Come si può difendere un lavoratore omosessuale dalle discriminazioni in ufficio? E quali sono i diritti che può rivendicare? Sono alcune delle domande che trovano risposta nel Vademecum – lavoro e diritti Lgbt (Lgbt è la sigla di lesbiche, gay, transgender e bisessuali), realizzato dal Coordinamento Torino Pride in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil.
Ecco i consigli di Maurizio Gelatti, segretario del Coordinamento (per ricevere la guida bisogna inviare una richiesta a [email protected]).
Come combattere le discriminazioni
Il 19% dei Lgbt dichiara di avere subito un trattamento ingiusto sul luogo di lavoro a causa del proprio orientamento sessuale. «Si va dalle battute di colleghi e superiori agli insulti, fino all’esclusione dalle riunioni e al vero e proprio mobbing» spiega Gelatti. «Per combattere questi comportamenti ci sono diverse strade. La prima è verificare che nel proprio Comune sia stato istituto il Comitato unico di garanzia per le pari opportunità». I Cug possono incontrare le aziende, promuovere attività di informazione o soluzioni conciliative e, nei casi più gravi, assistere il lavoratore in un’azione legale. «In alternativa, ci si può rivolgere a una delle associazioni a difesa dei diritti Lgtb o ai sindacati».
Se il compagno si ammala
«Le coppie dello stesso sesso possono usufruire dei congedi e di tutte le tutele previste dalla legge 104 solo se si sono unite civilmente, come previsto dalla legge Cirinnà» spiega Gelatti.
I permessi per i figli nati dalla fecondazione artificiale
«La legge italiana prevede tutele solo per il genitore biologico, non per il suo partner. È però possibile chiedere di introdurre giorni di permesso appositi negli accordi interni stipulati tra la direzione aziendale e il sindacato. Per ottenere questo diritto, occorre rivolgersi ai rappresentanti sindacali aziendali».
L’intervento per il cambio di sesso
Chi decide di fare questo passo ha diritto all’aspettativa per malattia: basta seguire il normale iter previsto per qualunque altro tipo di intervento chirurgico.