È il primo in assoluto in Italia e si ispira al Brigham and Women Hospital di Boston: è l’ospedale Macedonio Melloni di Milano, diventato il primo ospedale interamente dedicato alle donne. Vengono prese in carico dall’adolescenza fino alla menopausa e oltre da team di esperti tra i quali c’è anche un medico del lavoro, che si occupa di eventuali problematiche delle donne proprio nel mondo del lavoro.
I medici dell’ospedale della donna
Nato nel 1912 come presidio per l’infanzia abbandonata e a sostegno delle donne in difficoltà, oggi l’ospedale Macedonio Melloni è una delle strutture più all’avanguardia nella medicina di genere, tanto da essersi guadagnata il primato con il suo progetto “Ospedale della Donna”. «Può contare su èquipe composte dai migliori professionisti che possono prendere in carico la donna dal periodo dello sviluppo, dunque adolescenza o preadolescenza, fino alla menopausa, seguendola con ginecologi, immunologi, endocrinologi, psicologi e anche un medico del lavoro. Questo è reso possibile grazie ai professionisti di cui l’ospedale disponeva già e a cuii si sono aggiunti i colleghi dei poli ospedalieri Fatebenefratelli, Sacco e Buzzi. La vera svolta, però, è rappresentata dalla creazione di quattro percorsi diagnostico-terapeutici, pensati in funzione delle diverse età della donna e delle esigenze che possono presentarsi nel corso della sua vita» spiega Marisa Errico, direttore Medico di Presidio del M. Melloni.
I quattro percorsi
«Il primo percorso riguarda la fase dello sviluppo puberale, con pediatra, endocrinologo o psicologole che pososno affrontare eventuali criticità del periodo 11-18 anni. C’è poi quello dedicato alla poliabortività, che dunque ha a che fare con il periodo fertile della vita di una donna (19-50 anni). Abbiamo poi pensato di dedicare uno spazio speciale alla menopausa che riguarda una fetta sempre più lunga della vita, dai 45/50 anni fino ai 60. Il quarto percorso, invece, è riservato alla senescenza (over 60)» spiega Errico.
Donne e lavoro
«C’è poi anche un servizio aggiuntivo che si chiama “Donne e lavoro”: un medico del lavoro, che in passato si occupava soltanto delle lavoratrici interne, ora è disposizione di tutte e può consigliare e supportare tutte coloro che magari hanno dubbi o difficoltà a rientrare nel mondo professionale dopo una gravidanza. Oppure interviene in caso di patologie invalidanti» dice il Direttore di Presidio dell’ospedale milanese.
Centro Psiche Donna
Con 2.000 parti all’anno, l’ospedale Macedonio Melloni vanta una lunga esperienza come presidio materno-infantile, ma conta anche un centro di medicina interna, che può intervenire in caso di problemi, ad esempio di tipo cardiaco o immunologico. C’è poi anche il Centro Psiche Donna, che fornisce consulenza e interviene in caso di bisogno per difficoltà psicologiche a tutte le età, da quelle legate al bullismo nel periodo adolescenziale fino a quelle dell’età adulta della donna, con particolare attenzione alla depressione ,che colpisce soprattutto la popolazione femminile. Il filo conduttore è la medicina di genere, che negli anni è cresciuta.
Bollini Rosa e medicina diversa per donne e uomini
«Il punto di partenza è la consapevolezza che donne e uomini sono differenti non solo biologicamente. Basti pensare alla risposta ai farmaci, che cambia a seconda del genere, insieme alla diagnostica e dunque anche ai percorsi di cura. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ribadito l’esigenza di un approccio diverso» spiega Errico. In Italia stanno crescendo le strutture che offrono servizi a sostegno della salute femminile, premiati dai Bollini Rosa. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (ONDA) sono 335 quelli che si sono distinti, e di questi 96 hanno ottenuto tre bollini, il massimo della valutazione (nella precedente rilevazione erano 76), mentre 167 strutture ne hanno ricevuti due e 72 si sono visti assegnare un bollino.
I riconoscimenti sono frutto di una valutazione che ha tenuto contro delle specialità cliniche nell’affrontare alcune patologie tipicamente femminili (o comuni anche agli uomini, ma affrontate con percorsi differenziati), dei percorsi diagnostico-terapeutici offerti alle donne insieme a servizi clinico-assistenziali e, infine, dell’accoglienza e degenza per le donne (presenza di volontari, mediatori culturali o assistenti sociali).