Facciamo un’esperimento: avete 42 anni e leggete sul prestigioso periodico americano Esquire che «Secondo le nostre rilevazioni, l’età ritenuta più attraente per una donna non sono i 27 anni (come era nel 1999) o i 39 (il risultato del 2008), ma i 42. Perché non sono più quelli di una volta». La notizia vi rallegra?
Io, che ho quell’età e di colpo mi sono scoperta irresistibile, ho esultato. Sbagliando. Perché, leggendo i commenti all’articolo citato, mi sono resa conto di quanto, sulla mia reazione, abbia inciso l’abitudine femminile, acquisita sin dall’infanzia, di cercare conferma del fatto che siamo “belle” (lo avete vissuto anche voi, vero?). E ho dovuto riconoscere come proprio la ricerca di questo tipo di gratificazione non ci faccia notare il “veleno” insito in certi complimenti. Per capire cosa intendo, facciamo un passo indietro.
Le rilevazioni riportate sopra sono servite al giornalista Tom Junod a introdurre un confronto tra Anne Bancroft, che all’età di 42 anni ha interpretato la Mrs Robinson del film Il laureato, e tre sexy icone di oggi: Cameron Diaz, Sofia Vergara e Leslie Mann, 42 anni compiuti nel 2014. Paragonando l’aspetto dell’una alle altre, l’autore ha notato come, «In una società in cui la vita media si è allungata, dobbiamo ridefinire la giovinezza. La vita dura di più, come la bellezza, la fertilità e il sesso» (speriamo che citi dati empirici, su questo punto). E poi ha concluso, con intenti presumibilmente elogiativi, che «alle feste estive nessuna è più provocante e svestita di una 42 enne, tonificata da pilates e corsa».
Ecco, proprio queste righe, che in me avevano suscitato un entusiasmo trionfale (anche se non faccio pilates, odio la corsa e sono pudica) hanno scatenato le piccate reazioni di chi, giustamente, fa notare che le donne non dovrebbero avere bisogno di spogliarsi e massacrarsi in palestra per ottenere l’approvazione altrui (e neppure la propria, volendo).
Altre commentatrici, invece, hanno replicato: tante grazie per il consenso rivolto a una star come Cameron Diaz. Che cosa ne direbbe invece Junod di una donna, mettiamo pure di 35 anni, che non va in palestra, non si fa il botulino e non riceve vestiti dagli stilisti migliori del mondo? Ha senso propagandare la sua difesa delle 42 enni mozzafiato come l’atteso “sdoganamento estetico” di una generazione finora ritenuta troppo vecchia? Ecco, sta qui il punto. A chi appartiene lo sguardo che finora bollava le quarantenni “oltre la data di scadenza” e ora scopre che, contrordine, sono strepitose? É questa l’emanicipazione che volevamo?
Certamente no. Ma non è sempre facile riconoscere lo stereotipo maschilista quando è ricoperto di zucchero. Un po’ come avviene quando, di un’attrice di 40, 50 o 60 anni, si scrive: è ancora una bella donna. Ecco, quell’ “ancora”, che vorrebbe essere una lusinga, una conquista sul tempo, ferisce come uno schiaffo.
D’ora in poi ci starò più attenta. O imparerò a rispondere con l’ironia tagliente della rivista Slate che, mettendo a confronto George Washington, in un ritratto all’età di 56 anni, e Alec Baldwin, Gary Oldman o Prince, che li compiono quest’anno, ha rivendicato l’appeal di uomini ancora piacenti “nonostante” la loro età. Gente che, «incontrata a una festa estiva, tonificata da una pancera elastica e da una copia (non letta) del Financial Times», come l’omologa 42 enne vanta un primato: «Non c’è nessuno più provocante e disposto a spogliarsi». Con chi, poi, non sarebbe l’età il vero problema.