Ve lo abbiamo chiesto sulla pagina Facebook di Donna Moderna: ma la pillola secondo voi fa male? Ci avete risposto in tante, raccontadoci le vostre esperienze e facendoci tante domande. Per rispondervi, abbiamo realizzato una diretta Facebook con la dottoressa Alessandra Graziottin (che potete rivedere qui).
Ma come sono fatti oggi questi farmaci? E come assumerli senza preoccupazioni? Ecco le risposte degli esperti ad alcuni dei vostri dubbi.
Il calo del desiderio
Sofia:«Sospenderla e vedere tornare il desiderio è stato un attimo».
Barbara: «La prendo da diversi anni e mai avuto cali del desiderio».
L’organismo femminile produce anche testosterone, chiamato “ormone del desiderio”. Il suo picco è durante l’ovulazione. E dal momento che la pillola inibisce il processo ovulatorio, può succedere che diminuisca la voglia di fare l’amore. «Se succede saltuariamente può dipendere da fattori come la carenza di sonno o lo stress» dice Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia Medica del San Raffaele di Milano. «Se è presente sempre, significa che il tipo di pillola utilizzato non va bene. E va sostituita con un’altra, che contiene levonorgestrel: questo progestinico stimola un aumento dell’attività degli ormoni androgeni e di conseguenza del desiderio. Senza modificare la protezione contraccettiva». Gli ultimi studi dicono che esiste una relazione stretta tra calo del desiderio e anemia. «Lo specialista deve sempre chiedere alla donna com’è il suo flusso mestruale» aggiunge la professoressa. «Se è abbondante si rischia una carenza di ferro nel sangue. Per regolarlo c’è una formulazione di pillola contraccettiva con estradiolo valerato, l’unica approvata al mondo proprio per questo problema. I risultati sono pressoché immediati: nell’arco di sei mesi migliora o addirittura risolve l’anemia con un aumento dell’energia vitale e del desiderio».
La trombosi
Globe Trotter: «A mia sorella ha causato una trombosi».
Ornella: «La pressione mi era arrivata alle stelle… mai più presa».
Con la pillola il sangue tende a diventare più “denso” e a coagulare: questo può portare anche a problemi gravi come flebiti e trombosi. Purtroppo il rischio cardiovascolare è tuttora sottovalutato da medici e pazienti. Ed è un peccato perché con un’attenta anamnesi e una scelta accurata del farmaco nella maggior parte dei casi si può assumere serenamente questo tipo di contraccettivo. «Bisogna prima di tutto correggere lo stile di vita: il fumo, il grasso addominale e la cellulite su cosce e caviglie sono fattori di rischio» dice Lidia Rota, presi- dente di Alt, Associazione lotta trombosi. «E poi valutare se in famiglia ci sono precedenti di patologie cardiovascolari. In questi casi, se lo specialista valuta di poter comunque prescrivere la pillola, eviterà le cosiddette “leggere” perché sono più a rischio di gravi alterazioni degli indici di coagulabilità».
La ritenzione idrica
Denise: «La prendo da cinque anni e non ho avuto aumento di peso».
Paola: «La prendo da 18 anni e sono un po’ ingrassata ma… è stata la pillola o l’alimentazione?».
La ritenzione idrica riguarda anche i contraccettivi ormonali di ultima generazione, anello e cerotti compresi. «Purtroppo non è possibile identificare a priori le donne che potrebbero esserne più soggette» sottolinea Andrea Giustina, professore di endocrinologia e metabolismo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Quello che si può fare invece è attendere qualche mese, in modo da dare il tempo al corpo di ritrovare i suoi equilibri. Se il problema rimane, valutare il passaggio a un altro tipo di pillola». Con una accortezza: evitare quelle con un contenuto troppo basso di estrogeni, nel caso delle donne più giovani. Perché questi ormoni aiutano a prevenire il rischio di fragilità ossea dopo i 50 anni. Certo, rimane il fatto che non tutte le donne ingrassano, come abbiamo visto anche dai commenti su Facebook. «Molto dipende anche dallo stile di vita», conclude il professor Giustina. «È meno probabile tra chi ha un’alimentazione sana, con poco sale e due litri di acqua al giorno».
L’emicrania
La pillola continua a essere controindicata con un’eccezione: la forma catameniale, che si scatena solo durante le mestruazioni. In questo caso è una cura e va assunta senza la pausa di sei giorni.
Il tumore al seno
Gli studi più recenti dicono che il rischio, relativo soprattutto alle prime pillole, cioè le trifasiche, nell’arco di dieci anni da quando si smette diventa lo stesso di chi non l’ha mai presa. Anche nel caso delle formulazioni più recenti, però, se si ha familiarità con il tumore al seno bisogna sempre parlarne con il medico.
L’acne
Le pillole di prima generazione potevano peggiorare l’acne. Ora ci sono formulazionia che contengono ormoni antiandrogeni: frenano l’attività del testosterone, l’ormone che stimola l’eccessiva produzione di sebo e quindi l’acne.
Poco diffusa tra le adolescenti
Secondo un’indagine della Società medica italiana per la contraccezione, nel 2008 solo il 3,3 per cento delle teenager usava la pillola. «Da allora la situazione non è cambiata» dice Alessandra Kustemann, primario di ginecologia e ostetricia della clinica Mangiagalli di Milano. «Si tratta di un farmaco e questo ne frena molto la diffusione tra le giovani. Il problema è che in Italia non si fa educazione sessuale a scuola, e questo si ripercuote anche sulla scelta del metodo contraccettivo».