Nell’era moderna, oltre 70 Paesi hanno visto una donna a capo del governo. Alcune di queste donne leader sono rimaste in carica a lungo e hanno lasciato un’eredità duratura. Spesso hanno modificato lo stesso corso della Storia, contribuendo a svolte epocali. Ecco nove donne che, grazie al loro ruolo politico, hanno cambiato il mondo.
Donne leader: la “Lady di ferro”
Laureatasi a Oxford, la Thatcher lavorò come chimico industriale prima di dedicarsi alla politica. Divenne leader del Partito conservatore nel 1975. Quattro anni dopo divenne la prima donna primo ministro del Regno Unito e la prima donna a guidare una significativa potenza occidentale. Sposò la linea dura contro il comunismo, promuovendo politiche di libero mercato e indebolendo i sindacati. La sua politica rimane controversa. Vaste aree dell’economia britannica furono privatizzate e deregolamentate. Le politiche di assistenza sociale furono notevolmente ridotte. Soprannominata la “Iron Lady”, restò in carica 11 anni: fu il primo ministro britannico più longevo del ventesimo secolo e uno dei più influenti. I suoi tre mandati videro anche la sconfitta dell’Argentina nella guerra delle Falkland e l’accordo per restituire Hong Kong alla Repubblica popolare cinese
Golda Meir, “madre” di Israele
Quarto premier d’Israele, fu nel 1969 la prima donna a guidare il governo del suo Paese. Nata in Ucraina, immigrò negli Stati Uniti da bambina e crebbe a Milwaukee, nel Wisconsin. Dopo essersi trasferita in quella che allora era la Palestina britannica, divenne una delle principali portavoce della causa sionista durante la seconda guerra mondiale. Fu una delle due donne a firmare la dichiarazione di indipendenza di Israele nel 1948. Come primo ministro, i suoi sforzi per negoziare la pace tra Israele e gli stati arabi vicini furono interrotti dallo scoppio della guerra dello Yom Kippur nell’ottobre 1973. Era in carica durante il massacro di Monaco e lanciò l’Operazione Ira di Dio per rappresaglia. La Meir si dimise nel 1974 e morì quattro anni dopo di linfoma, che le era stato diagnosticato per la prima volta nel 1965.
Sirimavo Bandaranaike, icona dello Sri Lanka
Sirima Bandaranaike, per tre volte primo ministro dello Sri Lanka, è stata la prima donna al mondo a ricoprire il ruolo di primo ministro di uno Stato. Dopo l’assassinio del marito nel 1959 da parte di un monaco buddista, prese il suo posto come leader del partito della Libertà dello Sri Lanka. Durante i suoi tre mandati – 1960-1965, 1970-1977 e 1994-2000 – sconfisse un tentativo di colpo di stato, nazionalizzò gran parte dell’economia, ribattezzò il paese (era Ceylon prima del 1972) e presiedette il Movimento dei Paesi non allineati. Sua figlia è stata Primo Ministro e Presidente dello Sri Lanka. Morì nel 2000 mentre tornava a casa dal voto.
Donne leader: Indira Gandhi
La figlia di Jawaharlal Nehru (il primo premier indiano) si unì al movimento per l’indipendenza dalla Gran Bretagna in tenera età e divenne una figura chiave nel Congresso Nazionale Indiano. Nel 1966 fu nominata leader del partito e quindi primo ministro. È stata rieletta due volte prima che un avversario la sconfiggesse nel 1977. Ha ripreso il potere negli anni ’80, ma fu assassinata dalle sue stesse guardie del corpo nel 1984 come rappresaglia per aver ordinato all’esercito di attaccare i separatisti sikh nel loro tempio sacro. Durante la sua amministrazione l’India sconfisse il Pakistan nella guerra per l’indipendenza del Bangladesh, sancendo l’egemonia indiana sull’Asia meridionale. Ha supervisionato la rivoluzione dell’agricoltura indiana, permettendo al Paese di assere autosufficiente. Ha anche terminato il piano del padre per costruire una bomba atomica indianA.
