È Mabon, la festa dell’equinozio d’autunno. Luce e buio diventano speculari, terra e natura vivono un magico equilibrio, è il tempo del raccolto e del bilancio. Si decora la casa con foglie di vite e di quercia, si celebra l’abbondanza con un banchetto. E si invocano Persefone e Dioniso davanti alla quiete del tramonto. Ecco quello che è accaduto, qualche giorno fa, in oltre 200.000 case italiane. Benvenuti nel mondo dei neopagani, i fedeli di culti dalle radici antiche.
Secondo il Centro studi nuove religioni, i neopagani in Italia sono aumentati del 143% negli ultimi 10 anni. Persone come tante, che dicono addio alla religione imparata in chiesa o sui banchi di scuola, pregano le divinità romane, celtiche o greche e rispolverano credenze millenarie. Chi li confina nel folklore o in una moda fugace come un post deve ricredersi. Ma chi sono e cosa cercano?
Abbracciano culti che tornano alle origini
Un popolo variegato e in continua evoluzione: potremmo definire così i fedeli del neopaganesimo, movimento che riunisce culti diversi e spesso lontani. Le etichette, quindi, stanno strette, ma c’è un filo unico che lega il fenomeno. «Si tratta di una religiosità nata durante il Romanticismo, che mette da parte il dio unico delle religioni monoteiste e ritorna alle antiche divinità romane, greche o celtiche» spiega Francesco Dimitri, autore del saggio Neopaganesimo. Perché gli dei sono tornati (Castelvecchi). «Il culto più diffuso è la Wicca, poi abbiamo il Druidismo e la Via romana agli dei. Non sono chiese con una struttura gerarchica, piuttosto percorsi individuali in cui conta più la pratica che la fede, dato che non esistono dottrine o comandamenti rigidi. C’è una grande attenzione alla natura e alla spiritualità e le figure femminili diventano protagoniste, sia sul fronte delle divinità sia su quello dei fedeli, visto il gran numero di sacerdotesse».
L’identikit del fedele-tipo
L’esperto traccia anche un identikit dei fedeli tipo: «Sono uomini e donne, abitano soprattutto al Nord, si avvicinano a questi culti intorno ai 20-30 anni, spesso sono liberi professionisti, hanno una coscienza green e una spiccata voglia di cambiare il mondo, dalle religioni alle istituzioni. Non manca l’apertura verso l’omosessualità, tanto che l’handfasting, il matrimonio pagano, si celebra anche tra persone dello stesso sesso».
Cercano una rinascita interiore
Davanti a sacerdotesse, riti e meditazioni viene spontaneo chiedersi se si tratti di un fenomeno passeggero. Parlando con i fedeli, i dubbi spariscono: è un cammino che dura tutta la vita e implica un percorso di crescita interiore. Giorgia Farano ha 24 anni, è di origini campane e vive a Londra. «Nel 2011 un grave lutto familiare mi ha portato verso una spiritualità diversa, così mi sono imbattuta in alcuni siti neopagani. Studiando, ho capito di essere vicina al paganesimo celtico: qualcosa è scattato in me, ho sentito una connessione, non è una dottrina imposta dall’alto. Ora ho creato una pagina Facebook e un canale YouTube dove racconto la mia fede e vendo ciondoli e opere d’arte fatte da me. Sono oggetti dedicati a divinità come Danu, la dea irlandese madre delle acque. In casa ho un altare dove le offro candele votive e medito per ritrovare l’energia e connettermi con il divino. I gesti quotidiani mi fanno crescere e mi aiutano a capire che nella vita ci sono luce e buio e siamo tutti esseri pronti a rinascere nel ciclo eterno della natura».
Combattono i pregiudizi e gli sfottò
Parole simili risuonano nel racconto di Valentina Minoglio, 51 anni, astrologa: «Seguo la Wicca da 15 anni, sono sacerdotessa e il mio nome neopagano è Airesis, che vuol dire scelta. Mi sono sentita “chiamata” da queste divinità e ho deciso di seguire i loro insegnamenti: le dee sono le più potenti spirtualmente perché madri, guerriere e sapienti. Essere sacerdotessa significa praticare la magia, rigorosamente bianca: non c’entriamo nulla con il satanismo. Usiamo le erbe per guarire, come facevano le nostre bisnonne. Il resto sono pregiudizi». Proprio per combattere i tabù è nata l’associazione Pagan Pride Italia, che ogni autunno organizza a Roma il Pagan Pride. «È una festa aperta a tutti» spiega il presidente Vanth SpirithWalker. «Ho 54 anni e ho abbandonato il cristianesimo da ragazzino. Non concepivo il Dio lontano e giudicante, una Chiesa-azienda. Oggi seguo le divinità celtiche, a cui mi connetto con meditazione e preghiere. La mia è una religiosità intima e più libera».
Le comunità neopagane
Sotto il nome di “neopaganesimo” in Italia si riuniscono diverse religioni. Nel 2014 è nata l’Unione comunità neopagane, che ha chiesto il riconoscimento giuridico allo Stato. Niente chiese o templi classici, si prega a casa, all’aperto o in piccole associazioni. Si celebrano feste e riti di iniziazione come il battesimo e matrimoni. I fedeli non finanziano i culti. Ecco i principali.
Wicca è un percorso misterico che celebra i cicli della natura e venera due principi, la Dea e il Dio, all’origine del divenire del mondo, più altre divinità. I fedeli si riuniscono in gruppi detti congreghe.
Druidismo si basa sulla religione celtica, che vuole ridare vita all’antico legame tra uomo e natura. Cerimonie e preghiere si svolgono nei boschi e gli dei più importanti sono Cernunnos, il dio cervo, e Morrigan, la dea della guerra.
Via romana agli dei ripropone divinità e riti dell’antica Roma. Ogni adulto è sacerdote, ci sono Lari e Penati, divinità protettrici della casa e della famiglia. Si celebrano feste come le idi, i solstizi e gli equinozi.