La scrittrice statunitense Gertrude Stein affermò: “Chiunque abbia detto che i soldi non possono comprare la felicità non sapeva dove fare acquisti”.
In previsione di aprire le danze dei regali natalizi conviene aspettare, per il nostro portafoglio, il periodo delle offerte. La regola aurea è quella di ricordarsi che, dopo il Giorno del Ringraziamento, il Thanksgiving day, che avviene l’ultimo giovedì di novembre negli Stati Uniti con annesso tacchino imbottito, arriva l’agognato Black Friday.
Ma se è un giorno buono per chi vende e chi acquista, perché definirlo nero? La storia, come spesso accade, ci viene in aiuto.
Il venerdì nero di Philadelphia
In origine con “Black Friday” ci si riferiva al caos che si creava a Philadelphia il giorno dopo il ringraziamento, quando orde di turisti si riversavano in città per la partita annuale di football americano Army vs Navy, cioè tra le squadre dell’Accademia Militare di West Point e quella dell’Accademia navale di Annapolis. Un incontro tradizionale combattutissimo a cui spesso partecipa persino il Presidente degli Stati Uniti. E così in città si creava il pienone: traffico, scippi, alcool, caos! I poliziotti dovevano lavorare e fare pure gli straordinari invece che vacanza: insomma per loro era un vero venerdì “nero”. I negozianti invece, approfittando della ressa di gente, facevano grandi affari. E da qui nasce la tradizione consumistica degli sconti e delle offerte speciali.
Anche se meno accreditata, esiste un’altra ipotesi sul nome: i registri contabili dei negozianti si compilavano a penna, usando l’inchiostro rosso per i conti in perdita e quello nero per i conti in attivo. E nel venerdì dopo il Ringraziamento, grazie a queste promozioni, i conti finivano decisamente in nero.
Nei primi tempi, tentarono di chiamarlo Big Friday invece di Black Friday per togliere la connotazione negativa ma non ci riuscirono.
L’altro venerdì “caldo”, quello prima di Natale
Esiste anche un Black Friday in Inghilterra che però cade in un’altra data, cioè il venerdì prima di Natale. Naturalmente è il giorno più apprezzato dai ritardatari del regalo.
In effetti, fino al 2001 anche negli Usa il giorno in cui i negozi facevano più affari era il sabato prima di Natale, tanto che gli esercizi commerciali aprivano già alle 6 del mattino. Dopo quell’anno è iniziata la corsa ad aperture sempre più anticipate: nel 2012 la catena di negozi Walmart, tra molte critiche, ha iniziato la svendita addirittura alle 8 di sera del giorno del Ringraziamento. Mentre lo scorso anno, a Chicago, Macy’s ha aperto a mezzanotte e la confusione, fino alla rissa, è stata inimmaginabile.
In Italia il venerdì nero è arrivato per la prima volta con Apple nel 2011 e anche quest’anno, senza assembramento, non ci faremo trovare impreparati: il Black Friday cade il 27 novembre.
Ormai è un indicatore dell’andamento dei consumi
Ormai la giornata è diventata un punto di riferimento economico. Gli analisti finanziari la leggono come un indicatore dei consumi poiché segna l’inizio degli acquisti natalizi. Pare che nel 2020 gli americani spenderanno 148,5 miliardi di dollari tra Black Friday e cyber Monday, il lunedì dopo il Ringraziamento, dedicato agli acquisti online.
E, a sottolineare quanto il Black Friday racconti dell’andamento dei consumi, per far fronte al periodo duro che stiamo affrontando, quest’anno alcuni colossi delle vendite online lo hanno fatto partire un mese prima. «Ci rendiamo conto che non possiamo avere tutto, e così inizia la folle corsa per avere tutto il resto» ha commentato il tenore americano Robert Brault.
Ma i consumatori come devono comportarsi di fronte allo sterminato mare delle opportunità di acquisto? Con saggezza. Conviene muoversi in anticipo e, magari, stilare una lista dei regali che si desiderano fare perché l’attrazione per il futile è dietro l’angolo. In questo 2020 così atipico, è comunque chiaro che l’acquisto fisico nei negozi sarà limitato, anche perché quasi tutti gli esercizi, librerie e botteghe a gestione familiare compresi, si sono attrezzati con lo shopping online.