Via libera da parte del Comitato Tecnico-Scientifico alla riapertura degli impianti sciistici dal 15 febbraio, ma solo in zona gialla. Niente da fare, invece, per le Regioni “arancioni” che chiedevano una ripresa dell’attività limitata. Ecco cosa ha deciso il Cts dopo aver esaminato il protocollo messo a punto dalle Regioni lo scorso 28 gennaio.
Dove riaprono gli impianti il 15 febbraio
«La stagione dello sci potrà riprendere, nelle regioni gialle, il 15 febbraio. Finalmente». Così l’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani ha accolto la decisione del Cts. Bocciata, però, la proposta di estendere la ripresa dell’attività anche alle Regioni arancioni con una capienza ridotta al 50% su funivie, cabinovie e seggiovie e l’uso obbligatorio di mascherine Ffp2. Restano chiusi gli impianti nelle regioni rosse.
Stagione salvata a metà
Il parere del Ct permette di salvare almeno per metà la stagione sciistica per gli amatori dopo che gli ultimi Dpcm avevano bloccato l’attività. Le uniche eccezioni in zona rossa e arancione rimangono riservate agli «atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali, o lo svolgimento di tali competizioni».
Impianti fermi anche in Europa
Intanto parziali riaperture sono previste anche in Austria, ma solo ai propri cittadini, anche perché in molte località questi rappresentano anche dei veri e propri mezzi di trasporto. Anche gli hotel rimangono off limits per i turisti. In Francia, invece, piste da sci ancora chiuse per tutto il mese di febbraio, come confermato lunedì dal primo ministro, Jean Castex. Stessa linea in Germania, ma per ora solo fino a metà febbraio.
Unica eccezione, la Svizzera dove gli impianti sono aperti per tutti.
Sci, scuola o salute?
a chiedere la riapertura, fin dai mesi scorsi, erano state soprattutto le regioni del Nord, dove si trova la maggior parte degli impianti e dove il turismo rappresenta una risorsa economica importante. In Italia sono 15.000 i maestri di sci alpino, fondo e snowboard e 380 le scuole di sci che operano sull’intero territorio. A rischio, secondo quanto ricordato in precedenza dal governatore ligure Giovanni Toti, ci sarebbero 120mila posti di lavoro. Ma di fronte alle richieste dei Governatori era arrivato il secco no del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, che aveva detto: «le Regioni hanno consegnato delle linee guida che saranno discusse quando ci saranno le condizioni per aprire. Oggi le condizioni non ci sono. Quel comparto è in attesa, ma come tutti gli altri comparti deve avere la pazienza di anteporre l’emergenza sanitaria davanti a tutto».
Il Dpcm di ottobre e le possibili aperture
Il Dpcm di ottobre, che prevedeva limitazioni nell’accesso agli impianti sciistici, era arrivato all’indomani di un week end nel quale, per paura di nuove chiusure, a Cervinia si erano riversati 2000 sciatori con inevitabili code. Il decreto stabiliva una chiusura degli impianti nei comprensori sciistici, fatta esclusione per gli atleti professionisti riconosciuti di interesse nazionale dal CONI, dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e/o dalle rispettive federazioni. In pratica, ad allenarsi potevano essere solo gli sciatori che si preparavano per competizioni nazionali o internazionali.
In realtà erano ancora previste alcune possibilità anche per gli amatori. All’art.1, comma 9, lettera M, il testo prevedeva: «Gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte ad evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti». Insomma, a patto di rispettare iprotocolli consentiti dal CTS, dal 24 novembre si sarebbe potuti tornare sulle piste innevate. Ma così non sarà, almeno per Natale, stando a quanto dichiarato dal premier, Giuseppe Conte, ospite in tv.
I gestori sono pronti
Ma i gestori delle stazioni sciistiche italiane sono pronti da novembre alla riapertura, che speravano potesse coincidere con i primi di dicembre. In molti avevano già messo a punto appositi protocolli anti-Covid. Sulle Dolomiti erano state varate linee guida insieme ad Austria e Svizzera, per accogliere in sicurezza i turisti della stagione invernale. In Val Gardena erano già state prese le prime decisioni, come la presenza di stewart a controllare il rispetto delle norme e fornire informazioni pratiche.
