Alessia “Mi era rimasta addosso una sensazione di incompiutezza. C‘era un buco nero tra quel breve travaglio e la nascita del mio bambino. Io non c’ero quando lui è nato. Non c’era neppure il suo papà”. Alessia, 44 anni, di Roma, racconta così il suo primo parto avvenuto nel 2003 con un cesareo. Così, quando due anni dopo scopre di essere di nuovo incinta pensa alla possibilità di partorire naturalmente, come aveva sempre sognato. “Ho cercato di informarmi il più possibile. Avevo letto le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e sapevo che i parti naturali dopo il cesareo devono essere incoraggiati, in presenza di alcuni presupposti. Io ce li avevo quei presupposti, ma nessuno mi incoraggiava. Anzi. I medici erano tutti contrari e non facevano altro che spaventarmi”.
L’incontro con Ivana Arena, una mamma che aveva fatto un Vbac (Vaginal Birth After Cesarium) e, successivamente, era diventata ostetrica la rassicura. “Ivana riuscì a placare tutte le mie ansie. Mi presentò Gabriella, un’ostetrica che lavorava in un ospedale in cui c’era un ginecologo che assisteva donne che avevano subito un cesareo e, finalmente, mi sentii al sicuro”. Quando arriva il momento, Alessia, dopo aver passato la prima parte di travaglio in casa, va in ospedale. “Un tempo infinito. Alle ultime spinte ero carponi, a terra su un lenzuolo, con mio marito accucciato vicino a me e Ivana e Gabriella che tenevano a bada il ginecologo il quale, abbastanza tranquillo fino a quel momento, cominciava ad agitarsi e a parlare di ventosa. Non ho mai pensato che qualcosa potesse andare storto. La rottura dell’utero, che per nove mesi mi era stata paventata da tutti, era l’ultimo dei miei pensieri. Mi stavo concentrando intensamente per partorire mio figlio. E Matteo è nato, da me, con me. Il suo papà ed io siamo scoppiati in lacrime. Ce l’avevamo fatta, e io mi sentivo una grande donna!”.
Ivana Arena è autrice del blog: www.nascita-nondisturbare.com e del libro “Dopo un cesareo” (Bonomi).
Pamela “Non ho mai accettato quel taglio cesareo, non mi sono sentita madre fino in fondo. Ho sofferto molto anche fisicamente. La ferita mi ha dato fastidio fino a due anni dopo, fino a quando, nell’ottobre del 2014, non scopro di essere di nuovo incinta. In quel momento esatto ho pensato: questo bimbo nascerà con un parto naturale!”. Pamela, 34 anni, di Roma, si mette subito in moto. “Su facebook mi iscrivo a tutti i gruppi di sostegno per il Vbac e cerco informazioni ovunque. Quando ritiro la cartella clinica, scopro che il taglio che mi avevano praticato era molto probabilmente ingiustificato e vengo assalita dai sensi di colpa per non aver dato a Giulia la nascita che meritava”. Così Pamela prende la grande decisione: Flavio nascerà in casa. “Mi hanno dato tutti della matta. Neanche Stefano, mio marito, era convinto, troppo pericoloso, diceva. Una discussione continua ma io sono stata molto ferma: l’avrei fatto con lui o senza di lui!”.
Il tempo scorre lentamente, il piccolo Flavio sarebbe dovuto nascere il 15 giugno ma il 17 ancora nessun segnale. Pamela comincia ad avere paura, teme di dover cedere alle pressioni esterne. Poi, il 18, comincia a sentire le prime contrazioni. Le ostetriche Ivana e Daniela accorrono. “Mi faceva male la pancia ma soprattutto i reni. Ho fatto una lunga doccia calda. Mio marito è arrivato nel pieno del dolore. Non ha detto una parola ma mi ha sostenuto con le braccia, mi ha assecondato nelle posizioni che sceglievo e io mi aggrappavo a lui. Mi sentivo come un animale, libera di muovermi come desideravo, di mugolare, di urlare… Mai mi è passato per la testa di avere un problema o un ostacolo di qualsiasi tipo, sono stata serena per tutto il tempo. Quando ho sentito la testina del mio bambino che premeva, ho spinto con tutta la forza che avevo e lui è comparso: 3 chili e 360 di bimbo! Stefano mi ha baciato e mi ha detto ‘Sei stata bravissima!’. Mi sono sentita la Donna e la Mamma più felice del mondo!”.
Ilaria “Ho dovuto difendere con gli artigli la mia scelta”. A distanza di due anni dal primo parto cesareo, Ilaria, il 29 gennaio 2012, giorno del suo 35° compleanno, scopre di essere di nuovo incinta e inizia con molta determinazione il suo percorso verso il parto naturale. “Mi sono scontrata con le perplessità di tante persone, anche quelle a me care, ma io ero decisa ad avere il mio riscatto. La mia grande paura era che anche Viola si presentasse podalica come Massimo, così quando alla 34° settimana ho saputo che anche lei era nella stessa posizione e che in più il liquido amniotico era molto diminuito ho pensato di non avere più chances. Ero in preda all’ansia”. Ilaria prova di tutto per cambiare la situazione: osteopatia, agopuntura, moxibustione, ma nulla da fare: “la piccola si trovava a suo agio a testa in su!”.
Il ginecologo, Carlo Piscicelli, primario di Ostetricia e Ginecologia al Cristo Re di Roma, fa di tutto per andarle incontro: fissa la data per il cesareo ma le propone, nello stesso giorno del ricovero, la manovra di rivolgimento esterna. “È una manovra delicata perché il bambino può risentirne e perché può causare un travaglio anticipato ma era la mia ultima speranza”. L’intervento riesce. “Quando ho visto nell’ecografia la mia bambina con la testa in giù non sono riuscita a trattenere le lacrime. Avevamo scampato il cesareo!”. Il giorno dopo iniziano le contrazioni, che si fanno via via più frequenti. “Mentre aspettavo mio marito, dentro di me si è scatenato un uragano di sensazioni forti, intense e dolorose. Non ho mai pensato alla cicatrice del taglio cesareo. Avevo fiducia nel mio corpo. Viola si faceva strada rapidamente e quando è arrivato mio marito ho cominciato a spingere insieme a lui. Ho toccato la testina di mia figlia che premeva e poi l’ho sentita sgusciare fuori. Il 6 ottobre 2012 siamo rinate insieme!”.
Ilaria Cinefra è autrice del blog: www.professionemamma.it