È finalmente diventato realtà uno degli “antidoti” pensati dal governo per rendere meno amara la pillola della legge Fornero, che dal 2018 ci manderà tutti in pensione con almeno 66 anni e 7 mesi di età. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha firmato il decreto che rende operativo il “part-time in uscita”, già inserito nella Legge di Stabilità di fine 2015.
Solo per i privati over 63
Si tratta di una misura valida per i dipendenti privati, pubblici esclusi, che entro il 31 dicembre 2018 matureranno i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia, appunto di 66 anni e 7 mesi di età, con almeno 20 anni di contributi. Quindi, persone che oggi abbiano almeno 63 anni e 7 mesi. Questi potranno concordare un part-time con il datore di lavoro, fino a una riduzione massima dell’orario del 60%, così da rendere meno pesanti gli ultimi anni di attività lavorativa. In questo periodo di lavoro ridotto, sia l’azienda sia lo Stato verseranno i contributi previdenziali come se si trattasse di un lavoro a tempo pieno, così una volta raggiunta la pensione l’assegno sarà al 100%. I dipendenti riceveranno in busta paga circa i due terzi rispetto allo stipendio standard.
Le incognite (donne comprese)
La misura è allettante, ma parte comunque con alcuni ombre. La prima di queste è che, a meno di nuove specifiche fornite dal ministero, non è obbligatoria, ma azienda e lavoratore devono raggiungere un accordo individuale sulla formula da individuare. La seconda è la dotazione finanziaria. Sono stati stanziati 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018, denaro che lo Stato verserà per coprire interamente i contributi. Secondo le prime stime, però, i soldi sono sufficienti per circa 20mila lavoratori all’anno, meno della platea potenziale degli interessati. Quindi se dovessero esserci adesioni in massa, il denaro potrebbe non bastare. La terza è che il part time in uscita «rischia di essere precluso per le donne» per effetto del diverso requisito anagrafico previsto in questi anni e dell’equiparazione nel 2018 dell’età tra maschi e femmine. Lo spiega la Uil. Le donne nate nel 1951 – che raggiungerebbero i 66 anni e 7 mesi entro il 2018 – sono già uscite nel 2012. Quelle nate nel 1952 escono quest’anno con 64 anni mentre quelle del 1953 raggiungeranno i requisiti fuori tempo massimo.
Flessibilità in arrivo
Eppure il cantiere pensioni è sempre aperto. Questa misura è comunque un gradino intermedio verso la strada che dovrebbe portare, entro fine anno, a una revisione organica della legge Fornero. Il Governo dovrebbe introdurre nuovi meccanismi di pensione anticipata, che consentano il ritiro dall’attività lavorativa già a partire dai 62 anni, a fronte di un taglio della pensione di circa l’8-10%, con almeno 35 anni di contributi.