Basta piatti e posate usa e getta. Stop ai bastoncini per pulire le orecchie. Via anche le cannucce, le astine dei palloncini, i miscelatori di bevande. L’Europa lancia una nuova battaglia contro la plastica che inquina, sporca, devasta. La Commissione europea, a fronte del costante aumento di rifiuti indistruttibili, ha messo a punto una serie di norme di portata continentale per arginare la diffusione dei 10 prodotti che più attentano a mari e spiagge e per gli attrezzi da pesca perduti o abbandonati. La palla passa ora Parlamento europeo e al Consiglio. Poi ogni Paese membro dovrà recepire le direttive approvate in sede comunitaria. L’auspicio di Bruxelles è che si aprano canali di discussione prioritari e si arrivi a risultati tangibili prima delle elezioni Ue di maggio 2019.
Studiare e attuare soluzioni alternative
I prodotti presi in considerazione, viene spiegato, costituiscono il 70 dei rifiuti marini. Alcuni, quelli per i quali sono disponibili soluzioni alternative, saranno messi al bando. Per altri, ad esempio gli assorbenti, si indicheranno rigidi requisiti di progettazione e etichettatura e obblighi relativi alla corretta eliminazione. Bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini, le bestie nere dell’ambiente, non spariranno. Dovranno essere fabbricati esclusivamente con materiali sostenibili. I contenitori per bevande in plastica monouso, tipo quelli forniti in fast food e caffetterie, saranno ammessi ancora, ma solo se i tappi e i coperchi resteranno attaccati alle basi.
Campagne di sensibilizzazione e obiettivi a medio termine
I produttori saranno chiamati a contribuire ai costi di gestione e bonifica dei rifiuti e a finanziare campagne informative sul corretto smaltimento di contenitori per alimenti, pacchetti e involucri (di patatine e dolciumi, per citare i più diffusi), bicchieri e tazze per bevande, prodotti del tabacco con filtro (come i mozziconi di sigaretta), salviette umidificate, palloncini e borse di plastica in materiale leggero. Entro il 2025 – altro obiettivo dichiarato dalla Commissione europea – gli Stati Ue dovranno raccogliere il 90 per cento delle bottiglie di plastica monouso per acqua e bibite, ad esempio, introducendo sistemi di cauzione-deposito. Le confezioni di assorbenti, salviette umidificate e palloncini andranno dotate di etichette chiare e standardizzate, per indicare come e dove gettarli, l’impatto negativo sull’ambiente e la presenza di plastica.
Contenitori inquinanti solo a pagamento
I singoli Paesi saranno tenuti anche a ridurre la diffusione di confezioni per alimenti e di tazze per bevande inquinanti. Potranno farlo fissando obiettivi nazionali di riduzione, mettendo a disposizione prodotti alternativi presso i punti vendita o impedendo che i contenitori monouso siano forniti gratuitamente. Non solo. Tutti gli Stati dell’Unione dovranno sensibilizzare i cittadini sugli effetti nefasti della dispersione di attrezzi da pesca in plastica, dando consigli sul riutilizzo e sulle buone prassi da seguire per i pezzi da buttare.
Ecco i benefici previsti per l’habitat e i risparmi
Grazie alle norme proposte da Bruxelles, sempre che vadano in porto, si trarranno benefici ambientali ed economici, illustrati dalla stessa Commissione. Si eviterà l’emissione di 3,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica, si scongiureranno danni ambientali per un costo equivalente a 22 miliardi di euro entro il 2030, si genereranno risparmi per i consumatori nell’ordine dei 6,5 miliardi. Oltre a questo, dice sempre la Commissione europea, “le future regole offriranno la chiarezza, la certezza del diritto e le economie di scala di cui le imprese hanno bisogno per imporsi nei nuovi mercati delle alternative innovative multiuso, dei nuovi materiali e dei prodotti di migliore concezione”.
L’esempio positivo delle isole Tremiti
Le isole Tremiti hanno già fatto passi in tal senso. Il primo maggio è entrata in vigore l’ordinanza del sindaco che vieta l’utilizzo di stoviglie e contenitori in plastica non biodegradabili. Chi trasgredisce, commercianti o clienti, rischia una sanzione compresa tra 50 a 500 euro. Il provvedimento del primo cittadino è arrivato all’indomani della pubblicazione dei risultati di una ricerca scientifica condotta nel Mediterraneo: nelle acque del nostro mare ci sono livelli di microplastiche paragonabili a quelli dei vortici oceanici che si formano nel Nord Pacifico, le “zuppe di plastica”.