Non è certo il tipo di classifica che ci fa onore: l’Italia è al secondo posto in Europa per infezioni batteriche e fungine che non rispondono alle terapie antibiotiche. Secondo i dati dell’Istituto superiore della sanità, da 7 a 10 persone su cento hanno già fatto i conti con il problema. Sviluppare una resistenza agli antibiotici è un problema che si può pagare a caro prezzo, soprattutto perché quando c’è un’infezione si allungano i tempi per arrivare a una terapia efficace. Un gruppo di ricerca istituito dal Governo inglese ha chiesto con urgenza la diffusione dei nuovi test molecolari. Che in circa sei ore sono in grado di individuare con precisione batterio e cura. Il più usato al momento è uno speciale microscopio. Dal campione di sangue, oppure di urine, o di altro, a seconda della zona colpita, vengono isolate le cellule del batterio: l’esame permette di ottenerne un identikit e di evidenziare dal Dna a quali antibiotici è sensibile. «Con questo test la cura viene impostata fin da subito in modo mirato» spiega Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano. «I costi però sono ancora molto elevati. E l’indagine viene riservata solo alle situazioni più complesse, come infezioni particolarmente gravi che non rispondono alle cure».
A gennaio il professor Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, e il suo team rispondono a tutti i dubbi sull’uso degli antibiotici. il mercoledì e il giovedì dalle 12,30 alle 14,30 al 3488016064. Oppure puoi inviare una email a meseprevenzione@ gmail.com
Troppe prescrizioni
Il problema dei batteri che resistono ai farmaci dipende da tanti fattori: tra questi c’è sicuramente il fatto che in ospedale le infezioni dovute a questi microrganismi così battaglieri si diffondono sempre di più e sono tenute poco sotto controllo. Ma non solo. L’utilizzo esagerato e continuo che facciamo di questi farmaci favorisce l’emergere, la moltiplicazione e la diffusione dei ceppi resistenti. È stato calcolato che il 30% delle infezioni che vengono curate in ospedale si sarebbe potuta evitare perché dipende dall’uso improprio degli antibiotici fatto in precedenza e che ha reso l’organismo più suscettibile ai batteri. Il ministero della Salute ha messo in atto un piano di attacco con campagne di informazione capillari in ogni Regione. L’obiettivo è ridurre entro il 2020 del 10% l’indicazione degli antibiotici da parte dei medici e del 5% la somministrazione in ospedale. «Esiste la tendenza a una prescrizione sempre più massiccia e non sempre giustificata dalla gravità della malattia» conferma l’esperto. «E questo soprattutto nella medicina d’urgenza». Eppure per capire quando è il caso di ricorrere a questo tipo di medicinale basta leggere il box qui a destra.
Troppi errori nelle cure
Le responsabilità però non sono solo dei medici. Ne abbiamo parecchie anche noi. «Circa un malato su due commette degli errori» dice l’esperto. «Li assume di testa propria, utilizzando quelli che ha in casa, rimasti da una precedente terapia. Oppure gestisce in autonomia la cura, senza seguire fino in fondo le indicazioni del medico. Tra gli sbagli più comuni c’è il fatto di sospendere la terapia non appena si ha la sensazione di stare meglio, oppure non rispettare gli orari di assunzione. Senza sapere che i batteri responsabili dell’infezione così potrebbero essere debellati solo in parte e che questo consente all’infezione di progredire o crea batteri resistenti. È poco risaputo anche che durante la terapia bisognerebbe evitare il consumo di agrumi perché possono alterare l’efficacia degli antibiotici. E che dovrebbe esserci una distanza di un paio d’ore tra l’assunzione del farmaco e un pasto con alimenti integrali: così si evita che le fibre di questi accelerino il transito intestinale dei farmaci. Via libera invece ai probiotici perché se assunti durante la cura, aiutano a prevenire i disturbi intestinali e rinforzano la flora batterica.
Quando gli antibiotici sono necessari
L’antibiotico è utile nel caso di infezioni del tratto urinario come le cistiti ricorrenti. Va urilizzato anche per quelle dell’apparato respiratorio, in primis le bronchiti, e in alcune forme di polmoniti, per citare i disturbi più comuni. Questo tipo di terapia viene usata anche dopo un intervento chirurgico, per prevenire le infezioni batteriche.
Quando sono da evitare
L’antibiotico non funziona contro raffreddori e influenze e ottiene risultati solo nella metà dei casi delle laringotracheiti e nel 60% delle forme di semplice cistite. Non servono neppure prima di un intervento come l’estrazione di un dente, a meno che non si soffra di problemi di salute che rendono il sistema immunitario più sensibile alle infezioni.