Ercolano (Napoli), 29 gennaio: dieci ragazzi entrano in un campo nomadi e incendiano una baracca. Lecco, 4 febbraio: una donna accusa due zingare di aver cercato di rapirle la figlia. Il giudice libera le rom, mezza Italia protesta. Verona, 14 febbraio, il procuratore Guido Papalia viene insultato durante una manifestazione: aveva condannato per incitamento all’odio e istigazione razziale sei leghisti che raccoglievano firme per far chiudere un campo nomadi.

Sì, i 150 mila zingari che vivono nel nostro Paese, la metà dei quali cittadini italiani, ci fanno paura. Tutti ladri, gente di cui diffidare, ecco cosa si pensa comunemente di loro. E i recenti discorsi di inaugurazione dell’anno giudiziario alimentano i timori. Come quello del procuratore generale della Corte d’appello di Milano Mario Blandini, che ha segnalato “il fenomeno dei nomadi slavi addestrati al borseggio e al furto in appartamento”.

“Attenti a non generalizzare” dice Maurizio Pagani, vicepresidente dell’Opera Nomadi di Milano, che ogni giorno lavora per migliorare i rapporti con i rom. “Se andiamo a vedere chi sono i ragazzi detenuti nell’istituto Beccaria di Milano, in effetti scopriamo che nella sezione femminile ci sono quasi solo giovani zingare. Ragazze di 15, 16 anni, senza permesso di soggiorno perché i loro genitori sono stranieri.

Non vanno a scuola, visto che sempre di più gli istituti italiani rifiutano i nomadi, non hanno un lavoro. L’unica cosa che possono fare per vivere è rubare. Non è una giustificazione. È una constatazione”. E un invito ai Comuni a prendere provvedimenti. “Molti campi nomadi sono in condizioni di degrado insopportabile, senza acqua, senza luce, alcuni teatro di violenza sulle donne e sui bambini. Che futuro può avere un ragazzo che cresce così?”.