Se c’è uno stato d’animo che ci accomuna tutti, è la mestizia della domenica sera. Preceduta solo, in ordine di intensità, da quella del lunedì mattina, a cui sono dedicati gadget e meme di ogni tipo. Ebbene, il rientro dalle vacanze di Natale, per me, è come un lunedì al cubo. O almeno così è stato fino a quest’anno. E vi assicuro che ritrovarmi ancora una volta nella stanzetta dove da 10 mesi trascorro gran parte della mia giornata di smart working poteva essere molto deprimente. Invece no, qualcosa è cambiato. E l’ho capito leggendo un articolo apparso su The Atlantic. Secondo l’autore, Derek Thompson, la nostra ansia del lunedì nascerebbe dalla forte cesura che abbiamo creato tra il tempo della produzione e il tempo libero, due stati mentali del tutto contrapposti. La domenica sera, nella nostra testa, si gioca un tiro alla fune drammatico tra queste due modalità, si consuma il doloroso passaggio dall’una all’altra.
Non è sempre stato così. Ovvero: non siamo biologicamente programmati per questa netta divisione in silos dell’esistenza. E qui eviterò di tediarvi su come fosse amena la vita del raccoglitore-cacciatore, ben più sproporzionata a favore del tempo libero, trascorso a raccontare storie e a giocare con i bambini attorno al fuoco. Con questo non voglio dire che dovremmo lavorare di meno. Ma che forse dovremmo saltellare dal lavoro allo svago con più agilità, scioltezza e continuità nel corso della giornata. Senza un intento programmatico, è ciò che mi è capitato di fare in questi mesi. Complice la stanzialità forzata, mi sono ritrovata a riprendere lo studio del pianoforte, a ricavare una mezz’ora di yoga nei momenti più improbabili o a lanciarmi in complesse preparazioni culinarie nel corso della giornata lavorativa. Tutte attività che richiedono la mia presenza di spirito totale e che non ammettono una testa ancora per metà sul lavoro. Ciascuno di questi break funge da reset totale del cervello. E garantisce una produttività e una creatività maggiore nel corso della giornata, oltre a disinnescare lo spleen della domenica sera.
Perché tutto funzioni e non si trasformi in un cocktail micidiale di ansia e sensi di colpa, però, ci vuole una strenua programmazione. Che poi, secondo il sociologo John P. Robinson dell’università del Maryland, è un’altra importante chiave della felicità.
Per stare bene, abbiamo bisogno che il tempo sia strutturato sia quando lavoriamo sia quando siamo stesi sul divano. Pronti, dunque, a riempire il vostro Google Calendar di momenti di svago?