Vigdís Finnbogadóttir, longevità politica record
Divorziata e madre single, Vigdís Finnbogadóttir fu la prima presidente donna eletta democraticamente al mondo. Era il 1980. Durante gli anni della presidenza la sua popolarità è cresciuta tanto da essere rieletta tre volte, nel 1984, nel 1988 (con il 92 per cento dei voti) e nel 1992, rimanendo così in carica per sedici anni consecutivi e decidendo di ritirarsi nel 1996. E’ conosciuta per aver difeso il patrimonio culturale islandese in patria e all’estero. Il mandato della Finnbogadóttir è stato il più lungo di qualsiasi capo di stato donna eletto nella storia: un record che ha favorito il processo della parità di genere nel Paese.
Donne leader: Angela Merkel
E’ stata a lungo la leader del Paese più popoloso e influente d’Europa e della quarta economia più potente del mondo. Cresciuta nell’ex Germania dell’Est, Angela Merkel conseguì un dottorato in chimica e lavorò come ricercatrice prima di entrare in politica subito dopo la caduta del muro di Berlino. Nel 2000, la Merkel salì alla guida del partito dell’Unione Democratica Cristiana. Cinque anni dopo divenne la prima cancelliera donna del Paese. La sua permanenza in carica – ha ottenuto un quarto mandato nel 2017 e ha annunciato che sarebbe stato l’ultimo – ha attraversato la crisi del debito della zona euro, quella dei rifugiati e il conseguente aumento del consenso ai movimenti di estrema destra e all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Ellen Johnson Sirleaf, una luce per l’Africa
Laureata ad Harvard, è diventata la prima donna democraticamente eletta in Africa a capo di stato. Ha vissuto in esilio in Kenya e negli Stati Uniti durante la lunga guerra civile della Liberia – la nazione africana fondata da schiavi statunitensi liberati nel XIX secolo – lavorando nel settore bancario e alle Nazioni Unite. Nel 2005, ha battuto una lista di candidati uomini nelle prime elezioni presidenziali della Liberia dalla fine della guerra, ottenendo il sostegno di quasi l’80% delle donne. Per oltre 12 anni è stata al potere, contribuendo a preservare la pace, cancellare il debito nazionale e costruire l’economia della Liberia. Ha vinto un premio Nobel per la pace nel 2011 per il suo lavoro a favore dei diritti delle donne, sebbene abbia anche attirato critiche per il nepotismo (ha nominato tre dei suoi figli ai massimi incarichi di governo) e la corruzione del governo in corso.
La tragica parabola di Benazir Bhutto
Benazir Bhutto è diventata la prima donna primo ministro del Pakistan nel 1988. Dopo che un colpo di stato militare rovesciò il governo di suo padre, ereditò la guida del Partito popolare pakistano. Spinse per elezioni aperte e vinse, appena tre mesi dopo il parto. Ricoprì per due volte la carica di primo ministro: dal 1988 al 1990 e dal 1993 al 1996. Morì il 27 dicembre 2007 a seguito di un attacco suicida avvenuto al termine di un suo affollato comizio a Rawalpindi, a circa 30 km dalla capitale Islamabad.
Aung San Suu Kyi, leader con luci e ombre
Nata nel giugno 1945, la vita di Aung San Suu Kyi la storia del Myanmar (ex Birmania). Figlia di Aung San (un eroe nazionale martire della Birmania indipendente) e Khin Kyi (diplomatica birmana), è stata considerata per anni un’icona della democrazia e della resistenza pacifica contro l’oppressione. Ha vinto Premio Nobel per la pace nel 1991. Negli ultimi anni è stata criticata in Occidente per le persecuzioni subite dalla minoranza musulmana dei Rohingya da parte dei generali. Ha ricoperto diversi incarichi governativi dal 2016, tra cui quello di consigliere di stato, che essenzialmente l’ha resa il leader de facto del paese. È stata messa da parte nel febbraio 2021 quando i militari hanno preso il potere.