Il “caso noce moscata” è esploso nei giorni scorsi e ancora è polemica dopo che sei concorrenti del programma “Amici” di Maria De Filippi, in onda su Canale5, avrebbero rivelato di aver sniffato la polvere di noce moscata. Esattamente quella spezia che si trova in quasi tutte le cucine,e che arricchisce il sapore di molti piatti. Ma se usata in modo improprio, appunto, può essere paragonata a una sostanza stupefacente, perché dà effetti allucinogeni.
Come è nato il caso della noce moscata
I concorrenti al centro dell’attenzione e delle polemiche sono sei (Wax, Tommy Dali, NDG, Valeria Mancini, Maddalena Svevi e Samu Segreto). Secondo quanto emerso, la notte di San Silvestro avrebbero festeggiato concedendosi uno “sballo” un po’ particolare: avrebbero sniffato noce moscata in polvere. Immediatamente è scattata la decisione della produzione di lasciare che i coach decidessero se sospendere o eliminare il proprio concorrente. Una di loro, Valeria, ha negato la “bravata”, spiegando su Instagram di non aver «mai sniffato nulla in vita mia, tanto meno noce moscata». Sta di fatto che in poche ore l’episodio è diventato un vero e proprio caso, perché in pochi sapevano delle proprietà non strettamente culinarie della spezia, ossia che possa causare allucinazioni.
La noce moscata è tossica?
Ma che proprietà ha la noce moscata, come spezia che normalmente usiamo per arricchire i nostri piatti? «Intanto bisogna sapere che ha due tipi di uso, quello domestico e quello fitoterapico. Nel primo caso, usiamo la noce moscata soprattutto per la preparazione di piatti lattiero caseari, quindi con carne ma anche purè di patate o minestre, dove la dose deve essere molto bassa. In questo aiuta il fatto che la noce moscata ha un sapore molto forte, quindi in genere se ne usa meno mezzo cucchiaino. Diventa nociva, invece, quando si arriva a 6/8 cucchiaini. In questo caso ha diverse funzioni: per esempio, è antisettica e antinfiammatoria, perché contiene una sostanza che inibisce le prostaglandine, molecole che contribuiscono alle infiammazioni. Ecco perché può aiutare nel dolore collegato all’infiammazione e nella prevenzione di quest’ultima» chiarisce Monica Germani, dietista e direttrice del Poliambulatorio TMedical Institute di Roma e Meta Clinic Milano.
Le proprietà fitoterapiche della noce moscata
«Come anticipato, però, c’è anche un uso fitoterapico della noce moscata, ossia nella farmacologia naturale. In questo caso il dosaggio è più alto, ma va tenuto sotto controllo perché altrimenti rischia di diventare tossica. L’indicazione terapeutica è sempre per le infiammazioni, soprattutto nel tratto intestinale» spiega Germani.
Anche nella preparazione dei cibi può avere un effetto nel facilitare la digestione: «Le sue proprietà, ad esempio, possono aiutare nei disturbi digestivi, contro l’aerofagia o in caso di colon irritabile. La noce moscata, inoltre, può avere effetti sull’umore, grazie alla sua funzione antidepressiva, perché inibisce un neurotrasmettitore che blocca la serotonina. Di fatto, quindi, può dare un po’ di buon umore grazie alla funzione eccitatoria. Ma attenzione alle controindicazioni», avverte la dietista.
Quando la noce moscata può diventare una “droga”
La noce moscata può anche essere paragonata a una sostanza stupefacente quando è assunta in dosi massicce e con modalità improprie: «Sicuramente quando si superano i 6/8 cucchiaini, ma anche con 3 o 4 si possono correre dei rischi importanti. Questo perché contiene due sostanze che danno un effetto analogo a quello delle anfetamine e dell’Lsd. Nel primo caso il pericolo è che aumentando la frequenza cardiaca si possa andare incontro a un evento cardiocircolatorio come l’infarto, nel secondo è di avere gli stessi effetti dell’Lsd, quindi potenzialmente di portare anche al coma». Purtroppo, essendo facilmente accessibile come spezia da cucina e avendo un prezzo modico, talvolta è utilizzata in modo improprio dai giovani, per ottenere lo stesso effetto di una droga.
Le controindicazioni della noce moscata
Gli effetti collaterali sono di due tipi, quando si parla di noce moscata impiegata in fitoterapia, quindi a dosi maggiori e non strettamente per la preparazione comune dei cibi: «Uno è il fatto che può far aumentare l’appetito, quindi andrebbe limitata quando si è a dieta. L’altro ha a che fare col dosaggio: è facile superare quello raccomandato, per questo si preferiscono altre erbe o spezie con le stesse funzioni», spiega Germani.
Altre spezie ed erbe a “rischio” o utili
Quali altri alimenti – erbe o spezie – possono avere proprietà simili e quindi si possono usare, oppure possono diventare tossici o nocivi? «Per esempio, per usare i cibi si usano spesso prezzemolo e coriandolo, ma forse non tutti sanno che sono sconsigliati in gravidanza: il coriandolo può dare contrazioni anche forti, potenzialmente causando anche aborto e lo stesso vale per il prezzemolo, che anche al di fuori della gravidanza ha un effetto diuretico – spiega l’esperta – È anche un antisettico e può aiutare a ridurre il gonfiore intestinale, ma a dosaggi superiori diventa tossico. Al contrario, zenzero e curry si usano anche in gravidanza e aiutano contro la nausea».
Altri esempi “positivi” di erbe e spezie sono dati da «aglio, cannella e curcuma, che sono antiossidanti e antiinfiammatori, specie se si usano durante la cottura per ebollizione, mentre aglio, cipolla, peperoncino o cumino usati prima della cottura prevengono la formazione delle ammine aromatiche, che si generano quando si alza la temperatura per grigliare o friggere», spiega Germani, che ricorda possibili effetti collaterali, invece, legati al sovradosaggio: «lo zenzero, che pure è un antisettico, diuretico e antiinfiammatorio, può creare problemi gastrointestinali come reflusso, gastrite e diarrea se in dosi superiori a quelle consigliate. La curcuma, invece, può causare dermatite da contatto come la curcumina».
I consigli dell’esperta per evitare “incidenti” in cucina
«Il consiglio, in genere è di ricordare che la fitoterapia è parte della medicina olistica, che si può affiancare a quella tradizionale, perché ha basi scientifiche e numerosi studi che provano i benefici e l’azione di erbe e spezie. Ma non va dimenticato che, proprio perché c’è un’azione terapeutica comprovata, non va presa sotto gamba nelle controindicazioni. Meglio, quindi, affidarsi a uno specialista – conclude Monica Germani – e non dimentichiamo neppure un accorgimento per evitare le adulterazioni». Riguardano eventuali contaminazioni con altre sostanze: «Può capitare con la curcuma del Bangladesh, per esempio, che può contenere piombo, o con le arachidi nell’aglio tritato o ancora con il talco che può esserci nell’origano. È consigliabile, quindi evitare l’acquisto sfuso o comunque dove non ci sia un’etichetta che abbia la dicitura FSSAI, che indica che la spezia è controllata e sicura».