“Voglio, posso”. È stato per anni lo slogan delle donne ambiziose e volitive. Il grido di battaglia di quante, arrivate a posizioni di potere, rivendicavano il sacrosanto diritto di non dover scegliere tra vecchi e nuovi ruoli, famiglia e carriera, mansioni “da maschio” e tacchi a spillo. Le famose Wonder Women. Quelle che, dismessa la calzamaglia, oggi si chiedono: ne valeva la pena? Abbiamo vinto o abbiamo perso? Perché il “volere tutto” è stata, sì, una grande conquista, ma il metterlo in pratica, diciamolo, una fatica pazzesca. E anche un po’ una fregatura. Troppi se ne sono approfittati. La presa di coscienza purtroppo è arrivata tardi, quando le influenze delle baby sitter sono uscite dall’orbita dei nostri mal di testa (lasciando il posto a quelle delle badanti) e abbiamo iniziato a farci delle domande. Tipo: tutto questo sforzo è servito? Finirà? E qualcuno, dopo, ci ripagherà? No. Fine delle domande. Cerchiamo di non andare fuori tema. Torniamo alle consapevolezze over 50.
La trappola dell’empowerment
Se il “voglio, posso” prima transitava nella sfera dei doveri, cioè consisteva nell’aggiungere compiti e incarichi a quelli che già avevamo – con divieto di delega ovviamente, perché noi eravamo più brave: li vedete quelli che si battono il cinque mentre ci fanno l’applauso? – ora ha invaso quello dei piaceri. Nel frattempo, infatti, ci siamo fatte furbe. Abbiamo capito, cioè, che usare l’empowerment solo per avere più responsabilità non è che sia proprio una genialata. Magari ci danno un ufficio più grande e una targhetta con su scritto “boss”, ma comunque ci pagano meno degli uomini. E il soffitto di cristallo ancora lo toccano in pochissime, salvo quelle assunte per togliere la polvere. Quindi, tanto vale usare il potere (soldi, posizione, successo) per ottenere altro. Tipo? Uno stagista di 25 anni.
Impariamo da Nicole Kidman?
Detto così, fa un po’ Weinstein e sessismo tossico. In realtà, lungi dal voler circuire giovani uomini in cambio di favori, come hanno sempre fatto illustri maschi alfa, riconoscere certi pensieri inconfessabili è una conquista. La differenza è che a noi la trasgressione piace col consenso, mai con l’imposizione. A darci l’ebbrezza non è tanto il controllo sull’altro ma su noi stesse. Avere la consapevolezza di ciò che vogliamo. E prendercelo. Scoprendo desideri che neanche pensavamo di avere. È quello che succede a Nicole Kidman nel film Babygirl, in cui interpreta una Ceo di successo che perde la testa per un ragazzino. E in questo perdersi si ritrova, mettendo in gioco e in discussione tutto.
Over 50 e nuove consapevolezze: non sono una pervertita
Riflessioni. Prima: com’è che quando iniziamo a non interessarci più dei nostri figli, cominciano a interessarci i figli degli altri o gli amici dei figli? Cioè i loro coetanei. Mi sono ritrovata la scorsa settimana a commentare una copertina di Timothée Chalamet in edicola con una “signora” della mia età, con toni da liceale in gita, e mi sono vergognata. Ma anche rincuorata: non sono una pervertita. La condivisione della colpa non toglie però la voglia di una risposta. È normale guardare con occhi diversi gente a cui fino a ieri davamo la merenda? A giudicare il dilagare di fanciulli under 30 accanto a ragazze di mezza età, direi di sì. Tra le celeb, ormai, fa status.
Il diritto di chiedersi: “Cosa voglio davvero ora?”
Seconda riflessione: si può dare voce a parti di noi finora messe a tacere, senza preoccuparci nel contempo di essere ciò che non siamo, cioè perenni puledre di 30 anni? Vorremmo sentirci libere di essere splendide 50enni, senza paura di andare fuori mercato. Non solo nelle relazioni, anche sul lavoro. È quello che abbiamo cercato di spiegare, partendo da un documentario su donne e menopausa, The (M) Factor, che ha fatto molto discutere in America e che ora è arrivato anche da noi. Il tempo ci cambia. Tutti, uomini e donne. Ma nelle donne è meno tollerato e ci porta a nasconderci. Invece di sentirci in difetto, dovremmo imparare a parlarne e ad ascoltarci. «Dopo anni di matrimonio, di sacrifici per mariti e figli» ci ha detto Nicole Kidman «le donne hanno il diritto di chiedersi: cosa voglio davvero ora?». A parte lo stagista, ovviamente.