Due teenager, un lui e una lei, impegnati in un amplesso super esplicito: la prima scena di Sex Education, fortunatissima serie Netflix ora alla seconda stagione (la terza è appena stata annunciata), mette alla prova i nervi dei genitori che pure giurano di essere moderni, all’altezza delle aspettative. E, soprattutto, del pressing dei figli: «Mamma, ti prego, la guardi con me?». «Ho avuto un minuto di tempo per decidere, quando mio figlio 14enne, l’altra settimana, mi ha chiesto di vederlo insieme» scrive su Facebook la mia amica Luisa. «Avevo una vaga idea di cosa si trattasse, ho subito provato la sensazione che sarebbe stato un territorio insidioso e torbido. Ho detto di sì, pensando che così, almeno, sarei potuta intervenire nei momenti cruciali».

I ragazzi non riconoscono agli adulti la “titolarità” dell’argomento. Italia, 2020. Secondo un’indagine Gfk Eurisko, solo una ragazza su 4 riceve le informazioni fondamentali sulla sessualità in famiglia. Nonostante i progressi culturali e sociali, parlarne è ancora un tabù. La domanda che si pone Marina Viola, autrice del divertente Loro fanno l’amore (e io m’incazzo), appena uscito per Sonzogno, è: «Come rivedere alcuni insegnamenti che i nostri genitori ci avevano trasmesso e partire da questi per modernizzarsi, mantenendo una visione femminista… e schiacciando la vecchia morale?». Il suo, specifica l’autrice, è un libro «poco scientifico ma molto ironico, scritto da una mamma di 3 figli con più dubbi che certezze, più pensieri che teorie».

Per il sessuologo Emmanuele A. Jannini, niente di strano nel reciproco imbarazzo. «A mamma e papà, semplicemente, i figli non riconoscono la “titolarità” per parlare di sesso. Dal canto loro i genitori, anche i più illuminati, fanno fatica: la presenza del proprio portato personale, sentimentale ed emotivo, è troppo ingombrante». Persino la mamma del giovane Otis, protagonista di Sex Education, pur essendo una sessuologa senza peli sulla lingua non sempre riesce ad affrontare il tema in modo neutro.

Da un lato abbiamo accesso a informazioni illimitate (il che vale ovviamente anche per i ragazzi), Dall’altro proviamo imbarazzo anche solo a parlare di contraccezione

È impossibile arginare l’epidemia di porno online. È come se, di fronte ai figli, ai genitori mancasse persino l’alfabeto del sesso. Lacuna a cui si aggiunge una preoccupazione: secondo un’indagine Eurispes, 7 giovani su 10 hanno fatto uso di materiale porno. Quasi uno su 2 è “incuriosito” dalle pratiche sadomaso. Gli adolescenti sono voraci, onnivori e velocissimi. E allora: «Con quale vino ubriacarsi quando tua figlia dichiara di non sentirsi più “donna”, ma “persona”, e quindi di essere gender fluid?». È quel che si chiede Marina Viola, scherzando ma non troppo. Il punto è questo: da un lato sappiamo molte più cose di un tempo e abbiamo accesso a informazioni illimitate (il che vale, ovviamente, anche per i nostri figli); dall’altro la maggior parte di noi adulti prova imbarazzo anche solo a parlare di contraccezione. Viola è andata in crisi quando sua figlia ha espresso il desiderio di dormire in camera con il fidanzato: «A 17 anni Sofia è grande abbastanza per gestire le proprie scelte intime. Ero io a non essere pronta a una rivoluzione del genere». Per quel che riguarda il porno, spiega Jannini, «mettiamoci l’animo in pace: è impossibile arginare quest’epidemia di informazioni grottescamente sessuali. Quel che possiamo fare è spiegare ai ragazzi che la pornografia è un po’ come il cinema: “Guarda che quelli sono attori e fanno cose finte, la realtà è diversa”».

Per il resto, spiegare che la sessualità non è una cosa sporca è un compito alla portata della maggior parte dei genitori. A spaventare è il passaggio dalla teoria alla pratica: quando all’improvviso ti trovi di fronte non più un bambino ma un essere umano biologicamente maturo, per quanto emotivamente incerto e instabile. «Un giorno in farmacia ho chiesto a mia figlia, quasi per scherzo: “Ti servono dei preservativi?”» continua Marina Viola. «Lei mi ha guardato e ha risposto: “Sì, grazie”. Glieli ho comprati e le ho detto: “Brava che li usate!”. Siamo tornate a casa quasi subito, in silenzio, e sono andata in bagno. A piangere».

Una scena di Sex Education 2, in programmazione su Netflix. La serie, di cui è stata annunciata la

Una scena di Sex Education 2, in programmazione su Netflix. La serie, di cui è stata annunciata la terza stagione, affronta le tematiche sessuali degli adolescenti di oggi, dalla masturbazione ai rapporti “gender fluid”.

L’educazione sessuale a scuola non c’è. Molto imbarazzo e pure un po’ di sofferenza sono umani, ricorda Jannini. «Un genitore, specie una madre, è programmato per lo scopo mitologico di mantenere i figli piccoli. E un figlio che si affaccia alla sessualità è come se ti urlasse: “Ehi, sono cresciuto”. Sentirsi impacciati, insomma, è normale. Motivo di più, conclude il sessuologo, «per insegnare a scuola l’educazione sessuale, cosa che purtroppo viene fatta pochissimo e malissimo». In assenza di altro, 8 giovani su 10 cercano informazioni sul web, non sempre ottenendo risposte esaurienti o corrette. Allora, serie tv come Sex Education, per chi ha il “coraggio” di affrontarle assieme ai figli, possono essere un’occasione per superare almeno in parte gli imbarazzi. La mia amica Luisa, al netto di 2 settimane di binge watching e arrivata onorevolmente alla fine della seconda stagione, riassume così l’esperienza: «Volgare? Sfacciato? Ai limiti della realtà, come dicono alcuni? No. Al contrario l’ho trovato educativo, realista, serio. Queste le vicende davanti a cui puoi trovarti e che da adolescente non sai gestire. Ora che lo abbiamo visto insieme, sono abbastanza certa che i miei figli, se non altro, non si vergogneranno di farmi domande». Non è obbligatorio avere tutte le risposte.

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S’intitola Loro fanno l’amore (e io m’incazzo) il divertente romanzo di Marina Viola, appena u

S’intitola Loro fanno l’amore (e io m’incazzo) il divertente romanzo di Marina Viola, appena uscito per Sonzogno, che racconta con ironia la “prima volta” di una figlia adolescente. E le reazioni inaspettate di una mamma (che si credeva) molto emancipata. E che si ritrova, invece, a fare i conti con il tempo che passa anche per lei.