Gli uomini lo scoprono quasi sempre così, alla prima frattura importante. E quando il medico parla loro di osteoporosi e ossa fragili, reagiscono tutti allo stesso modo e con la stessa domanda: «Ma quella non è una malattia delle donne?». Ecco, allora diciamolo subito: l’osteoporosi non fa differenze di genere. E i dati lo dicono chiaramente. Solo in Italia i malati di sesso maschile sono un milione e mezzo. E secondo uno studio dell’Università dell’Alabama solo il 6 per cento degli uomini viene sottoposto a controlli prima che la malattia si presenti con sintomi importanti. E anche dopo pochissimi corrono ai ripari. Solo a uno su dieci vengono prescritti esami nell’anno successivo a una frattura, con rischi importanti per la salute.

I controlli da fare

«In generale tutti gli uomini a 70 anni dovrebbero sottoporsi almeno una volta a una densitometria ossea. Perché a partire da questa età inizia un graduale calo degli ormoni testosterone e estrogeni, a discapito del patrimonio osseo» spiega Nicola Napoli, professore di endocrinologia del Policlinico dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. «E dopo i 60 anni il consiglio per tutti è di sottoporsi a un’analisi del sangue per il controllo dei livelli di vitamina D. Anche per gli uomini, infatti, è una sostanza fondamentale per le ossa. Quando risulta carente io ai miei pazienti la prescrivo sempre. Se viene associata all’attività sportiva e a un’alimentazione ricca di calcio, in molti casi riusciamo a tenere lontano il rischio di fratture».

Le terapie che aumentano il rischio osteoporosi

Il problema però non è legato solo all’età. Ci sono situazioni particolari che dovrebbero essere tenute sotto controllo. «Ho scoperto in ospedale che la colpa della mia osteoporosi era della terapia ormonale che sto seguendo per tenere sotto controllo il tumore alla prostata» ci racconta Lorenzo, 65 anni, reduce da una frattura al femore. «Purtroppo né l’oncologo, né il mio medico di famiglia mi avevano informato del rischio».

La cura che sta seguendo Lorenzo si basa sui cosiddetti antagonisti degli androgeni e può essere prescritta in varie fasi della malattia oncologica, per esempio quando è molto estesa oppure prima o dopo la radioterapia. «Provoca una drastica riduzione nella produzione del testosterone, necessaria a rallentare la crescita del tumore» spiega il professor Napoli. «Si verifica però anche un calo del livello degli estrogeni, gli ormoni che giocano un ruolo importante nello sviluppo e nel mantenimento della massa ossea. E, inevitabilmente questo diventa il primo passo verso l’osteoporosi».

Ci vorrebbe un occhio di attenzione anche per le cure cortisoniche, se vengono seguite per più di tre mesi di seguito. Gli studi hanno dimostrato un rischio particolare per i pazienti che seguono queste terapie perché soffrono di Bpco (broncopenumopatia cronico ostruttiva) una malattia cronica dell’apparato respiratorio diffusa soprattutto tra gli over 60. «Le cure cortisoniche sono farmaci che influenzano in negativo il metabolismo dell’osso» spiega l’esperto. «Basti pensare che assumere ogni giorno 30 milligrammi di prednisone può causare nell’arco di un anno una perdita di massa ossea fino al 15 per cento e oltre». Alla cura, inoltre, si aggiunge la reazione del corpo scatenata dalla malattia. «Le ricerche hanno visto che la Bpco causa una liberazione eccessiva di citochine. Sono sostanze che aumentano lo stato di infiammazione cronica e questo contribuisce all’impoverimento osseo».

Le cure indispensabili contro l’osteoporosi

«Naturalmente anche se avessi saputo dei rischi che correvo, non avrei mai rinunciato alla cura contro il tumore» racconta Lorenzo. «Ma mi sono chiesto più volte se ci fosse un modo per controllare la salute delle ossa». Sarebbe bastata una densitometria ossea, la stessa prescritta alle donne, in grado di predire il rischio di malattia in un arco di tempo addirittura pari a 25 anni. Ma evidentemente di strada da fare sul rapporto tra uomini e osteoporosi ce n’è ancora molta.

Negli studi che vengono condotti sulla malattia i maschi sono in netta minoranza. Anche per questo mancano linee guida ad hoc per la prevenzione delle fratture e per la cura della malattia. «Le ricerche si stanno concentrando sul denosumab e sui principi attivi della famiglia dei bisfosfonati, da sempre utilizzati anche per le donne» dice l’esperto. «E si stanno vedendo i primi studi con risultati positivi a favore dell’architettura delle ossa anche negli uomini in terapia ormonale per tumore della prostata». Per avere benefici il farmaco va preso per almeno un anno e mezzo di seguito. Sono principi attivi che non causano problemi all’organismo, neppure a chi sta già assumendo medicinali per la cura di altri problemi di salute.

Osteoporosi: gli esercizi sono una medicina

3. Gioca a tennis, fai jogging e se hai già i primi segni della malattia, cammina tutti i giorni a passo regolare per almeno 30 minuti: è provato che queste attività riducono la perdita di massa ossea e il rischio di fratture.

2. Fai sollevamento pesi: aiuta a rafforzare la muscolatura e a potenziare il senso dell’equilibrio. Se fai attività fisica, chiedi all’istruttore di inserire nel tuo programma un esercizio di resistenza: bastano 500 g. E se hai già l’osteoporosi usa pesi leggeri.