Se ne parla da tempo e in alcuni Paesi europei, come la Francia, è già realtà: la pillola anticoncezionale viene distribuita in modo gratuito alle ragazze tra i 15 e i 18 anni fin dal 2013. Le giovani, quindi, evitano la trafila della prescrizione da parte del ginecologo e l’acquisto in farmacia.
In Italia si va nella stessa direzione, ma occorre l’autorizzazione dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che tarda ad arrivare. Perché?

Perché la pillola non è ancora gratuita in Italia

L’iter è avviato da tempo, ma a rallentare il via libera alla distribuzione gratuita della pillola anticoncezionale alle più giovani sono state la Cts, ossia la Commissione tecnico scientifica, e la Cpr (quella che decide in materia di prezzi e di rimborsabilità), che hanno prolungato l’istruttoria in corso.
Solo al termine di questo passaggio, dunque, si potrà arrivare a una decisione definitiva, ma nel frattempo a novembre scadono gli incarichi dei dirigenti della stessa Aifa. Dunque è prevedibile che i tempi si allunghino e non di poco nonostante, secondo i dati della stessa Aifa, in Italia siano più di 2,5 milioni le donne che prendono la pillola contraccettiva.
«Purtroppo sono anni che proponiamo alle istituzioni la possibilità di gratuità alle under 25 per la pillola anticoncezionale. Questo soprattutto perché per le più giovani possono esserci maggiori difficoltà di accesso a questo farmaco per motivi economici» spiega il presidente Nicola Colacurci. «C’è una evidente difficoltà nell’organizzare bene nel nostro Paese la contraccezione», prosegue l’esperto.

Dove la pillola si trova lo stesso: le iniziative regionali

Se all’estero le giovani possono da poco ottenere la pillola in modo gratuito, in Italia questo è possibile solo in quattro regioni italiane: Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Puglia che hanno deciso di farsi carico della spesa, acquistando direttamente i prodotti e offrendoli gratuitamente. Nel Lazio il coordinamento dei consultori chiede da tempo la gratuità della pillola contraccettiva e di recente si è tornati a parlarne, in particolare dopo che la deputata dem Laura Boldrini è stata contestata da alcune giovani attiviste durante il corteo romano per l’aborto libero e sicuro. L’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha infatti annunciato l’intenzione di mettere a bilancio fondi per garantire la distribuzione gratuita della pillola contraccettiva alle ragazze tra i 15 e i 19 anni.

La pillola costa troppo allo Stato

A frenare la novità sono soprattutto e proprio ragioni economiche: si stima che il valore delle vendite delle pillole si aggiri intorno ai 200 milioni di euro all’anno, che non sarebbero sostenibili da parte del Sistema Sanitario Nazionale, neppure nel caso in cui le aziende produttrici fossero disposte a praticare uno sconto, che comunque non andrebbe oltre il 30%. Da questo punto di vista non sono mancati, anche nel recente passato, esempi di proteste da parte dei farmacisti sui possibili ridotti introiti, come accaduto nel 2018 in Piemonte, quando si era avanzata l’ipotesi di gratuità della pillola per le donne tra i 18 e i 45 anni, e per le disoccupate.

Le uniche pillole gratis sono quelle di fascia A, le più “vecchie”

Nel frattempo in Italia le uniche pillole che, in casi particolari e su indicazione del medico, si possono ottenere gratis, a prescindere dall’età, sono quelle di cosiddetta terza generazione, cioè messe a punto negli anni ’90 e da tempo inserite dall’Agenzia italiana del farmaco tra i cosiddetti farmaci di “fascia A”: sono rimborsati interamente dal SSN, qualora prescritte dal medico per patologie specifiche. Sono quelle che contengono gestodene o desogestrel (associate a etinilestradiolo), dunque non il levonorgestrel, il principio attivo già approvato dall’Aifa e considerato più sicuro rispetto a rischi di trombosi, in quanto farmaco a basso dosaggio.

Solo in Puglia è gratis la nuova pillola anticoncezionale più sicura

L’unica eccezione è rappresentata dalla Regione Puglia che, con una delibera regionale, ha reso gratuita la contraccezione ormonale con questa pillola di nuova generazione. Su questo fronte da tempo si battono diverse organizzazioni di cittadini. Ancora nel 2012 l’assemblea Libere di scegliere si era riunita a Roma per chiedere la rimborsabilità delle pillole ritenute più sicure, come avviene in Francia.

Come ottenere la pillola anticoncezionale: chi la prescrive

Resta comunque il limite che occorre una prescrizione medica: «In genere la somministrazione della pillola segue un consulto da parte del ginecologo di fiducia o di personale di un consultorio, anche perché la contraccezione deve essere una scelta motivata della donna o della coppia. Occorre poi scegliere il sistema migliore, che non è detto sia la pillola giornaliera. In donne soggette a frequenti aborti spontanei, per esempio, potrebbe essere preferibile un metodo di lunga durata, che riduca il rischio di ospedalizzazione» spiega ancora Nicola Colacurci, che aggiunge: «Ogni regione ha un’organizzazione autonoma e questo crea grossissime disfunzioni: non è giusto che in Campania le donne possano avere possibilità differenti rispetto a quelle che vivono in Toscana o in Valle d’Aosta, per esempio. Tutte dovrebbero poter contare sulle stesse possibilità di diagnosi e trattamento», dice il presidente della Società italiana di ginecologia.

I ginecologi chiedono la gratuità: perché

Perché sarebbe utile, dunque, la pillola anticoncezionale alle più giovani? «È uno strumento di grande utilità ed efficacia per le donne. Sarebbe indubbiamente un passo avanti riconoscerla come un farmaco essenziale e quindi fornito gratuitamente. Naturalmente in questo contesto l’azione è soprattutto a scopo contraccettivo, però ricordiamo che anche da un punto di vista oncologico la pillola può avere una funzione. Per esempio, nei confronti del tumore ovarico rappresenta uno strumento di prevenzione perché è in grado di ridurre anche del 50% l’insorgenza del carcinoma ovarico se assunta per un periodo abbastanza prolungato» spiega il ginecologo.

La pillola anticoncezionale gratis ridurrebbe i ricoveri e i tumori

«Noi partiamo dal presupposto che tutte le donne dovrebbero avere queste possibilità di scelta, a maggior ragione le giovani che possono avere minore disponibilità economica. Da questo punto di vista, inoltre, va tenuto presente che il costo a carico del SSN per le pillole potrebbe essere almeno in parte compensato da minor ricorso alle ospedalizzazioni per gravidanze indesiderate o patologie. In realtà – prosegue Colacurci – i problemi ci sono anche sul fronte della natalità e delle politiche a supporto della gravidanza: ad esempio chiediamo che anche la riproduzione medicalmente assistita sia inserita nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Confidiamo che il nuovo governo prenda in mano tutto il pacchetto riproduzione, in un’ottica responsabile, che preveda la contraccezione per chi non vuole gravidanze indesiderate, la procreazione medicalmente assistita per chi invece le vorrebbe ma non riesce, e un pacchetto a sostegno della maternità per aumentare la natalità», conferma il presidente della SIGO.