Il certificato vaccinale nazionale o Green Pass, nato su modello di quello europeo in arrivo con l’inizio dell’estate, cambia la sua validità, che passa da 6 a 9 mesi. A deciderlo è un’integrazione del decreto sulle riaperture in vigore dal 19 maggio. Ecco le novità.
Certificato vaccinale italiano
La “certificazione verde Covid-19” o Green Pass nazionale allunga la sua durata fino a nove mesi. Non solo: il pass sarà rilasciato “anche contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino” e sarà valido dal quindicesimo giorno dopo la somministrazione fino “alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale”. In pratica potrà avere valore fin dalla prima somministrazione del vaccino senza dover attendere di concludere il ciclo vaccinale con il richiamo.
A cosa serve
Il pass nazionale, introdotto dal decreto anti-Covid del 22 aprile 2021, è necessario per potersi spostare in entrata e in uscita dalle Regioni in fascia arancione o rossa. Ma è richiesto anche per accedere ad alcune strutture, come le Rsa (le residenze per anziani), per partecipare a cerimonie e feste di nozze dal 15 giugno. Potrebbe essere richiesto anche per seguire eventi come i concerti con capienza maggiore di quella attualmente consentita (fino a un massimo di mille spettatori in impianti all’aperto e fino a 500 al chiuso) o per usufruire di palestre o altri locali come discoteche, quando queste ultime riapriranno.
Chi lo rilascia
È rilasciato ai vaccinati «in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria ovvero dall’esercente la professione sanitaria che effettua la vaccinazione». Per i guariti dal Covid la certificazione verde è rilasciata «in formato cartaceo o digitale, dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero del paziente affetto da Covid-19, oppure, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta» come ricordano le disposizioni.
Ha validità di certificazione verde anche il risultato negativo del tampone, attestato dalla farmacia o dal laboratorio privato in cui si effettua il test molecolare o antigenico.
Il Green Pass europeo
Intanto stringono i tempi anche per il pass vaccinale o Green Pass europeo, sul modello di quanto già fatto in Israele (vedi foto in alto), dove il lasciapassare è realtà e permette a chi è vaccinato di frequentare palestre, cinema, hotel, ristoranti o prendere parte a eventi. Lo stesso accadrà anche in Europa, dove la presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, ha chiarito come funzionerà: «L’obiettivo è certificare che le persone sono state vaccinate». Il documento conterrà anche «i risultati dei test di quanti non si sono potuti immunizzare (dunque tamponi, Ndr) e le informazioni sulla ripresa dal coronavirus» dunque anche chi eventualmente si fosse ammalato e sia ritenuto immune o a minor rischio di infezione. Il tutto nel rispetto della protezione dei dati, della sicurezza e della privacy, ha garantito Von Der Leyen.
Un pass digitale
Il Green Pass sarà in formato digitale, collegato a un database centrale con informazioni leggibili tramite QR Code o tessera digitale. Ma come uniformare le scelte dei singoli Paesi, anche per tipo di vaccino? «Dobbiamo innanzitutto lavorare per garantire un certificato vaccinale a tutti a livello nazionale ed europeo» spiega l’epidemiologo Paolo D’Ancona, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità. «Al momento il suo ruolo potrebbe essere quello di evitare test e quarantena all’arrivo in un altro paese o regioni».
Quando entra in funzione
Il 10 maggio è iniziata una prima fase di test, che riguarda alcuni paesi: Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Italia, Lituania, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Islanda e Grecia. Un secondo gruppo (Lettonia, Romania, Cipro, Irlanda, Portogallo, Polonia, Danimarca e Slovenia) avvierà i test “verso fine maggio”, mentre altri cinque (Ungheria, Belgio, Norvegia, Liechtenstein e Slovacchia) hanno deciso di non partecipare ai test e di connettersi alla piattaforma direttamente in fase di attuazione.
«L’uniformità è una sfida, ma l’importante è che sia chiaro quale sia lo stato vaccinale di ognuno anche se i vaccini sono diversi. Ma non è detto che ogni stato faccia lo stesso uso del passaporto vaccinale» ha spiegato D’Ancona.
Cosa faranno i non vaccinati?
Il pass non prevede l’obbligo di vaccinazione e può essere rilasciato anche ad altre due categorie di persone: i guariti dalla malattia Covid nei 6 mesi precedenti e chi si è sottoposto a tampone molecolare o antigenico nelle 48 ore precedenti. Ogni singolo Stato, però, potrà sempre decidere misure di protezione ulteriori, come quarantene.
Vantaggi e limiti del passaporto vaccinale
«Avere un passaporto vaccinale (o meglio un certificato vaccinale) europeo darebbe l’opportunità di avere un documento leggibile da tutti gli stati per quando sarà presa una decisione di introdurre minori restrizioni, facilitare i viaggi internazionali o comunque procedure diverse tra chi è vaccinato e chi non lo è. Mettere a punto ora un passaporto vaccinale Europeo è un investimento per il futuro. Tra l’altro la Ue sta lavorando a un certificato vaccinale europeo anche per tutte le altre vaccinazioni» spiega l’epidemiologo dell’ISS. «Inoltre, c’è il pericolo che i Green pass diano troppa sicurezza. I vaccini proteggono, ma non è ancora chiaro quanto interrompano la trasmissione del virus, né quanto duri l’immunità, né se garantiscono una protezione completa da tutte le varianti. Anche la durata dell’immunità delle persone guarite dal Covid-19 è ancora oggetto di studio». Per questo in Italia è già stata modificata la durata della validità del pass.