Alle olimpiadi di Parigi 2024 certe rivoluzioni cominciano dal linguaggio. Prendiamo la parola sport: vuol dire tutto e niente. Significa pugni ma anche corsa, salti in pedana e bracciate in vasca, volteggi su una trave di legno oppure affondi con un fioretto. Vuol dire correre dietro una palla, pedalare forte, centrare un bersaglio lontano, maneggiare una vela tra le onde, sollevare pesi. Che azioni tanto diverse siano voci corrette della stessa definizione è parte della magia: tracciare i confini dello sport è virtualmente impossibile. Ogni volta che pensi di averli raggiunti, si spostano un po’ più in là: vanno oltre i campi di gioco, le piste, i palazzetti, gli stadi e attraversano strade, spiagge, fiumi, pareti di montagna. Posti dove il divertimento incrocia il talento e genera qualcosa che supera la passione solitaria, diventando tendenza, interesse collettivo, movimento. E qualche volta, se l’interesse lo giustifica, disciplina olimpica.
Parigi 2024: lo sport ai ragazzi
Con il breaking, al secolo (di noi boomer) breakdance, è andata così. Per passare dalle strade del Bronx ai Giochi di Parigi, dal set di Flashdance all’arena di Place de la Concorde, che ospiterà le gare quest’estate, sono serviti più di 40 anni. L’approdo del breaking tra le discipline olimpiche, seppur effimero (attualmente è fuori dai Giochi di Los Angeles 2028), però non è casuale. Fa parte della strategia messa in atto dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) per conquistare l’attenzione dei più giovani. «Vogliamo portare lo sport ai ragazzi» aveva dichiarato il presidente del Cio Thomas Bach prima dei Giochi di Tokyo. «Con tutte le alternative che il pubblico di quest’età ha, non possiamo dare per scontato che seguano le Olimpiadi. Siamo noi a doverci avvicinare a loro». Come? Ovviamente spostando il palcoscenico olimpico nei luoghi dove i giovani si divertono: gli street park, le spiagge oceaniche, le pareti di roccia.
Tra tradizione e novità
Già in Giappone, tre anni fa, avevano fatto il loro ingresso tra le competizioni ufficiali ai Giochi, lo skateboard, il Bmx freestyle, il surf, l’arrampicata sportiva. Discipline tutte confermate a Parigi e, dove possibile, potenziate (l’arrampicata passa da 40 a 68 atleti ed è previsto un nuovo format di gara, quella di velocità su un muro di 15 metri). Il piano è dichiarato e coerente: fare dei Giochi un contesto «più giovane, più urbano, più femminile», per dirla come il direttore sportivo del Cio Kitt McConnell. «Vogliamo coinvolgere il pubblico più giovane con sport accessibili e poco costosi» ha aggiunto. «Per questo abbiamo modificato i regolamenti in modo da accogliere nuove discipline senza rinunciare ad altre più tradizionali. E d’ora in poi, per ogni edizione sarà possibile proporne di diverse».
Parigi 2024: discipline giovani
Dopo Tokyo, le ricerche commissionate dal Cio hanno dato conferma: con l’ingresso di skateboard, surf e arrampicata l’interesse della fascia più giovane del pubblico è cresciuto. Non solo. Anche la popolarità degli atleti si è moltiplicata. Un esempio: la skateboarder brasiliana Rayssa Leal, medaglia d’argento a Tokyo, ha visto i suoi follower passare in un mese da 630 mila a 9 milioni, con tutto quello che ne deriva in termini di opportunità commerciali.
Ora ci si aspetta che con il breaking (che alle Olimpiadi giovanili del 2018 era stato guardato da oltre 2,5 milioni di spettatori), molto seguito in Francia e facile da condividere via social, si raggiunga lo stesso risultato. Di certo se lo augura Antilai Sandrini, numero 5 del ranking mondiale, che ha appena staccato il pass per Parigi. «Ho desiderato tante volte andare alle Olimpiadi, ma dei tanti sport che ho fatto nella vita mai avrei immaginato di arrivarci con la breakdance» ha detto dopo la qualificazione. In attesa del risultato finale, un primato già ce l’ha: sarà l’unica atleta a rappresentare l’Italia all’esordio storico e inatteso del suo sport ai Giochi.
Parigi 2024: gli atleti
Oltre a lei ci sono gli altri atleti qualificati nelle nuove discipline. Tutti giovani e (quasi) tutti sconosciuti al pubblico più boomer. Come le stelle italiche del kitesurf acrobatico, l’altra grande novità di quest’edizione olimpica: Maggie Eileen Pescetto, italo-irlandese nata nel 2000, e Riccardo Pianosi che, diciannovenne, ha già in bacheca un oro europeo e ora mira a un podio. Si gareggia a Marsiglia, a un oceano di distanza dall’altro campo di gara, quello del surf a Tahiti, nella Polinesia francese, dove a rappresentare l’Italia sarà Leonardo Fioravanti, alla seconda esperienza olimpica. Per l’arrampicata (velocità e combinata), invece, la squadra è numerosa. Quattro atleti, un maschio (Matteo Zurloni) e tre femmine (Beatrice Anna Colli, Camilla Moroni e Laura Rogora). Solo Laura ha già sperimentato il palcoscenico olimpico (a Tokyo, appunto). Chance di medaglia ne ha, ma lei tiene il profilo basso («Studio matematica e vivo alla giornata» dice).
Saranno quattro anche i pass per l’ultima new entry, la canoa slalom: due uomini (Giovanni De Gennaro e Raffaello Ivaldi) e due ragazze (Marta Bertoncelli e Stefanie Horn).
Più piccola, invece, la squadra di skateboard: Alessandro Mazzara e Alex Sorgente. Ventisette anni italo- americano il primo, 20enne romano il secondo, atleti di talento in un’Italia che ancora non conta skatepark adeguati rispetto agli altri Paesi.
Sul fronte femminile la mancata qualificazione di Asia Lanzi, dopo l’exploit di Tokyo, ci impone di puntare su un’atleta straniera: tutte giovanissime, tutte star, rendono la scelta non facile. Un gradino sopra le altre, se non in termini di talento di certo in termini di personalità, è Sky Brown, 16enne britannica, skateboarder e surfista. Sognava di gareggiare in entrambe le discipline, ma qualche infortunio di troppo ha limitato le ambizioni. Si giocherà il tutto per tutto sullo skate e, senza dubbio, darà spettacolo.
Inclusione e parità
Tra le novità annunciate, tocca registrare anche le delusioni, come quella di Giorgio Minisini, sincronetto nazionale che, per un attimo, ha accarezzato il sogno di un’inattesa partecipazione ai Giochi, dopo l’apertura del Cio al nuoto artistico maschile. Speranza infranta su un complicato meccanismo di regole (legate ai numeri massimi di atleti per ogni squadra) che, di fatto, ha reso l’apertura del Cio una dichiarazione di facciata più che di sostanza: dopo molti proclami, il doppio misto è rimasto fuori. Ai maschi sarà concesso solo un piccolo spazio negli esercizi di squadra e al team event di giugno a Parigi nessun Paese ha convocato nuotatori maschi. Morale: sulla strada della parità di genere, c’è ancora da fare. Anche ai Giochi più inclusivi di sempre.