Si chiama contraccezione d’emergenza, ma forse dovrebbe chiamarsi ad ostacoli perché il cammino per averla non è di certo semplice. La notizia è questa: la pillola dei 5 giorni dopo rimane in vendita in farmacia, e senza ricetta, anche per le minorenni. Lo ha deciso il Tar del Lazio, dopo che alcune associazioni pro vita avevano fatto ricorso contro la distribuzione del farmaco.
EllaOne, così si chiama, non ha mai avuto un percorso facile. È arrivata in Italia per le maggiorenni nel 2012, quando era già realtà in molti Paesi, e all’inizio per acquistarla bisognava fare un test di gravidanza e mostrarne il responso negativo. Ovviamente serviva anche la prescrizione medica. Un iter complesso, insomma, e non richiesto negli altri Stati. Poi l’obbligo di ricetta è sparito per le maggiorenni e, nell’ottobre 2020, anche per le più giovani. Le associazioni antiabortiste hanno subito provato a bloccarne la vendita, però ora il tribunale ha messo la parola fine. Ma è davvero così? La pillola è alla portata di tutte?
Solo 6 minorenni su 10 hanno ottenuto il farmaco
Per capirne di più, abbiamo chiesto a 10 minorenni tra Milano, Torino e Roma e le abbiamo mandate in avanscoperta. Il risultato? Sei hanno ottenuto il farmaco (3 nella Capitale, 2 in Piemonte, 1 in Lombardia), quattro non ce l’hanno fatta: 2 farmacisti hanno detto che non avevano la pillola, altri 2 si sono dichiarati proprio contrari.
Purtroppo, poi, anche nei sei casi positivi non sono mancati i problemi. «La dottoressa mi ha chiesto cosa avevo combinato, perché alla mia età non ci si deve trovare in una situazione simile. Il tutto a voce alta, nel negozio pieno» racconta Nicole, 16enne romana.
Anche nelle altre città, l’acquisto è stato spesso accompagnato da occhiatacce o freddezza. Un quadro che l’associazione Obiezione Respinta conosce bene, tanto che sta monitorando il fenomeno e ha creato un sito con una mappa che segnala strutture, medici e farmacisti contrari. «Non è una questione nuova, purtroppo: la contraccezione d’emergenza rimane farraginosa» spiega Eleonora Mizzoni, una delle fondatrice dell’associazione. «Non esistono dati del ministero della Salute, così noi proviamo a fare il punto. In alcune Regioni, i farmacisti contrari sono pochi, intorno al 10-13%; in altre, come la Lombardia, superano anche il 30%. Si tratta delle zone in cui i gruppi pro vita sono molto forti, quindi i professionisti fanno resistenza, magari ti dicono che non ce l’hanno e ti invitano ad andare da un’altra parte. Ma non è l’atteggiamento giusto, quando il tempo è fondamentale e davanti hai una ragazza impaurita».
Ci sono Regioni in cui i farmacisti contrari sono pochi, intorno al 10-13%. in altre, come la Lombardia dove i gruppi pro vita sono molto forti, superano il 30%
Federfarma: «L’obiezione da parte dei farmacisti non è possibile»
Giriamo la questione a Federfarma, l’organismo che rappresenta gli oltre 18.000 titolari del settore. «Il farmacista è il professionista del farmaco e se la legge lo prevede deve venderlo. Ecco, questa pillola non fa parte dei medicinali di emergenza, quelli che siamo obbligati a tenere sempre a disposizione, ma non possiamo negarla se l’abbiamo. Per noi non esiste obiezione a livello legislativo, come accade con i medici che si appellano alla legge 194 e possono dichiararsi non disponibili a eseguire un’interruzione di gravidanza» precisa il segretario nazionale Roberto Tobia. «Certo, poi ci possono essere dei professionisti che hanno delle riserve per questioni etiche. Per esempio, in questi casi la preoccupazione è che le adolescenti sottovalutino certi aspetti: per intenderci, la conseguenza di un rapporto non protetto non è soltanto una gravidanza, ma anche le malattie sessualmente trasmissibili, che infatti sono in aumento. Ecco perché, quando l’Agenzia italiana del farmaco ha aperto la vendita di questa pillola alle adolescenti, ha precisato che bisogna distribuire anche un opuscolo informativo sulla contraccezione d’emergenza. Il vero nodo, nel nostro Paese, è la carenza di educazione sessuale».
L’obiezione, quindi, non è possibile. E Federfarma precisa: «Per ora non abbiamo numeri ufficiali sulla diffusione di questo medicinale alle giovanissime e nemmeno sui farmacisti contrari, perché la distribuzione alle under 18 è realtà da pochi mesi, ma se ci saranno problemi faremo sensibilizzazione e informazione con i nostri professionisti».
