Lo sport fatica a rialzarsi: secondo l’Associazione nazionale impianti fitness e sport, il 20% delle 100.000 strutture presenti in Italia non è riuscita a riaprire dopo il lockdown e quelle che ci hanno provato hanno registrato un meno 60% di iscritti. Questo significa solo una cosa: nonostante le regole ferree e le restrizioni imposte, le persone hanno ancora paura.
«Gli allenamenti possono riprendere in sicurezza, ma la responsabilità sta a tutti noi, da chi gestisce gli impianti e ci lavora a chi li frequenta» afferma Anna Odone, professore associato di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Non dobbiamo dimenticare che ci sono tutta una serie di attività collaterali alla pratica sportiva, che possono essere occasioni di contagio, se non si seguono le regole, a partire dalla frequentazione degli spogliatoi e dei vari servizi» .
In palestra
A essere penalizzate sono in particolare le strutture sportive al chiuso. Ma il primo passo per vivere con serenità gli allenamenti è scegliere impianti che garantiscano il rispetto delle regole. Se sei preoccupata dal possibile contatto con la pelle accaldata di un’altra persona mentre fai sport (pensiamo alle arti marziali, per esempio) puoi stare tranquilla. «Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che il sudore sia contagioso» sottolinea Odone. «È importante però pulire sempre gli attrezzi con panni monouso dopo che li hai usati, e non condividere nemmeno dispositivi elettronici, come i cronometri, perché chi li ha usati prima di te potrebbe non aver lavato e igienizzato le mani o toccato superfici infette senza saperlo» aggiunge l’esperta.
Il discorso naturalmente cambia per il respiro: ogni sport ha un’intensità diversa, ma è naturale che durante un corso di spinning o Zumba, la quantità di aria inalata e espirata al minuto aumenti, rispetto, per esempio, al pilates. «In ogni caso, la distanza di sicurezza da rispettare è di almeno di 2 metri, visto che l’uso della mascherina (da indossare fino al momento prima di iniziare la lezione e negli spogliatoi) è incompatibile con uno sforzo fisico intenso e può causare malesseri, legati alla carenza di ossigeno e all’accumulo di anidride carbonica» precisa l’esperta.
Tra una lezione e l’altra, l’ideale sarebbe arieggiare la sala aprendo porte e finestre dove possibile oppure utilizzare un dispositivo portatile di purificazione dell’aria. Se hai scelto la formula del personal training perché ti senti più sicura, il coach deve indossare la mascherina, in particolare nei momenti in cui ti si avvicina per correggere i movimenti o la postura durante gli esercizi.
Durante le lezioni di gruppo non serve se si mantengono le distanze di sicurezza, ma se la musica è ad alto volume, il coach dovrebbe usare un microfono per evitare di urlare e, quindi, aumentare il cosiddetto droplet, le goccioline di saliva che disperdiamo nell’aria quando parliamo.
In piscina
«Non ci sono prove che il Covid-19 si diffonda attraverso l’acqua, che quindi non è un veicolo di trasmissione virale come l’aria» precisa l’esperta. In vasca si può stare tranquilli anche perché il cloro ha potere disinfettante e crea un ambiente sfavorevole per il virus, abbassando velocemente la sua carica virale, nel caso in cui una persona infetta lo rilasci nella fase espiratoria mentre nuota. In più, in acqua, le distanze di sicurezza aumentano: la Federazione nazionale nuoto ha stabilito che ogni persona debba avere a disposizione 7 metri quadrati di superficie di acqua. In una corsia lunga 25 metri e larga 2, dovrebbero trovare spazio quindi un massimo di 7 allievi. La limitazione vale se pratichi nuoto libero e durante i corsi di fitness, come acquagym. L’istruttore deve restare fuori dalla vasca e non è permesso utilizzare attrezzi: meglio portare tavoletta e tubo di gomma da casa se servono.
I rischi dell’utilizzo di sauna e bagno turco non sono legati alle temperature elevate che, anzi, diminuiscono la sopravvivenza del virus nell’ambiente, ma al rischio di assembramento
Negli spogliatoi
L’ideale sarebbe trascorrere meno tempo possibile negli spogliatoi perché in genere sono ambienti piccoli, senza finestre e con poche docce. Molte strutture in Italia hanno deciso di non riaprirli, piuttosto che contingentare gli ingressi e creare magari file, poco gestibili. Chiedono quindi ai bambini di cambiarsi nella sala dove fanno lezione, gli adulti arrivano con l’abbigliamento sportivo già indossato. Scelta da non scartare anche nel caso gli spogliatoi siano aperti.
La disponibilità degli armadietti varia da una struttura all’altra, ma in genere si utilizzano in modo alternato per mantenere le distanze. E lo stesso vale per le zone dove si appendono abiti e accappatoi. «Non lasciamo appesi gli indumenti usati durante l’esercizio fisico: appena tolti, vanno risposti in sacche chiuse» precisa Odone. Anche in questo caso, i bambini dovrebbero essere abituati a cambiarsi in autonomia per evitare l’affollamento e non dovrebbero consumare cibo negli spogliatoi. Il phon non va condiviso: il passaggio di mano in mano potrebbe favorire la trasmissione del virus, se non vengono sanificati.
Clicca su www.sport.governo.it/it/emergenza-covid-19 per consultare
la normativa aggiornata sul tema e redatta dal Dipartimento per lo sport
20.000 sono i centri sportivi e le palestre che non hanno riaperto dopo il lockdown secondo l’Associazione nazionale impianti fitness e sport
60% in meno di iscritti: è il dato registrato per le palestre al chiuso
30% in meno di iscritti per gli impianti all’aperto