Nei fiumi, laghi e falde italiane c’è di tutto. Lo rivela il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque redatto dall’Ispra.

Pesticidi, insetticidi, funghicidi e erbicidi, tra i quali il discusso glifosato. Decine di sforamenti dei limiti di sicurezza stabiliti per legge. Aree del territorio italiano che restano fuori dal monitoraggio. Altro che le “chiare, fresche e dolci acque” magnificate da Francesco Petrarca.

C’è di tutto, e di più, nei fiumi, nei laghi, nei torrenti del nostro Paese e nelle acque sotterranee. Rilevatori e tecnici hanno contato 224 tipi diversi di molecole. E il tasso di inquinanti cresce rispetto al passato, con incrementi che solo in parte potrebbe essere spiegati dall’ampliamento e dall’affinamento dei controlli. A certificare l’andamento della situazione è il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque redatto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), sulla base di campionamenti e analisi effettuate in 18 regioni (Molise e Calabria non hanno inviato informazioni) nel corso del 2013 e nel 2014.

Pesticidi in aumento

Aumenta la quantità di pesticidi presenti nelle acque, sia in quelle superficiali (+20 per cento rispetto 2012), sia in quelle sotterranee (+10). Ne sono state trovate tracce nel 63.9 per cento dei 1.284 luoghi di monitoraggio in superficie (contro il 56.9 per cento del 2012) e nel 32.7 per cento dei 2.463 punti di prelievo nel sottosuolo (contro il 31 per cento nel 2012). La contaminazione maggiore è stata accertata nella pianura padano-veneta, dove si concentra il 60 per cento della rete di rilevamento e verifica, una variabile da considerare nella lettura delle statistiche.

Le regioni più inquinate

In alcune regioni la contaminazione delle acque risulta molto più diffusa della media nazionale. Supera il 70 per cento nelle acque superficiali monitorate in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, con picchi del 90 per cento in Toscana e del 95 per cento in Umbria. Per le acque sotterranee il primato negativo è della Sicilia (76 per cento dei punti di prelievo contaminati), seguita da Friuli Venezia Giulia (68.6 per cento) e Lombardia (50). “Più che in passato – rivela l’Ispra – sono state trovate miscele di sostanze, fino a 48 in un singolo campione d’acqua, quindi con una tossicità più alta rispetto a quella dei singoli componenti”.

Il record dei pesticidi

Gli erbicidi sono ancora le sostanze “cattive” più rinvenute dai ricercatori, in particolare nelle acque superficiali “soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera”. Rispetto agli anni precedenti sale in modo significativo la presenza di fungicidi e insetticidi. L’incremento dei primi, rispetto al 2012, è del 72 per cento nelle acque superficiali e del 11 per cento in quelle sotterranee . Il balzo in avanti degli insetticidi è del 53 per cento nelle acque superficiali e del 30 per cento in quelle sotterranee.

Il glifosato nel 40 per cento dei campioni

Il glifosato è stato trovato nel 39,7 pere cento sdei punti monitorati tra Lombardia e Toscana, le uniche due regioni in cui è stato cercato e solo in fiumi, torrenti e laghi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità è probabilmente cancerogeno. Secondo la Ue per questo attaccata da associazione ambientaliste e ecologiste, invece non lo è. Anche il suo metabolita Ampa è stato rilevato in corsi d’acqua e bacini lombardi e toscani, presente e nel 70,9 per cento dei campioni.

I rischi per l’ambiente

“La presenza di pesticidi nelle acque – ricordano i ricercatori dell’Ispra – pone la questione delle possibili ripercussioni negative sull’uomo e sull’ambiente.. Il 21.3 per dei punti delle acque superficiali ha concentrazioni superiori alle soglie stabilite per legge. Nelle acque sotterranee la percentuale di sforamenti è 6.9 per cento” Non solo. La rete di monitoraggio da cui provengono i dati è finalizzata alla salvaguardia dell’ambiente e non al controllo delle acque potabili, spesso sono prelevate dagli stessi corpi idrici”.

I pericoli per l’uomo

Sottolineano gli specialisti: “Diverse sono le vie di esposizione da parte dell’uomo: l’ingestione, il contatto cutaneo e l’inalazione. L’uomo può assimilare sostanze chimiche pericolose attraverso gli alimenti e l’acqua, ma anche attraverso le vie respiratorie e la pelle. L’esposizione per via orale dipende dalla presenza di residui della sostanza nel cibo e nell’acqua potabile e dalle quantità di cibo e acqua consumata. La concentrazione della sostanza nel cibo dipende dalla concentrazione della sostanza nell’acqua, nel suolo e nell’aria e dal potenziale di accumulo o trasferimento tra i comparti”.

La qualità dell’acqua potabile

In un quadro così preoccupante, c’è anche una nota relativamente positiva. La qualità dell’acqua potabile della Ue, è scritto nella parte finale del Rapporto Ispra, è “ in generale molto buona”, almeno stando ai dati disponibili, relativi al triennio 2008-2010.