Un traguardo importante a cui si lavorava da tempo. È stato appena pubblicato (22 settembre) in Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale 243, del 1 giugno scorso, che dà la possibilità ai candidati con dislessia di avere il 30 per cento in più di tempo a disposizione per rispondere ai quiz dell’esame per la patente. Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) ha inoltre pubblicato la circolare 28649, che contiene tutte le disposizioni attuative della norma.
I primi risultati
Da tempo AID (l’Associazione Italiana Dislessia) è all’opera per rinnovare il modo in cui si svolgono gli esami per tutte le patenti, insieme alle associazioni di categoria (Confarca- Confederazione Autoscuole Riunite e Consulenti Automobilistici e Unasca – Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica). Negli ultimi anni ha scritto al Ministero dei Trasporti diverse lettere per cercare di tutelare al meglio i diritti delle persone con DSA. Ministro dopo ministro, i risultati stanno arrivando e i nodi principali si sono sciolti. «Le nostre richieste sono state in gran parte accolte, a partire dall’eliminazione del termine “affetto da dislessia” per sostituirlo con “candidato con disturbi specifici di apprendimento”» spiega Andrea Novelli, presidente di Aid. Alcune però non sono ancora operative per i passaggi burocratici lunghi.
La patente è un grosso scoglio
Chi ha la dislessia si accompagna a questa neurodiversità per tutta la vita. La difficoltà a leggere, abbinata spesso a quella di fare i calcoli o di scrivere, non finisce con la scuola. Tra gli esami che mettono alla prova i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento, uno dei più complessi è proprio quello per prendere la patente: i quiz non sono semplici nella formulazione, spesso ambigui e chi ha difficoltà di lettura perde tempo e si ritrova a sostenere l’esame anche quattro volte. Uno scoglio ostico, insomma, per com’è strutturato, che si presenta la prima volta a 14 anni con la patente per i motorino, e si ripete ai 18.
Le difficoltà dei ragazzi
Pietro, 15 anni, che abbiamo raggiunto al telefono, racconta di essere stato bocciato già due volte all’esame per la patente del motorino: come molti ragazzi, nonostante l’aiuto dei file audio che le autoscuole forniscono (una sorta di lettore delle domande da ascoltare sui computer in dotazione), viene tradito dall’emozione della prova. «Gli audio – ci dice – oltre a essere poco comprensibili spesso non sono sufficienti: dovremmo poter sostenere l’esame oralmente. Se a scuola possiamo farlo e il voto scritto per i professori non fa media, perché in un esame come questo non è possibile?». La domanda di Pietro è quella di tantissimi altri ragazzi in difficoltà con domande involute e costrutti ambigui, come la doppia negazione. Sarebbe una possibilità in grado di fare la differenza, ma non è l’unica questione sul piatto. Ecco tutti i nodi ancora da sciogliere.
Si possono sostituire i quiz con domande orali?
Per ora no. AID intende farsi tramite di questa esigenze, sentita da molte persone con DSA, presso il Ministero, ma tutt’oggi la possibilità di sostituire i quiz scritti con domande orali esiste per la Carta di qualificazione del conducente (il Cqc, titolo successivo alla patente per condurre certi automezzi per lavoro) ma fino a quando non saranno predisposti i file audio per l’esame di teoria.
Buone notizie invece sul fronte patente nautica: si stanno aspettando i tempi previsti dalla burocrazia. «Per la patente nautica, attualmente non è ancora prevista la possibilità di svolgere la prova orale. Sarà possibile dopo l’approvazione del nuovo regolamento della nautica da diporto. La patente nautica segue infatti un iter a parte che non si è ancora concluso. Stiamo aspettando l’entrata in vigore di un nuovo regolamento che prevede tutti gli strumenti compensativi della legge 170, compresa la prova orale» dice il presidente Aid.
Per la patente vale lo stesso certificato diagnostico che si usa a scuola?
Sì. La certificazione diagnostica validi ai fini scolastici ai sensi della legge 170 del 2010 vale anche per il conseguimento della patente di guida e nautica. Tutte le autoscuole devono tenerne conto. «Fino al 5 novembre 2020 valeva solo quella di un medico, cioè il Ministero dei Trasporti (ora Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili) non riconosceva le certificazioni rilasciate da psicologi» spiega Novelli. «Questo si traduceva in un grave disagio per le famiglie, costrette a sostenere i costi di un’altra certificazione. Non solo: oltre ai costi (spesso esosi) si dovevano attendere tempi biblici. Sono infatti pochissimi i centri autorizzati alla certificazione diagnostica di DSA per adulti in Italia e i tempi sono dilatati, si arrivava perfino a due anni». Lo dimostra anche un sondaggio realizzato proprio da Aid, in base al quale la diagnosi già riconosciuta valida ai fini scolastici veniva ritenuta valida per l’esame della patente solo nel 67% dei casi. Il restante 33% doveva produrne una nuova con tempi e costi aggiuntivi.
Che strumenti compensativi si possono usare agli esami per la patente?
Oltre al tempo in più (appena il decreto diventa legge), i file audio. «I ragazzi hanno a disposizione dei file audio forniti dal Ced, il Centro elaborazione dati della motorizzazione, spesso voci umane, altre volte sintetizzatori vocali. È uno strumento importante ma non sempre accessibile e funzionale». In base al sondaggio AID infatti quasi l’80 per cento dei candidati ha utilizzato gli audio, mentre negli altri casi non i file non erano disponibili, oppure di qualità inadeguata. «È un problema di dotazione tecnologica delle motorizzazioni: il Ministero sta lavorando al rinnovamento della strumentazione informatica. In ogni caso il file audio andrebbe comunque garantito in forma gratuita a tutti» aggiunge il presidente.
I quiz sono stati cambiati?
Al momento no, ma il Ministero sta lavorando alla rimodulazione dei quiz che, tra l’altro, non rispondono ai requisiti di accessibilità dettati dall’Universal Design for Learning, per esempio per le doppie negazioni. I ragazzi raccontano nel sondaggio che i quesiti sono formulati in modo ambiguo e questo rende difficile la comprensione. «La velocità di lettura per una persona con DSA è minore rispetto a quella di un normolettore e proprio perché i quiz contengono doppie negazioni o hanno una struttura complessa, i ragazzi incontrano serie difficoltà. La doppia negazione, per es.:”non è vero che non sono andato”, comporta grande perdita di tempo per una persona con DSA prima di poter arrivare alla conclusione: “sono andato”. Poi per la caratteristica dei disturbi specifici di apprendimento, le difficoltà sono anche nel riconoscere la destra dalla sinistra o nel memorizzare per esempio regole relative al peso dei mezzi. Ci aspettiamo la revisione dei quiz (che sono più di 1.200) entro il prossimo autunno: dovranno utilizzare un linguaggio più chiaro con risposte che prevedono Vero o Falso alle domande».