È entrata in vigore la norma, contenuta nella legge sulla green economy varata a fine 2015, che vieta il pignoramento di cani, gatti, cavalli e animali per pet therapy e supporto. I proprietari e i loro familiari, così come le persone non vedenti o con altre disabilità, possono stare tranquilli. Nessuno potrà toccare gli amati compagni.
Gli ultimi casi di pignoramento
Sembra assurdo, invece casi di pignoramento non sono così rari. Tre anni fa è successo a una villeggiante americana, a Venezia, a cui venne pignorato l’amato chihuahua, Skippy. Per una serie di disguidi, così si disse, la donna straniera aveva maturato un debito enorme per l’affitto di una casa al Lido. In extremis la signora riuscì a evitare che il cagnolino finisse all’asta tra soprammobili e gioielli. Questo destino toccò invece a due sorelle meticce di pastore tedesco, Astra e Lara, nel 2007 sottratte a Parma ai padroni travolti da problemi finanziari.
Da oggi il pignoramento dei pets è proibito
Da oggi, non accadrà più. A ricordarlo è il presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari, Marco Melosi. “La disposizione entrata in vigore – spiega – colma un vuoto normativo. Benché il pignoramento non rientrasse nella prassi quotidiana di ufficiali giudiziari ed esattori – precisa – non era nemmeno esplicitamente escluso, né proibito”. Adesso invece lo è, come per gli anelli nuziali, i letti, il tavolo su cui si mangia, il frigorifero e la lavatrice, le scorte di cibo per un mese. Intoccabili sono anche gli “animali impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli”. Resta invece la potenziale pignorabilità di esemplari d’allevamento e di altre attività economiche.
Gli animali però restano “cose”
“La nuova norma – osserva criticamente Melosi – non ha però cambiato l’identità giuridica degli animali. Nel diritto civile restano “res”, cose. Il prossimo passo deve essere il riconoscimento di uno status diverso e giusto, da esseri viventi, non da oggetti”. Non è una strada impraticabile, anzi. “Il codice penale già protegge espressamente i loro diritti, primo tra tutti quello alla vita. Per chi li maltratta e li uccide – continua il rappresentante dei veterinari – sono previste pene ad hoc. E in città grandi e piccole esistono Regolamenti per il benessere e la tutela degli animali”.
Soddisfazione viene espressa anche da Enpa, l’Ente nazionale per la protezione animali. “Finalmente – dice la presidente, Carla Rocchi – la norma si è adeguata alla ragione. È stata un battaglia durata anni. Si è messa fine a una mostruosità giuridica”.