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Cara Chiara, come sono cambiati i tempi! Quanta insicurezza e incertezza riscontro in questi ragazzi. Che poi, ti domando e mi domando, fino a quando oggi si è giovani? Io e mio marito ci siamo sposati a 23 anni, siamo diventati genitori a 24. A 37 avevamo già una figlia di 13 e un figlio di 10. I primi tempi vivevamo con uno stipendio solo, eppure, nonostante qualche crisi, siamo andati avanti, e oggi siamo nonni. Mi stupisce sempre molto leggere di questi “giovani” che non sono più tanto giovani ma che ancora si credono tali, impegolati in storie così complicate, indefinite… Mi chiedo il perché, ma non so trovare una risposta.
Mirella
Cara Mirella, hai ragione: viviamo tempi slabbrati, in cui tutto si rimanda e nulla riesce a mantenere contorni definiti, netti. Siamo ancora giovani a 40 anni, è proprio così, mentre i nostri genitori alla stessa età erano già adulti realizzati e consapevoli. La loro generazione, però, quella che ci ha preceduto, aveva delle tappe stabilite: lo studio, il lavoro, la casa, la famiglia. Quando questo percorso obbligato si è inceppato, ed è successo all’altezza della voce “lavoro”, la società è radicalmente cambiata. Abbiamo prolungato gli studi fino ai 30 anni, perché tanto il lavoro non c’era. Abbiamo dovuto rinunciare ad accendere un mutuo, a comprare la casa, perché il lavoro non c’era. E abbiamo capito, alla fine, che è troppo complicato costruire. Non voglio ridurre tutto a questo, ma credo che la nostra sia stata la prima generazione a dover crescere con le sabbie mobili sotto ai piedi. E a dover cercare modi creativi per farcela ugualmente. I più fortunati hanno avuto l’aiuto dei genitori, i meno fortunati hanno scelto il gioco degli eterni giovani: questo sembra agli occhi dei più grandi, mentre io credo che combattano solo la loro battaglia contro l’incertezza cronica di questi tempi. Per quanto riguarda le relazioni, purtroppo sono lo specchio di questa situazione. Non sono solide, non guardano lontano, sono sempre spaventate. Proprio come noi.
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