«EllaOne, come Norlevo, fa parte della contraccezione d’emergenza e blocca l’ovulazione. Se questa c’è già stata, non funziona. Non è interruzione di gravidanza»
Chi si oppone alla pillola dei 5 giorni dopo
Chiarito questo punto, rimangono le resistenze delle associazioni pro vita, che identificano la pillola con un farmaco abortivo. Sono tesi fondate? «EllaOne, come Norlevo, fa parte della contraccezione d’emergenza, cioè quella che si usa dopo un rapporto non protetto, che potrebbe portare una gravidanza. In pratica, blocca o ritarda l’ovulazione. Se questa c’è già stata, infatti, non funziona. Non si tratta quindi di interruzione di gravidanza» spiega Elsa Viora, presidente Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani).
«A finire sotto accusa è stato il componente della pillola, l’ulipristal acetato, lo stesso di un medicinale usato contro i fibromi che in effetti era stato sospeso. Ma per la cura dei fibromi si assume questo principio per mesi, almeno 3 mesi, mentre EllaOne si prende una volta. E infatti è utilizzata in tutto il mondo da anni e non sono mai stati segnalati problemi. Non esistono controindicazioni, insomma, come si può leggere nel bugiardino, è indicata per chiunque. Certo, è un medicinale quindi può avere effetti collaterali, tipo nausea, vomito o mestruazioni più dolorose e non va presa con leggerezza. C’è stato un aumento nelle vendite da quando non serve la ricetta, e di pari passo sono diminuite ancora le interruzioni di gravidanza, ma non abbiamo dati che facciano pensare a un utilizzo improprio. Credo che spesso si tratti di giovani che si trovano davanti a un imprevisto e brancolano nel buio. Perché spesso di questi temi non si parla né in famiglia né a scuola».
Parlarne e informarsi sembra quindi essere l’unica strada. «Dire al farmacista che non può rifiutarsi di darci la pillola dei 5 giorni dopo è già un ottimo punto di partenza. Si può anche denunciarlo, alcune ragazze ci hanno raccontato che hanno provato a chiamare i carabinieri» conclude Eleonora Mizzoni dell’associazione Obiezione Respinta. «Non è facile, lo immaginiamo, e in quei momenti non si ha la forza di fare quasi nulla. Però chiediamo a tutte di scriverci, perché insieme possiamo far sentire la nostra voce».
Le differenze fra le varie pillole
Pillola del giorno dopo. Il suo nome è Norlevo e contiene levonorgestrel, un ormone antiprogestinico. Il progesterone è l’ormone della gravidanza, quello che la favorisce. Levorgestrel, invece, la blocca, posticipando l’ovulazione. Va presa tra le 12 e le 72 ore dopo il rapporto. Fa parte della contraccezione d’emergenza.
Pillola dei 5 giorni dopo. È un contraccettivo d’emergenza. In farmacia si trova con il nome di EllaOne ed è composta da ulipristal acetato, un principio che ritarda l’ovulazione. È efficace se si assume entro 120 ore dal rapporto non protetto.
Ru486. È la vera pillola abortiva perché interrompe di fatto una gravidanza
che è in atto. È l’alternativa all’aborto chirurgico e si prende solo in ospedale.
LA TESTIMONIANZA
«Pillola dei 5 giorni dopo: io l’ho provata»
Anna ha 17 anni, un viso e una voce da grande, ma le tempeste dell’adolescenza sono più forti di tutto. Racconta la sua storia con lo sguardo basso, però prende coraggio per aiutare chi sta vivendo la stessa esperienza. «Io e Giorgio stiamo insieme da un anno ed è il mio primo fidanzato. Abbiamo aspettato il momento giusto per avere rapporti ed è sempre andato tutto bene, finché una sera si è rotto il profilattico. Sono andata nel panico e ho chiamato subito la mia migliore amica, che mi ha parlato della pillola dei 5 giorni dopo. I miei? Andiamo abbastanza d’accordo, ma è un argomento difficile e confuso. Così, la mattina dopo il disastro, sono corsa in farmacia. Nella prima in cui sono entrata mi hanno detto che non ce l’avevano. Allora ne ho provata un’altra, sempre lontano dal mio quartiere per evitare sguardi indiscreti, ma anche lì non era disponibile. Alla fine, l’ho trovata alla terza tappa: qui una farmacista gentile mi ha spiegato cosa fare e i probabili effetti collaterali. Infatti, ho avuto nausea e mal di testa forte fino a sera, ma poi mi sono ripresa. Il ciclo successivo è stato più doloroso del solito, tanto che ho preso appuntamento in un consultorio. Ci andrò tra 10 giorni e spero di trovare un medico dolce e disponibile, che non mi giudichi e mi segua. Perché quando si tratta di sesso i dubbi sono tanti e a volte ci si sente soli».