«Natale di solito è una festa rumorosa: ci farebbe bene un po’ di silenzio per ascoltare la voce dell’Amore. Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima». Queste le parole di papa Francesco. Per chi crede, dovrebbe essere naturale vivere questa festività in modo spirituale e intimo. Ma per gli altri e soprattutto per i bambini? C’è una maniera laica e non consumistica per prepararsi al 25 dicembre e per trasmettere lo spirito autentico del Natale ai propri figli? Lo abbiamo chiesto a quattro esperti. Ecco cosa ci hanno risposto.
«Percorrete tutti insieme la storia della vostra famiglia».
Vito Mancuso, teologo e scrittore. Il suo ultimo saggio è Il coraggio di essere liberi (Garzanti)
«Da teologo, il consiglio che mi sento di dare è di prepararsi al Natale non solo come a una bella festa esteriore ma, al contrario, cercare di organizzarne una interiore. Significa semplicemente parlare con i bambini dell’eccezionalità di questo giorno, uno dei pochi, spesso l’unico, che si trascorre insieme a fratelli, nonni, zii e cugini. E, allora, è bello pensare a come prepararsi, come accogliere le persone, cosa fare insieme a loro.
Il Natale, infatti, non è solo una Festa cristiana: è anche una celebrazione umana. Tutti, perfino i non credenti, possono identificarsi nella gioia di una nascita: il 25 dicembre celebra l’arrivo di un bambino, un’esperienza di gioia che ogni famiglia conosce. E la raffigurazione di una Madonna è sempre l’immagine di una mamma con il bambino. E allora, magari nei giorni precedenti ai festeggiamenti, perché non guardare con i propri figli le foto in bianco e nero che raccontano la storia della famiglia? Perché non recuperare o far scoprire le proprie radici? Perché non mettere questi scatti sparsi per casa insieme alle decorazioni? Sarà pure una modalità non convenzionale di celebrare il Natale, ma è forse la più autentica».
«Il 25 dicembre celebrate la solidarietà»
Salvatore Natoli, docente di filosofia teoretica presso l’Università Bicocca di Milano, autore di numerosi saggi, tra i quali L’arte di meditare-le parole della filosofia (Feltrinelli)
«Anche per chi non crede, la via per una vita meno materialistica è una sola e la indica bene la pastorale di papa Francesco: la solidarietà. Una delle componenti fondamentali del Cristianesimo consiste proprio nel farsi carico della povertà. Ed è un messaggio che possono condividere anche gli atei, magari in modo più intenso proprio nei giorni del Natale, perché non si tratta di “fare l’elemosina”. Ma di condividere profondamente i problemi degli altri.
E allora, perché non approfittare di queste feste per dare una mano a chi è in difficoltà? Così i bambini, anziché limitarsi a spacchettare i loro regali, sperimenteranno in prima persona che condividere procura una gioia più grande e duratura. Invitiamoli a donare qualcosa che posseggono. Possono essere giocattoli di quando erano piccoli, vestiti ma anche disegni e dolcetti: i modi e le occasioni per farlo non mancano certo, basta guardarsi attorno. Basta poco e così si apre il cuore al vero spirito del Natale».
«Fate l’albero o il presepe: sono rituali universali»
Daniele Novara, pedagogista e consulente per genitori, direttore del Centro psicopedagogico di Piacenza e autore di libri sull’educazione. L’ultimo? Punire non serve a nulla (Bur)
«Il Natale è una festa pagana legata al solstizio d’inverno prima che una celebrazione cristiana. Che si sia credenti o no, quando si avvicina è importante che in famiglia vengano valorizzati tutti i rituali, dalla paglia per le renne al vischio alle candele. I bambini amano moltissimo i riti e gli elementi simbolici e queste abitudini creano un legame tra le persone. E poi ripetendosi nel corso degli anni, scrivono una storia che va oltre il tempo. In questo modo si dà vita a una memoria famigliare nella quale i piccoli entrano a far parte. Anche chi non crede può condividere gesti come costruire insieme il presepe che, per un bambino, è soprattutto la bellissima storia di una nascita. O l’albero di Natale che, con le sue luci, illumina l’inverno e rappresenta la vita. Perché privarli di questo mondo simbolico e rituale? Così facendo il Natale si riduce davvero a un arido scambio di regali».
«Parlate con i piccoli del valore della pace»
Anna Sarfatti, insegnante e autrice di libri tra cui La costituzione spiegata ai bambini (Mondadori)
«Perché non approfittare dell’avvicinarsi del Natale per parlare della pace? Oggi purtroppo viene messa in discussione nonostante sia un tema di grande attualità. Il valore della pace contiene in sé preziosi elementi come il rispetto, l’accoglienza, l’aiuto, la partecipazione e la cura. E può essere declinato nelle piccole come nelle grandi cose, perché non è solo assenza di guerra ma è dialogo, ascolto e comprensione dei punti di vista diversi. La pace è anche scambio, confronto, aiuto.
A partire da questa traccia, poi, coglierei l’occasione per parlare dell’accoglienza dei bambini migranti. È un modo per spostare l’attenzione dei nostri figli, spesso un po’ distratti e impigriti dalle cose materiali (come la lettera dei desideri e la lista dei regali) ad altre più immateriali. Ci si potrà, così, interrogare tutti insieme: chi sono i bambini che oggi vivono nella nostra società? Cosa vuol dire condividere una festa aprendosi ai bisogni degli altri? Nella mia esperienza di insegnante posso dire che basta davvero poco per ottenere la loro totale disponibilità. I bambini hanno un senso innato della giustizia: va solo stimolato e guidato nel modo corretto. Si può prendere spunto dalla cronaca, da una mostra, da un film e, magari, decidere di fare insieme qualcosa di concreto, rivolgendosi a una delle associazioni che si occupano di migranti. I nostri figli se lo ricorderanno per sempre! Ecco, per me questo dà un senso autentico, benché non religioso, al Natale».