Il podcast 12 minuti con Donna moderna su Giornale Radio
Del nuovo porno digitale fai da te parliamo anche nella trasmissione di Giornale Radio del 7 aprile 2023, che puoi ascoltare qui in podcast.
Il porno non è più un tabu
Che il porno non sia più tabù, ma questione di gusti, è ormai una non-notizia. I moralisti hanno abbassato le armi. Le femministe hanno lasciato il passo a donne che reclamano il diritto di guardare, o fare, video hot per puro piacere, magari puntando le telecamere sui corpi maschili. I pornodivi sono diventati icone di libertà: su tutti, Rocco Siffredi, pure autore di un bestseller di educazione sessuale, Sex Lessons. Fine della storia? Assolutamente no.
Il porno in rete: Pornhub, YouPorn e OnlyFans
Negli ultimi 15 anni, piattaforme come Pornhub, YouPorn e OnlyFans hanno portato cambiamenti epocali nella produzione e fruizione dell’hard, centuplicando gli utenti con abbonamenti a bassissimo costo: 5 o 10 euro al mese. Hanno creato un popolo di piccole pornostar indipendenti, ognuna con il proprio look e le performance a pagamento, ma tutte in smart working dal salotto di casa. Hanno dato spazio agli amatori, esibizionisti o feticisti della porta accanto felici di farsi spiare nei loro momenti intimi. Morale: la pornografia a portata di smartphone ha conquistato il mondo, tanto che Pornhub vanta oggi 100 milioni di visite al giorno. Come se, dicono loro, «ogni abitante della Terra guardasse un video al mese».
Chi usa le piattaforme porno
A spartirseli sono in realtà 33 milioni di utenti distribuiti in una ventina di Paesi, quasi tutti occidentali. Gli Usa sono al primo posto, l’Italia al sesto. I fruitori nostrani sono soprattutto 18-24enni (26%), 25-34enni (25%) e 35-44enni (19%). E ben un terzo del totale è donna. OnlyFans, dal canto suo, mette in contatto 188 milioni di utenti con 2 milioni di creatori di contenuti, anzi creatrici, visto che sono soprattutto ragazze giovani (69%) a intrattenere uomini tra i 35 e i 44 anni (87%).
La realtà supera la fantasia
A portarci nel nuovo pianeta dell’eccitazione è un documentario da poco arrivato su Netflix, e tra i più visti. Money Shot: la storia di Pornhub, di Suzanne Hillinger, racconta com’è nata e cresciuta la piattaforma pornografica che ha raggiunto in pochi anni un utile lordo di 460 milioni di dollari cambiando i connotati del mercato. L’idea vincente? Non puntare più su protagonisti superdotati e inimitabili, ma su donne e uomini normali, pronti a condividere corpi imperfetti e fantasie di ogni tipo, offrendo a chi guarda la sensazione che tutto sia più reale. E ancora più stimolante perché possibile. «Qualsiasi cosa può essere porno» sostiene la diva Siri Dahl.
Il servizio di “dick rating”: il voto ai peni
Il suo servizio di “dick rating” – dare il voto a peni di cui riceve le foto da anonimi – diverte i fan e normalizza le chiacchiere sul sesso che una volta si facevano sottovoce. «Per molte persone la parola “lavoratrice sessuale” fa a pugni con il mio fisico» racconta Gwen Adora, che con la sua taglia forte è una delle più ricercate nella categoria “Big Beautiful Women”. «Sono come una youtuber, mi occupo di tutto: video, montaggio, marketing. E non sono più schiava di nessuno». Per i sex worker è stata una rivoluzione che ha portato a guadagnare in autonomia dai 1.000 ai 10.000 euro al mese, secondo il gradimento dei fan.
