Da ieri, musei e monumenti rientrano tra i servizi pubblici essenziali. La cosiddetta “legge Colosseo”, ovvero il decreto varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16 settembre, a seguito della chiusura del Colosseo per un’assemblea sindacale, è diventato legge. Il che implica una regolamentazione degli scioperi del settore simile a quella valida per scuole, sanità e trasporti, in modo da tutelare insieme “il diritto del lavoratore di fare sciopero e quello del cittadino di usufruire di quel servizio”.
Per il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, la nuova legge segna «una conquista di civiltà». Ma è davvero così? È giusto equiparare il diritto di visitare un monumento con quello di essere curati?
Ecco le opinioni degli esperti:
✱ SÌ
Tomaso Montanari – docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Napoli Federico II
«L’accesso alla cultura è un diritto fondamentale. Lo sanciscono l’articolo 9 della Costituzione, che difende il patrimonio artistico e paesaggistico, e diverse sentenze della Corte Costituzionale. Monumenti e siti archeologici sono un tratto distintivo dell’Italia, che è bene riconoscere. Anche stabilendo norme più rigide per le assemblee sindacali: per esempio, chiedere l’ok sulle date al Garante degli scioperi». Bisogna investire di più in cultura «L’idea del governo è giusta, ma ora è lecito chiedersi se in futuro nei musei si potrà andare gratis o pagando in base al reddito, come negli asili. Sarà difficile visto che lo Stato spende in cultura l’1,1% del Pil, metà della media europea. Perché il decreto non sia solo un’operazione di facciata, occorre investire. Sono servizi essenziali anche teatri e biblioteche, spesso costretti a chiudere per i tagli».
✱ NO
Francesco Florian docente di Legislazione dei beni culturali all’università Cattolica di Milano
«All’estero nessun museo è inserito tra i servizi essenziali, perché tutti si comportano come enti privati: i lavoratori in sciopero ci sono e di certo non vengono precettati. Se il punto è evitare brutte figure con i turisti o garantire che il Colosseo e Pompei siano sempre aperti nei periodi di massima affluenza, bisogna pensare a regole speciali. Tenendo conto della particolarità delle strutture e accordandosi coi sindacati». Regole rigide danneggiano il patrimonio artistico «Gli effetti negativi del provvedimento non mancano. Adesso, in pratica, i Fori romani o gli Uffizi a Firenze dovranno seguire le stesse regole dei trasporti, per esempio. E non solo in fatto di scioperi: non potranno più fare “fund raising”, pescando soldi dai privati. Senza i quali, lo sappiamo bene, le casse pubbliche non riescono a finanziare a pieno mostre e restauri».