Protocollo e sanificazione
Alla riapertura, comunque, la sanificazione di tutti gli spazi comuni (dai servizi igienici agli impianti di risalita) sarà quotidiana e per chi non vorrà sciare si punta ad attività alternative come ciaspolate in gruppi ridotti.
Per chi scia, invece, è stato realizzato MyPass Ski, uno skipass online che permette di accedere a oltre 20 comprensori. «È uno strumento che permette di acquistare lo skipass da casa e, una volta sugli impianti, utilizzarlo tramite bluetooh, senza dover obliterare la scheda ai tornelli e quindi doversi togliere i guanti» spiega Marco Di Marco, direttore della rivista Sciare.
«Prima ancora della risalita dei contagi l’Anef, l’associazione che raggruppa il 90% delle società di gestione degli impianti sciistici, aveva predisposto una serie di norme, in accordo con l’Uni, l’ente italiano di certificazione. Ora resta da capire come evolverà la situazione» spiega Di Marco.
La prima novità riguarda la riduzione della capienza degli impianti di risalita, mentre per la sanificazione sarà effettuata in tutti gli spazi condivisi anche grazie a strumenti nuovi. In Alto Adige, ad esempio, un’azienda ha riconvertito i “vecchi” cannoni sparaneve rendendoli macchinari per sanificare le cabinovie, dove si viaggerà comunque con le finestre aperte. La mascherina si dovrà indossare anche sulle piste.
La misurazione della temperatura potrebbe essere prevista, invece, negli spazi d’accesso agli uffici delle scuole sci o ai desk di acquisto degli skipass (cui potrà rivolgersi chi non volesse munirsi prima di skipass). «Io comunque non credo ci saranno problemi di affollamento, specie nelle località turistiche più grandi, perché quest’anno ci si attende soprattutto una clientela italiana, diversamente dalle scorse stagioni, a causa del Covid» osserva Di Marco.
Lo sciatore è più protetto
I protocolli di sicurezza messi a punto dai gestori, dunque, hanno lo scopo di ridurre il rischio contagi evitando quanto accaduto lo scorso inverno nell’ultimo weekend prima del lockdown. «Lo sciatore è molto più protetto: ha occhiali da sole, caschetto e mascherina, a cui si aggiungono i guanti. Qualche accortezza in più potrebbe essere necessaria nel dopo sci, quindi negli hotel o rifugi. È chiaro che dobbiamo dimenticare feste ed eventi affollati: quella in montagna per quest’inverno sarà una vacanza meno mondana, più tecnica, sportiva o di relax in spazi aperti e più isolati» aggiunge Di Marco. «Penso che, nonostante non sia tra i loro compiti, anche i maestri di sci potrebbero sentirsi chiamati a vigilare sul rispetto delle norme, visto che sono considerati icone della montagna e rispettati da tutti».
Meno rischi con lo Skipass online
«Lo sciatore classico oggi non ha paura, anche perché sulla neve corre paradossalmente meno rischi di quando va a fare la spesa. Può anche contare su una vasta gamma di skipass acquistabili da remoto» spiega Di Marco, riferendosi a MyPass Ski, uno skipass online che permette di sciare quanto e dove si vuole, in tutti i comprensori convenzionati. Grazie al sistema PPU (Pay per Use) si pagherà solo per il tempo effettivamente sciato, secondo le tariffe delle diverse stazioni nelle quali ci si reca. Il sistema, infatti, riconosce il primo e l’ultimo accesso, come fosse un Telepass, e calcola il prezzo di conseguenza. In caso di cambio di programma, quindi, non si perderanno soldi. Si potrà usare anche come “salta coda” alla cassa. È possibile anche attivare un unico account per tutta la famiglia, da utilizzare in oltre 20 comprensori nazionali. È una delle novità che sono state presentate alla fiera della montagna a fine ottobre.