In Italia laghi e fiumi sono già in forte sofferenza, come la scorsa estate. La neve ha latitato lungo tutto l’inverno e quella accumulata sull’arco alpino scarseggia. Il Centro internazionale per il monitoraggio ambientale (Cima foundation) conferma il persistere di una condizione di deficit delle risorse idriche nevose. Si profila, anche quest’anno, un periodo di siccità che metterà ancora una volta a dura prova vari settori dell’economia, agricoltura in primis, e creerà problemi considerevoli alla popolazione.
Elevato rischio siccità
L’acqua necessaria nei mesi primaverili ed estivi deriva in gran parte dalla neve che si accumula durante la stagione rigida. La scarsità di precipitazioni nel corso dell’inverno 2022-23 rischia di acuire la siccità che già lo scorso anno ha colpito la penisola.
Deficit di risorse idriche nevose
La scarsità di neve in Italia preoccupa da tempo. Nonostante le nevicate di febbraio, la situazione appare peggiorata, anche a causa di temperature via via più miti. Queste condizioni, unite ad uno scioglimento delle nevi sui monti sempre più anticipato, hanno determinato un significativo deficit di risorse idriche nevose.
Risorse idriche: allarme Po
In particolare nell’area alpina si registra il -53% di neve in meno rispetto alla media degli ultimi dieci anni. La neve sulle Alpi rappresenta la riserva idrica più importante del Paese, poiché alimenta il bacino del fiume Po. Quest’ultimo segna un deficit di risorse idriche nevose addirittura del 61%. Mentre a a livello nazionale la diminuzione è del 45%.
La situazione sull’Appennino
Per quanto riguarda l’Appennino, la neve si sta già sciogliendo a causa dell’innalzamento delle temperature. Si tratta comunque di una dinamica tipica di queste zone, in cui le intense precipitazioni nevose, specie nel tardo inverno, lasciano rapidamente il posto a un rapido scioglimento del manto nevoso alle quote medio-basse.