Daniela Lourdes Falanga (sopra, la sua foto su Facebook), ha 38 anni e vive a Torre Annunziata. Si è candidata alle elezioni comunali di Napoli al consiglio della III Municipalità con Luigi de Magistris. Ma non è la sola: sono otto le donne trans nella lista legata al sindaco uscente di Napoli. «Mi sono candidata per ricambiare l’attenzione di un amministratore, che ha sempre espresso la sua vicinanza alla dignità e alla libertà di tutti e per affermare con forza i principi di legalità e di giustizia sociale». Oggi Daniela è la referente alle politiche trans per Arcigay Napoli.
A Napoli la comunità di transessuali è la più grande al mondo dopo Rio
Daniela non ci sta a passare per un’eccezione, uno scherzo di natura. «La gente deve capire che noi abbiamo una vita normale, siamo persone come tutti gli altri, professionisti, politici». Napoli conta circa 2500 persone transessuali. La comunità più importante al mondo dopo quella di Rio de Janeiro. Ma nonostante i numeri Napoli è una città falsamente accogliente, anche se la figura dei femminielli è legata alla storia di questa città.
La storia di Daniela, figlia di camorrista
Il padre di Daniela apparteneva alla Nuova Famiglia, e cioè ai clan che si unirono per sconfiggere, negli anni ’80, la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Ma il padre l’ha visto pochissime volte, è cresciuta con una madre violenta, che dai 6 ai 17 anni l’ha costretta a fare karate per mascolinizzarla. «Non accettava la mia condizione e sono diventata cintura nera. E lì sono nati i primi turbamenti importanti quando negli spogliatoi mi confrontavo con i corpi nudi dei miei coetanei». Già da prima però Daniela si sente diversa. «La mia fantasia mi inventava al femminile». E quando ha capito la tragedia di vivere in un corpo che non sentiva suo e in un contesto che mai avrebbe capito la sua condizione, Daniela ha pensto di suicidarsi. «A salvarmi fu un’intervista di Eva Robin’s al Maurizio Costanzo Show, in cui parlò della possibilità di cambiare il proprio corpo. Avevo 17 anni e capii che avrei potuto essere me stessa, così mi aggrappai alla necessità di essere esattamente come avevo sempre desiderato».
Daniela è stata ispirata anche dalla storia di Marcella Di Folco, già attore di Fellini e poi con una seconda esistenza al femminile, la prima donna trans a coprire una carica pubblica al mondo (nel 1990 venne eletta a Bologna).
Come vivono i transessuali
L’obiettivo dell’intera comunità trans resta: una legge contro l’omotransfobia. E Daniela ci aggiunge la lotta alla criminalità e quella per i diritti fondamentali delle persone transessuali: la casa, il lavoro e la salute. «L’80% delle transessuali napoletane non ha scelta. Quando raccontano la propria verità in famiglia, spesso vengono cacciate di casa. E poi ci sono tante donne per strada di 40, 50 e 60 anni, che si prostituiscono. Quando non potranno più fare questa vita avranno bisogno di un posto dove vivere. Per questo c’è bisogno di una casa famiglia». E poi la necessità di percorsi formativi e sportelli socio-sanitari. «Molte di loro vivono il disagio di farsi curare, perché spesso non hanno un documento corrispondente alla propria identità di genere. Per sfuggire all’eventualità di essere messa in un reparto diverso dal proprio sesso elettivo c’è chi addirittura si lascia morire».