Stuprata nel 2016, non ha retto alle sofferenze psicologiche e ha chiesto l’eutanasia. Protagonista di questa triste vicenda è Nathalie Huygens, belga cinquantenne e madre di due figli.
Via libera all’eutanasia
La richiesta è stata approvata da una commissione costituita da due psichiatri e un medico. Il via libera è arrivato dopo che i sanitari hanno giudicato il suo stato psicologico in linea con i criteri per l’accesso a questa pratica, autorizzata in Belgio dal 2002.
Qui la domanda viene autorizzata quando il paziente, al momento della richiesta, è in grado di esprimere la propria volontà con cognizione di causa. Il requisito è stato soddisfatto dalla donna, riuscita a dimostrare di soffrire di una condizione patologica, grave e incurabile.
Il racconto della violenza
In un’intervista al quotidiano belga 7sur7, Nathalie Huygens ha raccontato che la sua vita non è stata più la stessa dopo la violenza subita: “La Nathalie che ero è morta la mattina del 3 settembre 2016“.
Quel tragico giorno la donna si alza presto per fare jogging. Sulla sua strada incontra un uomo che la strattona e la getta “con una forza enorme” in un fosso lungo la strada. Lei urla, si divincola, ma l’aggressore la colpisce brutalmente, dicendole di calmarsi. Alla fine la porta a 100 metri di distanza, estrae un coltello, la violenta e la lascia a terra. “Se avessi saputo quale esistenza mi avrebbe aspettato da quel momento, gli sarei corsa dietro e lo avrei implorato di uccidermi“, racconta la vittima.
“Non potevo più stare con la mia famiglia”
Una settimana dopo il ricovero in ospedale, Nathalie pensa di essere in grado di riuscire a superare il trauma. Ma una volta tornata a casa “tutto cambia”. “Non potevo più stare con la mia famiglia, continua nel suo racconto a 7sur7 -. Non sopportavo più che mio marito dormisse con me, non sopportavo più di mangiare a tavola con lui e i miei figli. Ho avuto attacchi di panico e ansia, ho finito per avere pensieri suicidi e in realtà ho tentato il suicidio”.
Il ricovero in clinica psichiatrica
Nathalie Huygens è stata ricoverata più volte in psichiatria, ma trascorsi questi anni le sue condizioni non sono migliorate. “Sono così stanca. A parte dormire, non c’è mezz’ora in cui non pensi a quello che mi è successo. Sto già convivendo con i postumi fisici. Non posso più mangiare cibi duri, l’occhio sinistro mi fa sempre male”, dice la donna, che segue ancora la terapia tre volte alla settimana.
Decisa all’eutanasia: “Voglio che la sofferenza finisca”
Nel 2021 la decisione. Nathalie presenta domanda di poter accedere al suicidio assistito: “Aspiro solo alla pace, voglio che la sofferenza cessi. Sapere ora che posso morire è alquanto rassicurante”, confida al quotidiano belga.
Eutanasia, cosa dicono i figli di Nathalie
E i suoi figli? La cinquantenne viene regolarmente accusata di egoismo sui social network. “Richiedere l’eutanasia come madre è straziante e difficile (…) Non c’è un secondo in cui non mi senta in colpa“, ammette.
Ma i due figli, 25 e 22 anni, sostengono la scelta della madre. In una lettera aperta pubblicata nel marzo 2022, il primogenito Wout spiega: “Siamo in una situazione in cui la mamma è fisicamente viva, ma mentalmente lontana. Al posto suo, non vorrei vivere neanche io“. Più cauta la minore, Tine. “E’ titubante – dice Nathalie – perché pensa sia una scelta molto difficile”.
Prima il processo del suo aggressore
Ora non resta che attendere la data fissata per l’eutanasia. Nonostante Nathalie desideri porre fine alle sue sofferenze prima possibile, ha tuttavia spiegato di voler assistere al processo nei confronti del suo aggressore. Un evento che attende “da tanto tempo”.