Le denunce di violenze e abusi nel porno
Una tale diffusione della pornografia crea però nuove problematiche, dal controllo su quello che finisce online alla proprietà delle immagini, al consenso delle persone coinvolte. A gettare ombre su Pornhub sono state le campagne #Traffickinghub e #ShutDownPornhub, virali negli Usa dal 2020, con la denuncia di violenze e abusi sessuali nei milioni di video online e la raccolta di 2 milioni di firme per chiudere la piattaforma. In un vero e proprio #MeToo dello showbiz a luci rosse, alcune donne hanno rivelato di essere finite online loro malgrado, senza più riuscire a far rimuovere le immagini. Un’inchiesta del New York Times, intitolata I bambini di Pornhub, ha rivelato 3 anni fa la presenza di violenze su minori nel materiale online, spingendo Visa e Mastercard a chiudere le transazioni e portando la piattaforma a rimuovere ben 10 milioni di video per riscattarsi agli occhi del pubblico e della legge. «Mi ero ritrovata su quel sito a 14 anni» racconta Serena Fleites, californiana oggi 21enne. «Un ragazzo che mi piaceva, più grande di me, mi chiedeva foto e filmati per vedermi nuda. Mi lusingava e glieli ho mandati. Quando a scuola ho notato sguardi insoliti, ho scoperto che qualcuno aveva caricato i video sul sito. Ho chiamato la società fingendo di essere mia madre e accusandoli di pedopornografia, ma ci hanno messo più di un mese a rimuovere le mie immagini per poi caricarle di nuovo». Serena è una delle 34 donne che hanno fatto causa a Pornhub: nel 2022 un giudice ha smontato la possibilità di una class action ammettendo solo singole azioni legali, e lei è l’unica ancora in causa.
Il porno una volta in rete è ingestibile
La sicurezza dovrebbe essere garantita a monte dai siti stessi. Dovrebbero aumentare i moderatori, le figure assunte per controllare e rimuovere i post di contenuto dubbio: Pornhub ne aveva solo 30 e ognuno doveva controllare 700 filmati al giorno. Missione impossibile. «Quando un video viene messo in Rete è difficilissimo rimuoverlo, spesso viene scaricato e pure ripubblicato altrove» spiega Annalisa Lillini, primo dirigente della Polizia di Stato e direttore della Seconda divisione di Polizia postale, che si occupa anche di pedopornografia. «Per questo è meglio evitare di riprendersi nell’intimità». Tanto più se non si è adulti.
Il sexting dei ragazzi
Molti adolescenti, che si dichiarano maggiorenni per accedere alle piattaforme, si ritrovano in Rete esposti a immagini traumatiche o diventano vittime di pratiche illegali. «Tra le più comuni ci sono il sexting, lo scambio di immagini tra fidanzatini che può sfociare in revenge porn, o la sextorsion, cioè la richiesta di foto o video personali di chi si spaccia per un coetaneo e poi chiede soldi per non divulgare i contenuti online. Negli ultimi 2 anni è successo anche a bambini tra i 9 e i 13 anni, passando dai 52 casi del 2020 ai 132 dell’anno scorso». Sarebbe auspicabile una legislazione ad hoc. Ma è la Francia l’unico Paese che ha allo studio norme specifiche per dare accesso ai video hot solo a fruitori maggiorenni dietro carta d’identità. Con il plauso di molti sex worker, a cominciare da Siri Dahl: «Il porno deve essere consensuale, come ogni rapporto sessuale, altrimenti è stupro».
Se scopri tuo figlio su un sito porno
I consigli della psicologa Simona Maurino, coordinatrice dei servizi di ascolto di Telefono Azzurro (www.azzurro.it)
Vietare non serve. Secondo l’ultima ricerca di Telefono Azzurro/Doxa, per i ragazzi la Rete e i social sono strumenti di esplorazione e connessione con gli amici, perciò necessari a farli sentire parte del mondo di oggi. Meglio cercare la strada del dialogo, spiegare bene a tuo figlio i motivi per cui imposti il parental control sui suoi dispositivi: certi contenuti della Rete non sono adatti a tutte le età. In particolare, la pornografia rappresenta la sessualità in modo diverso da com’è realmente. Trovare la giusta distanza. Stare troppo addosso a un adolescente può rivelarsi controproducente. È importante rispettare il suo spazio, per dargli la possibilità di crescere, ma lo è altrettanto ricordargli che può sempre rivolgersi a te: sei accanto a lui per proteggerlo. Cerca di conoscere il mondo digitale facendoti guidare da tuo figlio, per capire come funzionano le sue attività preferite online. Spiegare l’importanza della riservatezza. Non significa avere qualcosa da nascondere, ma avere cura di ciò che ci appartiene e ci sta a cuore. Per evitare rischi come l’adescamento, è bene insegnare ai figli a settare la privacy per proteggere dati e informazioni personali. E imparare insieme a loro come segnalare a ogni piattaforma o sito eventuali comportamenti scorretti altrui. Insegnare a dire “no”. È fondamentale chiarire che il consenso vale anche online, spiegandolo in modo semplice e diretto: «Non fare niente che ti metta a disagio o che tu non voglia, anche se ti viene chiesto da qualcuno che ti piace».
I dati
1 su 3 le donne sul totale degli utenti di Pornhub in Italia
2 milioni i creatori di contenuti su OnlyFans nel mondo