Cinema autism-friendly
Si sopporta la fila al taxi, aspettando quello disponibile a caricarti la carrozzina. Si porta pazienza in ospedale, se nessuno ha pensato a un servizio vocale che indichi lo sportello giusto a chi non può leggere il numero che scatta sullo schermo. Ma il cinema o l’opera d’arte poco accessibili fanno male due volte. «Gli ostacoli che rendono difficile, o impossibile, guardare una mostra o godersi uno spettacolo con gli amici sono più difficili da accettare perché toccano le corde della relazione, della socialità, del piacere» spiega Armando De Salvatore, che si occupa di strutture per l’accessibilità all’interno del Craba (Centro regionale per l’accessibilità e il benessere ambientale). «Nonostante rispettino le norme, molti luoghi possono essere comunque discriminanti. Pensiamo ai cinema: chi è in carrozzina può entrare ma spesso deve stare in prima fila, da solo». Qualcosa però sta cambiando: in alcune sale, per esempio quelle del circuito Uci, si proiettano film con il sistema AutismFriendlyScreening che adatta l’ambiente a una migliore visione, con volume e luci più bassi.
Musei più accessibili a tutti
«Ci sono musei senza barriere architettoniche che hanno biglietterie molto scomode per chi è in carrozzina o che nell’allestimento delle mostre collocano pezzi o didascalie inarrivabili per chi non può stare in piedi o non ci vede bene» conferma Valentina Tomirotti, che con Pepitosa in carrozza (pepitosaincarrozza.it) ha esplorato le città d’arte in Italia e all’estero
La petizione per i non vedenti
«È vero che stiamo facendo molti passi in avanti, grazie alla tecnologia e alle associazioni ma non basta» puntualizza Simonetta Pizzuti, non vedente che con l’Unione Italiana Ciechi ha lanciato una petizione per rendere tutte le opere culturali e artistiche accessibili a 360 gradi (si firma su change.org e si chiama “I non vedenti potrebbero vedere di più”). Simonetta, come Valentina pronuncia la formula magica: offrire sempre un’alternativa alle persone con disabilità. «Un film dovrebbe nascere con le audiodescrizioni, in modo che chi ne ha bisogno possa ascoltare in cuffia quel che succede. Invece ora tutto è affidato a chi si prende la briga di farlo.
I parchi inclusivi
«La sfida si chiama “universal design”: una progettazione che faccia coincidere le esigenze delle persone con disabilità con quelle di tutti» aggiunge Armando De Salvatore. Va in questa direzione il progetto Giocando si impara, promosso dall’Unione italiana lotta alla distrofia musco- lare (www.uildm.org). «Abbiamo inaugurato diversi parchi inclusivi» racconta Alessandra Ferletti, presidente Uildm Gorizia. «Sono dotati, per esempio, di lavagne tattili per giocare a tris e giostre che girano, proprio quelle che da piccola mi piacevano tanto ma su cui non potevo salire. Oggi vedere un bimbo in carrozzina che gioca con gli amici mi dà una gioia immensa!»
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Chi è cieco o ipovedente può ammirare un’opera attraverso il racconto dei volontari con Descrivedendo (descrivedendo. it). È un servizio che non si rivolge solo a persone con disabilità, ma che offre un modo diverso di fruire dell’arte.
L’associazione L’abilità firma il progetto Museo per tutti, attivo nei musei e beni del Fondo ambiente italiano. Grazie a una guida accessibile, con immagini e testi semplificati, chi ha una disabilità intellettiva può fare la visita in autonomia (labilita.org, benefai pertutti.it)