Si è tenuta a Roma la presentazione dei dati CISIA, consorzio costituito da 62 atenei statali e dalle conferenze di Ingegneria, Architettura e Scienze, che si occupa dei test di accesso all’Università e di attività legate all’orientamento. La fotografia scattata dal consorzio ritrae una generazione che vuol «toccare con mano» le ipotesi di futuro, in bilico fra ponderare le scelte universitarie e decidere d’impulso all’ultimo momento.
«Ragazzi e ragazze ci dicono chiaramente che vogliono capire cosa sia l’università, scoprire come si vive la giornata accademica, avere l’opportunità di documentarsi in modo approfondito – dichiara Andrea Stella, presidente CISIA -: sono giovani che, quando si tratta di progettare il futuro, considerano l’acquisire informazioni qualcosa di serio, che va fatto ‘a regola d’arte’. Sta dunque a noi e alle università sviluppare strumenti di orientamento in grado di dare risposte significative».
«Orientarsi dopo la scuola 2025»: cosa emerge dal sondaggio
Il sondaggio, cui hanno risposto 4.363 persone, è stato condotto tra coloro che si sono registrati nell’ultimo anno alle aree riservate CISIA ed è stato realizzato nell’ambito delle azioni collaborative POT (Piani per l’Orientamento e il Tutorato) e PLS (Piano Lauree Scientifiche), inglobate nel progetto Orientazione, nel quale CISIA svolge un ruolo tecnico e di coordinamento operativo.
L’università? Si decide all’ultimo
La maggioranza di ragazzi e ragazze prende la decisione di iscriversi durante l’ultimo anno degli studi scolastici (o anche dopo il diploma). Per il 18% del campione la decisione assume invece i connotati di una vocazione ed è stata presa alcuni anni prima di finire la scuola.
Gli influencer sono in casa
Familiari e amici sono le figure che hanno il maggior peso nel determinare le scelte universitarie. Anche i docenti contano ma non in misura equa: chi insegna materie scientifiche ha un peso leggermente maggiore rispetto a chi insegna materia umanistiche. Interessante l’analisi di fattori «laterali» rispetto all’idea di scelta. CISIA ha indagato anche asset ispirazionali ottenendo risposte che illuminano: al primo posto fra ciò che ha stimolato la scelta universitaria ci sono le esperienze di vita come i viaggi e il volontariato.

Si sceglie l’università in base a ciò che piace
Fra i motivi delle scelte il primato assoluto va all’amore per le materie: si studia cioè quello che si ama. Al secondo posto, ma con un forte distacco, la prospettiva di svolgere il lavoro dei sogni, seguita (anche qui a grande distanza) dall’ipotesi di guadagnare bene. Scegliere di studiare ciò che piace è confermato anche dall’analisi delle risposte alla domanda sul perché si è deciso di optare per una determinata università. La risposta più gettonata è «rispecchiava di più i miei interessi/mi piaceva di più». «Rappresentava il meglio nel percorso di studi che ho scelto di fare» è la seconda risposta scelta dal campione, ma il distacco fra le due è di 23 punti percentuali.
L’orientamento è sempre più diffuso (e sempre più utile)
I 3/4 dei ragazzi e ragazze del sondaggio ha partecipato, almeno una volta, a esperienze di orientamento, in particolare a open day universitari, soprattutto alla fine delle scuole superiori. Dal sondaggio emerge che si ha bisogno di capire e toccare con mano cosa sia l’università, dall’aver chiaro come si svolge una lezione in ateneo sino all’ascolto dell’esperienza di chi già frequenta; il desiderio più diffuso è quello di calarsi in una simulazione universitaria lunga un giorno. Il bisogno di capire nel concreto cosa sia l’università per poter decidere risulta chiaro anche dal fatto che la tecnica del gaming è, per chi ha risposto, una scelta di retrovia. Questa generazione, quando si tratta di futuro, vuole vederci chiaro e vuole farlo nella maniera più semplice, concreta e lineare possibile.
Oltre l’11% di chi ha risposto ha partecipato ad attività sulla conoscenza del sé, a significare come scuole e università inizino a prendersi carico di una modalità più introspettiva di fare orientamento, più centrata sulle persone e sui loro bisogni. L’orientamento è ormai un fatto la cui importanza è riconosciuta, e il ruolo della scuola risulta determinante per partecipare alle iniziative. C’è però anche un altro fenomeno che ne sancisce il valore, ed è il fatto che cercare in autonomia occasioni di orientamento sia un comportamento decisamente diffuso fra la popolazione studentesca.
La famiglia conta
Oltre l’80% dei ragazzi e ragazze con almeno un genitore laureato ha seguito percorsi di orientamento, contro una percentuale che supera di poco il 73% di coloro i cui genitori non hanno un diploma di laurea. Il divario si acuisce se si considera la situazione lavorativa: solo il 36% di chi ha genitori inattivi o inoccupati ha seguito iniziative di orientamento.