C’è un altro gap, dopo quello legato allo stipendio, tra uomini e donne: il pleasure gap, quello legato all’orgasmo. Ma se sullo stipendio si può lavorare, sulla sessualità ci sono delle differenze incontrovertibili (e il rischio di strumentalizzarle è alto). Si può, semmai, imparare a conoscere queste diversità, parlarne in coppia, insegnarle ai nostri figli, ma non si può ragionare in termini di parità 1:1, come per lo stipendio.
Se stai bene, stai bene anche a letto
Ne parliamo perché il 4 settembre di ogni anno cade la Giornata internazionale del benessere sessuale. È stata istituita dalla WAS (World Association for Sexual Health), l’organizzazione che rappresenta i sessuologi di tutto il mondo e che, da 10 anni a questa parte, sta lavorando per promuovere l’accesso al piacere, l’abbattimento dei tabù e il benessere sessuale come specchio della salute delle persone e delle società. In effetti è così: se stai bene, stai bene anche a letto. E viceversa. La WAS si riunisce in convegno dal 9 al 12 settembre e abbiamo raggiunto una delle ginecologhe e sessuologhe italiane più note, la dottoressa Rosella Nappi, che parteciperà.
È normale che la donna abbia meno orgasmi
La dottoressa Nappi ci dice subito che «I numeri aiutano, ma qui non è questione di matematica né di meccanicismi perché la sessualità femminile è tutto fuorché meccanica, misurabile o prestazionale. È vero, cioè, che le donne raggiungono l’orgasmo meno degli uomini: ma questo non è un problema. Il problema semmai è che gli uomini non se ne accorgono o non se ne curano». Gli ultimi dati sono quelli di Image, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige): nel 2019 ben il 91% degli uomini raggiunge l’orgasmo, contro il 39% delle donne. Loro il doppio di noi, insomma. Secondo la piattaforma di incontri extraconiugali Ashley Madison, il quadro è addirittura peggiore (siccome però questa piattaforma promuove gli incontri extraconiugali, il sospetto di una raccolta dati poco scientifica è legittimo): il 43% degli uomini crede che la partner raggiunga l’orgasmo durante il rapporto, mentre accadrebbe solo al 18%, meno di una su cinque.
L’orgasmo femminile è diffuso, non localizzato
Ma le percentuali così basse, comunque, non devono allarmare, anche perché c’è il problema della raccolta dati: «È molto difficile misurare l’orgasmo femminile. Mentre quello maschile è evidente, quello della donna non è centrato su un organo sessuale specifico ma distribuito a livello di vulva, clitoride o pavimento pelvico. La donna insomma può godere in tanti modi, anche con la semplice intimità: per noi conta la soddisfazione dello stare bene in una certa atmosfera, con sensazioni positive. Tante donne, grandi (il che è più comprensibile) ma anche giovani, mi dicono che sono appagate anche dal fare l’amore senza raggiungere l’orgasmo perché la stimolazione femminile avviene attraverso la vista, l’olfatto, l’udito, che accendono il sistema neuroendocrino, neuromuscolare e neurovascolare e quindi stimolano un piacere diffuso, che parte dalla testa e irrora gli organi sessuali. Ma ricordiamoci che mentre l’uomo lega l’atto sessuale alla riproduzione (con l’eiaculazione), la donna può diventare madre anche senza provare piacere». La sessualità, in poche parole, per noi può essere sganciata dall’orgasmo.
L’orgasmo femminile non è scontato
L’uomo insomma è prestazionale, la donna no. L’orgasmo maschile visibile, il nostro no. E poi gli studi – conferma la dottoressa – dicono che «L’uomo farebbe l’amore fino a 90 anni ma fisicamente non ce la fa, mentre la donna invecchiando perde desiderio ma, stimolata, può fare l’amore con soddisfazione, proprio perché il suo orgasmo è diffuso e “meno muscolare”. E poi perché la malattie sul corpo femminile impattano con meno violenza». Par di capire che l’orgasmo per la donna non sia scontato, né deve esserlo agli occhi di lui. «L’importante è parlarsi in coppia, capire cosa piace all’uno o all’altro: le donne faticano ancora a parlare di sesso senza tabù col partner e quindi spesso fingono, anche le ragazze, per rispondere all’aspettativa maschile per cui “orgasmo o niente”. Spieghiamogli che lui si deve impegnare a farcelo raggiungere, e guidiamolo – se occorre – verso quello che ci piace. Ma se non arriva, non sentiamoci private di un diritto. Questo non vuol dire accontentarsi, vuol dire solo che la nostra sessualità è diversa e che, a volte, anche l’intimità è appagante». Ma qui viene il bello: vaglielo a spiegare agli uomini cosa vuol dire l’intimità.