Omicron fa paura. E c’è preoccupazione per un virus che oggi non risparmia bambini e neonati. Così da fine dicembre tanti punti nascita hanno ricominciato a sbarrare gli ingressi anche ai genitori dei nuovi nati. Non perché a imporlo ci sia una legge nazionale o regionale, ma per precauzione. Una scelta controversa che non solo scontenta i genitori, ma si scontra con quello che da tempo sostengono le società scientifiche dell’area materno infantile: solo a dicembre una decina di associazioni di professionisti avevano firmato un appello per sollecitare i dirigenti ospedalieri ad ammettere i papà.
È una questione di sicurezza
«Siamo anche oggi convinti che sia una priorità» dice Elsa Viora, presidente dell’Associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri (Aogoi), tra i firmatari. «Vero è che con una variante così contagiosa diventa sempre più complicato garantire la sicurezza. Non tutte le strutture ci riescono, ci sono problemi di spazi, di afflusso di pazienti». Ma non si tratta solo di spazi. Come ammette la stessa specialista, per riorganizzare un punto nascita e renderlo accessibile e sicuro serve anche una precisa volontà. «Bisogna essere convinti che la presenza del padre o di una persona di fiducia sia parte dell’assistenza, non una semplice concessione».
Le sale parto ancora aperte ai papà
C’è anche chi la pensa così e le porte non le ha mai chiuse. Come Maria Giovanna Salerno, primaria del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Camillo di Roma. Spiega che sì, avere sale parto e travaglio con postazioni singole li ha aiutati. «Ma abbiamo sempre ritenuto la nascita come un evento fondamentale per la coppia. Quando a inizio pandemia gli ospedali hanno chiuso abbiamo inviato una lettera alla direzione sanitaria spiegando perché secondo noi fosse necessario fare uno sforzo. E lo pensiamo a maggior ragione oggi, che conosciamo il virus». Le visite sono ammesse alla sera, per due ore al massimo, e in sala parto si entra con tampone e Green pass rafforzato. «I nostri sono reparti dove non puoi programmare i flussi, domani potrebbero arrivare tante donne in travaglio tutte insieme e saremmo costretti a limitare gli ingressi». Fino a oggi, però, non è mai successo.