fermarci e camminare insieme nella diffusione dei valori fondamentali dell’umano, accompagnate da scarpe stupende che raccontano bellezza, arte e solidarietà» commenta Nicla Spezzati, presidente del Centro Antiviolenza Kore. «Sono scarpe vive, che parlano, esprimono il cammino stesso della vita con le sue luci e le sue ombre, con le sue fatiche, ma anche con le sue rinascite. Siamo grate a tutti i calzaturieri che hanno accolto questo nostro invito e siamo certe che altri lo accoglieranno per procedere insieme, in modo da diventare un’unica grande voce europea che non si ferma a riflettere sul tema della violenza solo nella giornata internazionale del 25 novembre, ma crescendo, testimonia che si può dare corpo a tante iniziative, tante azioni concrete che uniscono i valori essenziali dell’umano: il rispetto della persona, la differenza come una ricchezza e non un limite, il lavoro come corresponsabilità per il bene comune, la tutela dell’ambiente come apertura al futuro».
La mostra nasce dalla solidarietà dei due CAV
Una lunga storia di solidarietà, quella tra i due centri antiviolenza Kore e SVS Donna Aiuta Donna, che ha prodotto questa mostra così potente ed evocativa: «L’indifferenza non è più tollerabile. Troppe donne vengono ancora uccise da partner, ex partner, familiari» commenta Alessandra Kustermann, Presidente di SVS Donna Aiuta Donna. «Non basta modificare e migliorare le leggi per contrastare la violenza di genere, come non basta aumentare le pene per gli autori di femminicidio. La prevenzione di questi gravi reati è indispensabile e necessita di un profondo cambiamento culturale che riguarda tutte e tutti. Solo l’impegno congiunto di moltissime donne e uomini può consentire l’accelerazione necessaria. Affinché nessuna donna venga più uccisa, violentata, molestata, umiliata, ricattata bisogna partire da sé e diffondere la consapevolezza che le modalità patriarcali ancora inficiano le relazioni affettive. Il rispetto degli altri, l’accettazione delle differenze, la gentilezza, l’empatia si apprendono nella prima infanzia. Gli stereotipi di genere si combattono solo conoscendoli e contrastandoli. La famiglia, la scuola, i media, la magistratura e le Forze dell’Ordine hanno un ruolo nel produrre il cambiamento necessario, ma non da soli».