Cambio di rotta nella prevenzione e nella cura dell’osteoporosi: l’attività fisica entra a pieno titolo tra le terapie. Il movimento riduce i livelli di sclerostina, una proteina che impedisce la produzione di nuovo tessuto osseo. E aumenta il trofismo dello scheletro, cioè la resistenza ai traumi. Non è un caso dunque se la campagna della Siommms, la Società italiana dell’osteoporosi, metabolismo minerale e malattie dello scheletro (siommms.it) punta proprio sull’attività fisica. «Sapevamo già che il movimento è utile nella donna giovane perché aiuta a raggiungere un picco elevato di massa ossea» dice Nicola Napoli, della divisione di endocrinologia del Policlinico dell’ Università Campus Bio-Medico di Roma. «Ma gli studi ci hanno dimostrato che l’effetto positivo sull’osso c’è anche nella donna in post-menopausa e negli anziani, con un incremento fino al due per cento della massa ossea in un anno. E, anche se le ricerche sono ancora in corso, stiamo notando che l’organismo risponde meglio ai farmaci, a tutto vantaggio della prevenzione delle fratture». Non solo. L’attività potenzia la massa muscolare e crea uno scudo protettivo utile in caso di cadute. Nella gallery trovi una serie di esercizi, da fare 3 volte alla settimana, che rinforzano le ossa, mentre nel testo che segue gli esperti fanno chiarezza su quello che c’è da sapere, di vero o falso, sull’osteoporosi.

Cecilia Castelli
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PER LE GAMBE

Schiena diritta, glutei e addominali contratti, piegati lentamente sulle ginocchia. Conta fino a cinque, torna nella posizione iniziale e ripeti. Potenzia la forza muscolare.

Cecilia Castelli
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PER LE SPALLE

Schiena diritta, gambe leggermente divaricate, sposta il corpo in avanti piegando i gomiti. Conta fino a dieci e torna nella posizione iniziale. Ripeti.

Cecilia Castelli
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PER TUTTA LA COLONNA

A carponi, muovi lentamente le mani in avanti, fino a quando ti senti sicura, senza sbilanciarti. Conta fino a tre, torna alla posizione di partenza e ripeti.

Cecilia Castelli
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PER L’EQUILIBRIO

Alzati lentamente dalla sedia mantenendo gli addominali e i glutei contratti e le braccia incrociate. Conta fino a cinque, siediti e ripeti.

Cecilia Castelli
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PER LA ZONA LOMBARE

Senza muovere corpo, testa e braccia, alza la gamba destra verso l’alto. Conta fino a tre, abbassa lentamente la gamba e ripeti con la sinistra.

Cecilia Castelli
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PER LA POSTURA

Ben diritta, porta lentamente il piede destro in avanti e fermati. Conta fino a dieci, avanza con l’altro piede e ripeti.

Per misurare la densità ossea non si fa più la Moc: FALSO

Oggi la Moc si fa, ma con un’apparecchiatura di ultima generazione: la Dexa-Moc (acronimo di densitometria ossea) che, rispetto a quella classica, è più precisa. Per la riuscita dell’esame è necessario che la paziente venga posizionata bene sul lettino e che sia eseguito da mani esperte, tanto che negli States la Dexa può essere effettuata solo da chi ha un patentino speciale. Da noi, si va sul sicuro rivolgendosi a un centro Siommms. «L’esame viene eseguito alle vertebre lombari e al femore, cioè alle zone del corpo che vengono colpite per prime dalla malattia» dice il professor Napoli. «È indicato per tutte le donne dai 65 anni e per gli uomini dai 70 o, in generale, per chi è più giovane ma ha dei fattori di rischio. Uno studio che abbiamo condotto con l’università americana di San Francisco ha dimostrato che la Dexa è in grado di predire la probabilità che si manifesti la malattia nell’arco dei successivi 25 anni».    

Latte e latticini non servono per fornire calcio alle ossa: VERO E FALSO  

I dati a disposizione sono controversi per quanto riguarda il possibile effetto di questi alimenti nella prevenzione delle fratture. «Mancano studi ad hoc» chiarisce il professor Napoli. «In assoluto, comunque, bisogna partire dal concetto che è necessario garantire un adeguato introito di calcio all’organismo. Inoltre, va sottolineato che molti studi dimostrano un maggiore assorbimento di questa sostanza, quando è contenuta negli alimenti». In attesa di ricerche definitive, si può fare il pieno del prezioso minerale consumando quotidianamente almeno tre porzioni di cavoli o verdure a foglia verde e tre mandorle. Ma, soprattutto, scegliendo un’acqua minerale ricca di calcio. Meglio comunque impostare la dieta con l’aiuto di un esperto ed eventualmente assumere un integratore.    

La vitamina D previene l’osteoporosi: VERO  

La vitamina D aiuta il calcio introdotto con gli alimenti a fissarsi sulle ossa. Puoi assumerla attraverso la luce solare, se esponi viso, polso e mani per mezz’ora al giorno. Oppure ricorrendo a farmaci e integratori. Ma prima di prescriverla è necessario controllarne il livello nel sangue. «È un esame che andrebbe eseguito almeno una volta nelle donne dopo la menopausa e negli uomini over 70» sottolinea il professor Napoli. «Perché, a partire da questa età, l’organismo comincia a sintetizzarla con lentezza». Attenta però al fai-da-te. La dose del farmaco viene calibrata dallo specialista in base al deficit e all’età. Se hai acquistato un integratore, per evitare rischi di sovraccarico porta sempre la confezione del prodotto acquistato al medico in modo che possa valutare lui, in base ai dosaggi e alla formulazione, se va bene.    

Le cure per l’osteoporosi non vanno bene per tutti: VERO  

I farmaci antiosteoporosi (i più conosciuti sono i bisfosfonati) sono fondamentali. Ma vanno bene solo in casi ben precisi, come stabilito dalle linee guida Siommms e dalla nota 79, cioè dalle indicazioni stabilite dall’Aifa, l’ente responsabile dell’attività di regolazione dei farmaci in Italia. «Oggi abbiamo a disposizione diverse categorie di principi attivi, in modo da personalizzare la terapia» dice l’esperto. «Sono indicati se si è già subita una frattura a causa dell’osteoporosi oppure se si ha una densità ossea molto bassa, confermata dalla Dexa. Perché in tal caso aumenta pericolosamente il rischio di fratture». Va sfatata anche l’idea che queste cure vadano seguite per sempre: non è detto. «Sappiamo che un’attività fisica mirata, i supplementi con la vitamina D e l’alimentazione, possono essere d’aiuto anche se si sta seguendo una cura con i farmaci antiosteoporosi» conclude l’esperto. «A volte quindi si può interrompere la terapia farmacologica. Ma è solo lo specialista che può deciderlo in base ai risultati degli esami».    

Chi è più a rischio di osteoporosi

In assoluto le donne in menopausa. Con il calo degli estrogeni ci può essere una perdita maggiore di tessuto osseo, soprattutto se ci sono dei casi di osteoporosi in famiglia. È a rischio anche chi ha preso il cortisone per oltre 6 mesi di fila, perché questi farmaci possono rendere più fragili le ossa. E chi soffre  di ipertiroidismo: se la tiroide lavora troppo impedisce alle cellule ossee di funzionare  bene. Oppure forme intestinali croniche come il morbo di Crohn.